Parrocchia S. Maria della Mercede – Fontana
Il culto alla Madonna della Mercede, considerata dagli abitanti di Fontana come loro Madre e alla quale sono molto legati, è antichissimo, quasi quanto la parrocchia stessa, fondata nel 1364.
Anno dopo anno, secolo dopo secolo, all’approssimarsi della sua Festa il 24 settembre, le voci del popolo di Fontana si uniscono all’unisono nella preghiera alla dolcissima Madre, liberatrice da ogni schiavitù: migliaia di labbra imploranti che, nella novena, hanno alzato e alzano la loro voce al cielo per essere esaudite. I testi delle preghiere evocano scorci di un passato che, seppure in forme diverse, è tuttora attuale: le schiavitù morali e fisiche, le catene che oggi ancora, come sempre nel corso del tempo, imprigionano l’umanità. Come in un Time lapse frammenti di storia riprendono vita davanti agli occhi di chi le prega: i cristiani rapiti e deportati dai pirati saraceni che, durante le loro tremende incursioni uccidevano, saccheggiavano e devastavano i territori dove sbarcavano; il dolore dei cristiani deportati in luoghi lontani, costretti a lavori forzati e torture; la Madre che ascolta il lamento dei suoi figli e nella notte fra il primo e il 2 agosto appare a Pietro Nolasco, Raimondo di Peñafort e a Re Giacomo d’Aragona chiedendo loro di fondare un nuovo ordine religioso per la liberazione degli schiavi offrendo una “mercede”, un riscatto e, se ciò non bastasse, la loro stessa vita. Ancora, la gioia di tante liberazioni, ma anche la sorpresa di vedere tante conversioni fra coloro che non credevano in Cristo.
Chissà se fu proprio una liberazione, un riscatto operato dai mercedari, a liberare il giovane prigioniero in catene legato al polso della statua della Vergine della Mercede in Fontana, per il quale prega una donna, forse moglie, o madre o sorella, mentre su di loro si posa lo sguardo misericordioso di Maria.
Sotto lo sguardo tenero della Madre, anche quest’anno il paese ha festeggiato la sua patrona insieme al nuovo amministratore parrocchiale, don Antonio Mazzella, a don Richard Kama Kama San e al novello diacono Ivan Aiello.
I festeggiamenti hanno preso avvio domenica 14 settembre quando l’immagine della Vergine è stata esposta alla venerazione del suo popolo, ma prima, nella mattinata, in occasione della 20° Giornata per la custodia del Creato, la benedizione del raccolto e la Festa della Vendemmia. Una mattinata dedicata a “celebrare” una parte integrante della vita del paese, appunto la vendemmia, con la sfilata in abiti tradizionali contadini: una mattinata di festa, di cibo genuino, di buona musica con il gruppo “Tammorrasia”, di balli e canti.
Dal 15 al 23 settembre tutte le sere il S. Rosario con le sorelle del GAM, la S. Messa con la Novena, durante la quale il novello diacono Ivan Aiello con le sue meditazioni ha attualizzato la Parola, e poi tanti momenti di preghiera per grandi e piccoli (Adorazione e Sacramento della Penitenza, affidamento dei bambini alla Vergine).
La novena è stata strutturata sulla base della liturgia della Parola di ogni giorno. Ivan ha sottolineato la necessità di porre l’attenzione, ogni giorno, su un termine specifico che è diventato monito della riflessione/preghiera relativa all’intera giornata fino alla celebrazione del giorno seguente. Si è riflettuto sull’accogliere, sul custodire, sul riconoscere, sull’affidamento, sulla sequela, sulla fedeltà, sul servizio, sulla luce che propaga dalla Parola e che coinvolge coloro che l’accolgono fino alla bellezza che ne deriva dal rimanere in Cristo. Sono state presentate tutte queste “azioni” con l’intento di mostrare come non riguardassero solo ciascun cristiano ma in primis Maria, che, come discepola fedele di Gesù, nella bell’immagine della Mercede, scioglie da ogni catena di schiavitù per legare tutti soltanto a Cristo, unico bene. Questo tempo di Novena ha avuto il gusto di ritiro per tutta la comunità, spesso presa dalla freneticità del quotidiano, nel desiderio di affidare a Dio, per intercessione di Maria, l’anno pastorale venturo.
Martedì 23 settembre, nella tradizionale Messa di mezzanotte che apre la giornata di festa, un momento toccante è stato quello della rievocazione dell’Incoronazione della Beata Vergine avvenuta nel 1920, quando il popolo si spogliò di tutti i suoi ori, incluse le fedi, perché fossero fusi insieme per donare una corona d’oro alla sua Regina, dal momento che quella precedentemente donata era stata rubata. La Corona della Vergine racchiude le lacrime, i voti, le preghiere del suo popolo.
Infine, il 24 settembre, giorno della festa, bagnato da una pioggia battente, con le S Messe celebrate da diversi sacerdoti venuti a rendere omaggio alla Madre, ha visto, nel pomeriggio, il sole tornare ad affacciarsi, così da permettere che la processione si snodasse lungo le vie del paese con le immagini della Madonna e di S. Vincenzo De’ Paoli, segno di un popolo che grida la sua appartenenza al Signore. Toccanti gli incontri con gli ospiti di “Villa Mercede” e con tanti anziani impossibilitati ad uscire di casa che, con occhi lucidi e imploranti, si affacciavano alle finestre o ai balconi per un saluto e una preghiera. Questa è la festa della Madonna della Mercede, che spezza le catene della schiavitù, che unisce, cura, dona gioia, rende “famiglia”. Ed è questo che si è vissuto: un senso di famiglia ritrovata e riunita attorno alla mensa, attorno alla mamma. Una famiglia che gioisce in tutti i suoi membri, dai più piccoli ai più grandi, che dimentica le ansie, le difficoltà e si affida e condivide.










