Uno dei padri fondatori di OpenAI delinea un futuro in cui la superintelligenza artificiale amplifica le capacità umane senza sconvolgere la vita quotidiana.
Il giorno in cui ChatGPT smette di funzionare per circa 10 ore, creando qualche difficoltà in tutto il mondo, appare sul blog personale di Sam Altman, CEO di OpenAI un post intitolato “The Gentle Singularity“, in cui delinea una visione affascinante e sorprendentemente tranquillizzante del futuro dell’intelligenza artificiale.
Con un approccio che combina ottimismo tecnologico e pragmatismo, Altman sostiene che l’umanità ha già superato l’orizzonte degli eventi della rivoluzione dell’AI, ma che questa trasformazione sta avvenendo in modo più graduale e gestibile di quanto molti immaginassero.
Il concetto centrale del pensiero di Altman è che la singolarità tecnologica non sarà un evento traumatico e improvviso, ma piuttosto un processo di trasformazione continua che l’umanità sta già vivendo. “Siamo già oltre l’orizzonte degli eventi; il decollo è iniziato”, scrive Altman, sottolineando come l’umanità sia vicina alla costruzione di super-intelligenze digitali, eppure la vita quotidiana mantiene ancora molti dei suoi aspetti familiari.
Secondo la prospettiva di Altman, il progresso scientifico rappresenta il motore principale dell’avanzamento umano complessivo. L’AI contribuirà al mondo in molti modi, ma i benefici più significativi deriveranno dall’accelerazione della ricerca scientifica e dall’aumento della produttività. Questa accelerazione promette un futuro “di gran lunga migliore del presente”, dove l’intelligenza artificiale amplifica le capacità umane piuttosto che sostituirle completamente.
Il cronoprogramma previsto da Altman per i prossimi anni è particolarmente interessante. Il 2025 ha già visto l’arrivo di agenti capaci di svolgere il lavoro cognitivo reale, cambiando per sempre il panorama della programmazione informatica. Il 2026 dovrebbe portare sistemi in grado di elaborare intuizioni completamente nuove, mentre il 2027 potrebbe vedere l’arrivo di robot capaci di operare efficacemente nel mondo fisico. Questa progressione suggerisce un’accelerazione controllata piuttosto che un’esplosione tecnologica incontrollabile.
Un aspetto cruciale della visione di Altman riguarda la democratizzazione della creatività e della produzione. Molte più persone saranno in grado di creare software e opere d’arte, anche se gli esperti che sapranno abbracciare i nuovi strumenti manterranno probabilmente un vantaggio significativo. La capacità di una singola persona di realizzare molto di più nel 2030 rispetto al 2020 rappresenterà un cambiamento sorprendente che molti riusciranno a sfruttare a proprio vantaggio.
Nonostante le trasformazioni radicali previste, Altman mantiene una prospettiva equilibrata sulla continuità dell’esperienza umana. Gli anni 2030 potrebbero non essere completamente diversi negli aspetti più importanti: le persone continueranno ad amare le loro famiglie, esprimere creatività e godersi i piaceri semplici della vita. Tuttavia, in altri aspetti come quello lavorativo, quel decennio sarà probabilmente radicalmente diverso da qualsiasi epoca precedente.
Il CEO di OpenAI identifica due elementi che diventeranno abbondanti negli anni 2030: intelligenza ed energia. Questi sono stati i limitatori fondamentali del progresso umano per molto tempo, e con intelligenza ed energia abbondanti, combinati con una buona politica, teoricamente si può ottenere qualsiasi altra cosa. Questa abbondanza dovrebbe portare a una convergenza del costo dell’intelligenza verso il costo dell’elettricità, rendendo le capacità cognitive artificiali accessibili su scala globale.
Tuttavia, Altman non ignora le sfide significative che accompagnano questi sviluppi. Riconosce la necessità di affrontare questioni di sicurezza sia tecniche che sociali, e sottolinea l’importanza cruciale di distribuire ampiamente l’accesso alla super-intelligenza, rendendola economica e non concentrata nelle mani di singole persone, aziende o paesi.
Il concetto di “allineamento collettivo” emerge come elemento centrale della filosofia di Altman. Piuttosto che cercare di allineare l’AI a desideri di pochi, propone di sfruttare la volontà e la saggezza collettiva delle persone. La società, secondo lui, è resiliente, creativa e si adatta rapidamente, e se si può incanalare questa capacità collettiva, si possono massimizzare i benefici e minimizzare i rischi della tecnologia.
La conclusione di Altman è tanto ambiziosa quanto poetica: l’intelligenza “troppo economica per essere misurata” è a portata di mano. Questa affermazione, che potrebbe sembrare folle oggi, riflette la stessa incredulità che avrebbero avuto nel 2020 le sue previsioni attuali. Il messaggio finale è un augurio per una scalata fluida, esponenziale e senza eventi traumatici attraverso la super-intelligenza, incarnando perfettamente il concetto di “singolarità dolce” che dà il titolo al suo post.
Personalmente ritengo la visione di Altman rivoluzionaria, e per certi versi affine all’idea “antropocentrica” formulata in passato da Papa Francesco.
L’ostacolo più grande al cronoprogramma di Altman, oggi, è rappresentato proprio dalla politica occidentale, ancora troppo disomogenea e impelagata in metodologie non più al passo con le moderne esigenze.
Forse, grazie a queste nuove tecnologie, è davvero arrivato il momento di costruire una nuova politica più vicina al popolo e meno attenta ai bisogni delle multinazionali.