Omelia del Vescovo Carlo per la celebrazione eucaristica in occasione dell’ordinazione diaconale di Marco Etiope e Ivan Tommasini
È sempre una grande gioia vedere come il Signore riesca sempre ad arricchire la Chiesa con doni preziosi, giovani che percorrono le tappe che li porteranno al sacerdozio con passione e dedizione. Dopo il nostro Ivan, il 29 settembre scorso, festa dei Santi Arcangeli, presso la Chiesa Concattedrale di san Paolo a Monterusciello, gli accoliti Ivan Tommasini e Marco Etiope hanno ricevuto, per le mani del Vescovo Carlo Villano, il ministero del Diaconato. Nell’omelia il Vescovo ha ricordato come il primo racconto della creazione di questo ministero si trovi negli Atti degli Apostoli, dove alcuni uomini furono scelti per “il servizio alle mense, alle vedove, agli orfani”. È dunque un mandato che si caratterizza per essere di aiuto alle persone bisognose, ai poveri e a tutti quelli che vivono ai margini della società. Si tratta di un servizio triplice, così come definito dal Concilio Vaticano II: diaconia della Parola, diaconia della Comunione e Liturgia e diaconia della carità. Sono – ha detto il Vescovo – tre grandi dimensioni dell’agire pratico ecclesiastico, che vanno svolti però con il cuore e lo sguardo tenero che aveva Gesù. Nel brano del Vangelo di Giovanni scelto per la Liturgia della Parola (Gv 1,45-51), Natanaele incontra Gesù e si stupisce del fatto che Gesù dica di saper di lui che è “un autentico israelita in cui non c’è falsità”. Allo stupore di Natanaele, Gesù risponde: “Prima che Filippo ti chiamasse, ti ho visto sotto il fico”. L’evangelista ricorre spesso nel brano all’immagine dello “sguardo” di Gesù, che con amore riconosceva coloro che potevano essere suoi discepoli. Quello sguardo ancora oggi sceglie i suoi discepoli:
«L’incontro di Natanaele con Gesù sia immagine e modello dell’incontro di Gesù con ciascuno di voi, è sempre il Signore ad alzare lo sguardo, è sempre Lui che ci sceglie, e questo alzare lo sguardo del Signore, è lo sguardo di chi ci sceglie, il Signore alza lo sguardo verso di noi e ci sceglie, perché siamo fatti e chiamati fin dal principio».
Quello sguardo – ha proseguito il Vescovo – è lo stesso che devono avere i discepoli di Gesù, esso deve compenetrare le loro vite affinché esse, in particolare le vite dei diaconi, siano in grado di essere realmente al servizio del prossimo, soprattutto coloro che sono nella povertà e nel disagio. Il Vescovo ha ricordato la parabola del Vangelo di Luca di domenica scorsa, dove Lazzaro, povero e coperto di piaghe, vive di elemosina sulla porta del ricco, cibandosi solo delle briciole che cadevano dal tavolo dei sontuosi banchetti della casa:
«Vi invito a non dimenticarlo mai: i poveri li avremo sempre con noi, Lazzaro lo avremo sempre alle porte della nostra casa, del nostro diaconato e allora se sapremo avere lo sguardo come quello di Gesù con Natanaele allora noi per davvero sapremo vedere cose grandi: vedremo il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo; allora sapremo che Gesù è questa scala che collega il cielo e la terra».
La scala e il cielo aperto, che troviamo nel brano del Vangelo di Giovanni, sono l’immagine che Gesù utilizza per ricordarci che agire nel bene, secondo i suoi insegnamenti, porta a risultati che sono oltre ogni umana speranza ed è quello che il Vescovo ha augurato ai nuovi diaconi:
«La vostra, cari Ivan e Marco, possa essere una speranza profetica, possiate incarnare con la vostra vita, con il vostro servizio, la speranza della profezia, o meglio: la profezia della speranza. Abbiate occhi aperti e cuore pronto ad ascoltare, occhi per vedere e cuore per ascoltare e sentire le necessità dei fratelli, per poter accogliere l’altro nella vostra vita e non lasciarlo sempre – come abbiamo ascoltato nel Vangelo – sull’uscio di casa».
I poveri saranno sempre con noi, ma sta a noi tenerli fuori nell’indigenza, come fa il ricco con Lazzaro, o accoglierli con la potenza dell’amore che ci ha insegnato Cristo.
Infine il Vescovo ha citato una frase di Papa Francesco che, rivolgendosi ai diaconi, li esortava ricordando che la loro vita è un servizio a Gesù Cristo e al prossimo, nello svolgere il quale è necessario agire con amore: “Non siate diaconi a ore, non siate funzionari: che il servizio scaldi la vostra vita”.
Nel mettere in atto il mandato che viene loro affidato, i diaconi – ha concluso il Vescovo – hanno un modello perfetto in Maria. La Vergine ci insegna a conformare le nostre vite alla volontà di Dio. Maria ha avuto il coraggio di porre “domande scomode” a Dio che le presentava il suo progetto: “Come avverrà tutto questo?”, ha chiesto legittimamente. Ella ci insegna però anche con quale atteggiamento dobbiamo porre noi stessi di fronte alla proposta di Dio per la nostra vita: “Ecco la serva del Signore! Avvenga di me secondo la Tua Parola!”.
È la Parola di cui dobbiamo nutrirci ogni giorno, affidandoci con fiducia al Signore: «Carissimi Ivan e Marco è questa allora la nostra speranza nel chiedere al Signore tutti insieme, come Chiesa di Pozzuoli e di Ischia, il dono del vostro diaconato, che sia servizio per le nostre Chiese, possiate essere nel mondo immagine di Gesù, servo buono e obbediente alla volontà del Padre, autentici testimoni di pace, la Vergine Maria vi aiuti a contemplare la Parola di Dio perché possiate conformare a Lui tutta la vostra vita».




