Papa Leone XIV durante la catechesi del 4 giugno scorso ha raccontato la parabola degli operai della vigna: «Cari fratelli e sorelle, … a volte abbiamo l’impressione di non riuscire a trovare un senso per la nostra vita: ci sentiamo inutili, inadeguati, proprio come degli operai che aspettano sulla piazza del mercato, in attesa che qualcuno li prenda a lavorare. Ma a volte il tempo passa, la vita scorre e non ci sentiamo riconosciuti o apprezzati. Forse non siamo arrivati in tempo, altri si sono presentati prima di noi, oppure le preoccupazioni ci hanno trattenuto altrove. La metafora della piazza del mercato è molto adatta anche per i nostri tempi, perché il mercato è il luogo degli affari, dove purtroppo si compra e si vende anche l’affetto e la dignità, cercando di guadagnarci qualcosa. E quando non ci si sente apprezzati, riconosciuti, si rischia persino di svendersi al primo offerente. Il Signore ci ricorda invece che la nostra vita vale, e il suo desiderio è di aiutarci a scoprirlo. Anche nella parabola che oggi commentiamo ci sono degli operai in attesa di qualcuno che li prenda a giornata.
Siamo nel capitolo 20 del Vangelo di Matteo e anche qui troviamo un personaggio che ha un comportamento insolito, che stupisce e interroga. È il padrone di una vigna, il quale esce di persona per andare a cercare i suoi operai. Evidentemente vuole stabilire con loro un rapporto personale. Questo padrone instancabile, che vuole a tutti i costi dare valore alla vita di ciascuno di noi, esce invece anche alle cinque. Gli operai che erano rimasti sulla piazza del mercato avevano probabilmente perso ogni speranza. Quella giornata era andata a vuoto. E invece qualcuno ha creduto ancora in loro. Che senso ha prendere degli operai solo per l’ultima ora della giornata di lavoro? Che senso ha andare a lavorare solo per un’ora? Eppure, anche quando ci sembra di poter fare poco nella vita, ne vale sempre la pena. C’è sempre la possibilità di trovare un senso, perché Dio ama la nostra vita. Ed ecco che l’originalità di questo padrone si vede anche alla fine della giornata, al momento della paga. Con i primi operai, quelli che vanno nella vigna all’alba, il padrone si era accordato per un denaro, che era il costo tipico di una giornata di lavoro. Agli altri dice che darà loro quello che è giusto. Ed è proprio qui che la parabola torna a provocarci: che cosa è giusto? Per il padrone della vigna, cioè per Dio, è giusto che ognuno abbia ciò che è necessario per vivere. Lui ha chiamato i lavoratori personalmente, conosce la loro dignità e in base ad essa vuole pagarli. E dà a tutti un denaro».
Francesco d’Assisi è stato un santo che si è convertito da giovane, potremmo dire è stato un chiamato della prima ora a lavorare nella vigna del Signore. Consapevole di tanta grazia ricevuta era accogliente con chiunque fosse desideroso di operare insieme a lui nella stessa vigna. Per questo motivo “esortava i suoi frati a non giudicare né disprezzare nessun uomo, nemmeno quelli che bevono, mangiano, vestono nel lusso, come anche sta scritto nella Regola. «Infatti, diceva, il Signore nostro è altresì il loro Signore, e chi ha chiamato noi può benissimo chiamare loro, e chi ha giustificato noi può anche giustificare loro». E aggiungeva: «Io voglio riverire tutti come miei fratelli e padroni. Sono miei fratelli, perché tutti abbiamo un unico Creatore; sono miei padroni, perché ci aiutano a far penitenza, donandoci le cose necessarie al corpo». E ancora: «Tale sia il vostro comportamento in mezzo al popolo, che dovunque vi vedano o ascoltino, abbiano a glorificare e lodare il Padre nostro celeste». Ardente era il suo desiderio di compiere sempre, lui e i suoi frati, azioni che fossero a lode del Signore. Diceva: «Come annunciate la pace con la vostra bocca, così abbiate sempre la pace nel vostro cuore, così che nessuno provochiate ad ira e scandalo; anzi, per mezzo della vostra pace e mansuetudine, tutti siano richiamati a pace e bontà. Per questo siamo stati chiamati: per medicare i feriti, guarire gli affranti, richiamare gli erranti. Molti sembrano membra del diavolo, e invece saranno discepoli di Cristo» (FF 1531)”. Papa Leone conclude: «Cari fratelli e sorelle, non scoraggiamoci! Anche nei momenti bui della vita, quando il tempo passa senza darci le risposte che cerchiamo, chiediamo al Signore che esca ancora e che ci raggiunga là dove lo stiamo aspettando. Il Signore è generoso e verrà presto!».