Il ciclo di catechesi del Papa continua con il tema della fede in Gesù: «Una malattia molto diffusa nel nostro tempo è la fatica di vivere: la realtà ci sembra troppo complessa, pesante, difficile da affrontare. E allora ci spegniamo, ci addormentiamo, nell’illusione che al risveglio le cose saranno diverse. Ma la realtà va affrontata, e insieme con Gesù possiamo farlo bene. … Mi sembra che queste situazioni possano trovare riscontro in un passo del Vangelo di Marco, dove si intrecciano due storie: quella di una ragazza di dodici anni, che è a letto malata e sta per morire; e quella di una donna, che, proprio da dodici anni, ha perdite di sangue e cerca Gesù per poter guarire. Tra queste due figure femminili, l’Evangelista colloca il personaggio del padre della ragazza: egli non rimane in casa a lamentarsi per la malattia della figlia, ma esce e chiede aiuto. …Quando c’è da attendere non perde la pazienza e aspetta. E quando vengono a dirgli che sua figlia è morta ed è inutile disturbare il Maestro, lui continua ad avere fede e a sperare.
Il colloquio di questo padre con Gesù è interrotto dalla donna emorroissa, che riesce ad avvicinarsi a Gesù e a toccare il suo mantello. …Quella donna imbocca la via della salvezza quando germoglia in lei la fede che Gesù può guarirla: allora trova la forza di uscire e di andare a cercarlo. Vuole arrivare a toccare almeno la sua veste. Intorno a Gesù c’era tanta folla, e dunque tante persone lo toccavano, eppure a loro non succede niente. Quando invece questa donna tocca Gesù, viene guarita. Dove sta la differenza? Commentando questo punto del testo, Sant’Agostino dice – a nome di Gesù –: «La folla mi si accalca intorno, ma la fede mi tocca». È così: ogni volta che facciamo un atto di fede indirizzato a Gesù, si stabilisce un contatto con Lui e immediatamente esce da Lui la sua grazia.
A volte noi non ce ne accorgiamo, ma in modo segreto e reale la grazia ci raggiunge e da dentro pian piano trasforma la vita. Forse anche oggi tante persone si accostano a Gesù in modo superficiale, senza credere veramente nella sua potenza. Calpestiamo la superficie delle nostre chiese, ma forse il cuore è altrove! Questa donna, silenziosa e anonima, vince le sue paure, toccando il cuore di Gesù con le sue mani considerate impure a causa della malattia. Ed ecco che subito si sente guarita. Gesù le dice: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace» (Mc 5,34). Nel frattempo, portano a quel padre la notizia che sua figlia è morta. Gesù gli dice: «Non temere, soltanto abbi fede!». …La ragazza si alza in piedi e si mette a camminare. Quel gesto di Gesù ci mostra che Lui non solo guarisce da ogni malattia, ma risveglia anche dalla morte».
In vita e in morte il serafico padre Francesco d’Assisi compì molti miracoli quando veniva invocato con fede. “Nella città di Pomarico, situata fra i monti della Puglia, un padre e una madre avevano un’unica figlia in giovane età, che amavano teneramente. E poiché non speravano altro erede in futuro, essa costituiva per loro oggetto di ogni affetto, ragione di ogni cura. Ora, ammalatasi e in pericolo di morte, padre e madre della fanciulla erano come tramortiti dal dolore. La vegliavano e l’assistevano per giorni e notti intere senza tregua, ma una mattina purtroppo la trovarono morta. Forse c’era stato da parte loro un attimo di disattenzione, per un colpo di sonno o per la stanchezza della veglia.
La madre privata in tal modo della dolce figlia, e perduta insieme la speranza di un erede, sembrò morire. Si radunano parenti e vicini per il tristissimo funerale e si preparano a tumulare il corpo esanime, mentre l’infelice madre giace, oppressa da indicibili pene, e tutta presa da grandissimo strazio, non s’accorge neppure di quanto avviene. Frattanto san Francesco, accompagnato da un solo confratello, visita la madre addolorata e la consola con affabilità dicendole: «Non piangere, giacché alla tua lucerna, ormai del tutto spenta, ecco io restituirò la luce!». Si rialzò subito la donna e, rivelando a tutti ciò che le aveva detto san Francesco, impedì che il corpo dell’estinta venisse trasportato altrove. Voltasi dunque la madre verso la fanciulla, invocando il nome del Santo, la sollevò viva e risanata. Lasciamo ad altri descrivere la meraviglia che riempì i cuori dei presenti e la gioia incredibile dei genitori (FF 869)”.
Papa Leone conclude: «Cari fratelli e sorelle, nella vita ci sono momenti di delusione e di scoraggiamento, e c’è anche l’esperienza della morte. Impariamo da quella donna, da quel padre: andiamo da Gesù: Lui può guarirci, può farci rinascere. Gesù è la nostra speranza!».