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Piccole comunità credibili

L’intervento di Mons. F. Savino, vice presidente CEI, all’Assemblea diocesana sinodale per l’apertura dell’Anno Pastorale

Parresìa, parola di origine greca che indica il “parlar franco”, la capacità e il coraggio di dire la verità “anche a costo di esporsi a rischi personali e sociali”. Bene la conosceva Socrate, che non aveva timore nell’esprimersi evitando adulazioni e false retoriche. Per Papa Francesco è un “dono dello Spirito Santo: la franchezza, il coraggio, la parresìa” (Omelia del 18 aprile 2020). La parresìa è tratto fondamentale del cammino sinodale che stiamo percorrendo e Mons. Savino l’ha utilizzata nel migliore dei modi, nella relazione presentata lunedì 6 ottobre scorso, presso la Chiesa di Santa Maria di Portosalvo, in occasione dell’apertura dell’Anno Pastorale. Ci hanno colpito le parole senza fronzoli con le quali ha dipinto un quadro non certo lusinghiero della situazione nella quale versa attualmente non solo la Chiesa italiana, ma in generale tutta la Chiesa in Occidente. Ci ha parlato di una crisi in atto senza precedenti, a causa della quale viviamo – ha detto – “un’ora agonica del cristianesimo”, per alcuni l’inizio di una lenta e indolore fine.  Dovesse ritornare ora – ha proseguito – Gesù troverebbe sicuramente “processioni e fuochi d’artificio, tante liti tra i componenti dei comitati per i festeggiamenti, progetti pastorali naufragati, ma non tanta fede”. Parole severe, ma sentite da tutti come veritiere, a giudicare dall’applauso con il quale sono state accolte.

C’è una urgenza, una malattia in corso nella nostra Chiesa che va curata, grave al punto che le Chiese d’Africa, più giovani cronologicamente, si stanno offrendo per aiutarci a curarla. Il Sinodo voluto da Papa Francesco nasce proprio da questa urgenza. È necessario prendere coscienza delle reali ragioni del Sinodo, altrimenti corriamo il rischio dell’estinzione. Mons. Savino ha ricapitolato quattro punti fondamentali sui quali si poggia il Sinodo: Sinodalità (è cifra caratteristica della Chiesa che è sinodale per definizione), Conversione pastorale (non si può vivere di abitudini e formule fisse utili nel passato), Corresponsabilità ecclesiale (la Chiesa non è né una piramide né un cerchio, è un poliedro nel quale tutti sono uniti) Missionarietà della Chiesa, che è estroflessa e in uscita. La Chiesa in uscita non è celebrazione all’aperto, ma Chiesa che abita la strada e il mondo, che va tra la gente dove la gente vive. Essa si struttura nella relazione, poiché il cristianesimo non è una filosofia, una ideologia o un insieme di norme etiche o morali, il cristianesimo è un incontro con Gesù che cambia le nostre vite e ci porta a conformare la nostra esistenza a quella di Gesù.

In questa ora buia siamo però ancora in tempo per operare modifiche e correggere il tiro, per questo nasce il Sinodo. Se già Benedetto XVI (durante il viaggio apostolico nella Repubblica ceca nel 2009) con coraggio ci ricordava che “è evidente che la Chiesa è di minoranza”, tuttavia è possibile recuperare ciò che si è perso ricominciando dalle piccole comunità, come nel cristianesimo delle origini. Ma Mons. Savino ci ha messo in guardia: queste piccole comunità, che possono funzionare come piccole fontane dalle quali zampilla la fede, devono essere autentiche, ma soprattutto credibili. Il Sinodo si presenta dunque come una grande opportunità, che, se ben accolta, farà iniziare un processo di cambiamento pastorale. Il cambiamento passa soprattutto attraverso la trasmissione corretta della fede alle nuove generazioni. Guai a fare errori, un catechismo fatto in modo errato – ha precisato con forza Mons. Savino – determina destabilizzazione irrevocabile e per tale motivo è necessario che i catechisti siano opportunamente formati e non vadano incontro a improvvisazione. Attenzione anche alla pastorale, che non deve essere “uno sforzo umano”, c’è bisogno della grazia di Cristo, il quale deve essere sempre centro e fine di ogni attività.

Infine Mons. Savino ci ha consegnato quattro priorità sulle quali riflettere, che sono stare anche oggetto di riflessione per i tavoli sinodali aperti martedì 7 ottobre:

  1. Ripensare la fede e trasmettere la fede, rimettere al centro Cristo e il Vangelo: la Chiesa esiste per evangelizzare. Francesco di Assisi ci indica la strada: evangelizzare senza annacquamenti;
  2. La Chiesa deve recuperare la sua credibilità, gli scandali ci hanno affossato, il Vangelo non riesce più a essere compreso;
  3. Dobbiamo tornare a dialogare con il mondo; 4. L’apostolo è un termine laico, tutta la Chiesa è apostolica, tutti siamo chiamati a evangelizzare e a trasmettere la fede.

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