Nella scorsa catechesi Papa Leone ha parlato di Bartimeo, un cieco mendicante: «… A differenza del grande movimento di gente che cammina dietro a Gesù, Bartimeo è fermo. L’Evangelista dice che è seduto lungo la strada, dunque ha bisogno di qualcuno che lo rimetta in piedi e lo aiuti a riprendere il cammino. Cosa possiamo fare quando ci troviamo in una situazione che sembra senza via d’uscita? Bartimeo ci insegna a fare appello alle risorse che ci portiamo dentro e che fanno parte di noi. Lui è un mendicante, sa chiedere, anzi, può gridare! Se desideri veramente qualcosa, fai di tutto per poterlo raggiungere, anche quando gli altri ti rimproverano, ti umiliano e ti dicono di lasciar perdere. Se lo desideri davvero, continua a gridare! Il grido di Bartimeo, riportato dal Vangelo di Marco – «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!» – è diventato una preghiera assai nota nella tradizione orientale, che anche noi possiamo utilizzare: «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore». Bartimeo è cieco, ma paradossalmente vede meglio degli altri e riconosce chi è Gesù! Davanti al suo grido, Gesù si ferma e lo fa chiamare, perché non c’è nessun grido che Dio non ascolti, anche quando non siamo consapevoli di rivolgerci a Lui. Sembra strano che, davanti a un uomo cieco, Gesù non vada subito da lui; ma, se ci pensiamo, è il modo per riattivare la vita di Bartimeo: lo spinge a rialzarsi, si fida della sua possibilità di camminare.
Quell’uomo può rimettersi in piedi, può risorgere dalle sue situazioni di morte. Ma per fare questo deve compiere un gesto molto significativo: deve buttare via il suo mantello. …Anche la domanda che Gesù gli pone sembra strana: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Ma, in realtà, non è scontato che noi vogliamo guarire dalle nostre malattie, a volte preferiamo restare fermi per non assumerci responsabilità. La risposta di Bartimeo è profonda: usa il verbo anablepein, che può significare “vedere di nuovo”, ma che potremmo tradurre anche con “alzare lo sguardo”. Bartimeo, infatti, non vuole solo tornare a vedere, vuole ritrovare anche la sua dignità! Per guardare in alto, occorre rialzare la testa. A volte le persone sono bloccate perché la vita le ha umiliate e desiderano solo ritrovare il proprio valore. Ciò che salva Bartimeo, e ciascuno di noi, è la fede. Gesù ci guarisce perché possiamo diventare liberi».
San Francesco d’Assisi, come Gesù, ascoltava il grido dei suoi fedeli che chiedevano col cuore la sua intercessione per casi vari. “Un abitante di Cori, in diocesi di Ostia, aveva perduto totalmente l’uso della gamba e non poteva assolutamente camminare né muoversi. Trovandosi in così grave angustia e disperando dell’aiuto umano, una notte si diede a presentare le sue querele a san Francesco, come se lo vedesse lì presente, in questo stile: “O san Francesco, aiutami. Non ti ricordi il servizio che ti ho fatto e la devozione che ti ho sempre dimostrato? Io ti ho portato sul mio asino, ho baciato i tuoi sacri piedi e le tue sacre mani; sempre ti sono stato devoto, sempre sono stato generoso con te: ed ecco che ora muoio tra questi crudelissimi tormenti” Spinto da questi lamenti, subito si fece presente quel Santo che non dimentica i benefici ricevuti ed è riconoscente ai suoi devoti, apparendo in compagnia di un altro frate, all’uomo che vegliava in preghiera. Gli disse che era accorso alla sua chiamata e che aveva portato la medicina per guarirlo. Gli toccò la parte offesa con un bastoncino in forma di Tau, facendo scoppiare il tumore e ridonandogli perfetta salute. Ma fece una cosa ancor più meravigliosa: gli lasciò impresso il sacro segno del Tau sul punto dov’era stata sanata la piaga, a memoria del miracolo. Era questo il segno con il quale san Francesco firmava le sue lettere, ogni volta che la carità lo spingeva ad inviare qualche missiva (FF 1326). Anche alla sua tomba è un continuo fiorire di nuovi miracoli e con la preghiera insistente si ottengono meravigliosi benefici spirituali e corporali: i ciechi ricuperano la vista, i sordi l’udito, i muti la favella, gli storpi riprendono a camminare speditamente, il gottoso ritorna agile, il lebbroso è mondato, l’idropico torna normale e altri sofferenti di vari acciacchi riacquistano la salute desiderata Così quel corpo che è morto risana i corpi vivi, come da vivo risuscitava le anime morte! (FF 530)”.
Papa Leone conclude: «Cari fratelli e sorelle, portiamo con fiducia davanti a Gesù le nostre malattie, e anche quelle dei nostri cari, portiamo il dolore di quanti si sentono persi e senza via d’uscita. Gridiamo anche per loro, e siamo certi che il Signore ci ascolterà e si fermerà».