Ci sono giornate che non si misurano in ore, ma nella profondità delle emozioni che suscitano. Non si contano nei minuti che scorrono, ma nei cuori che si aprono. Così è stata l’inaugurazione di Casa Santa Maria della Tenerezza: un progetto nato con un autentico spirito evangelico per rispondere al bisogno concreto di chi vive la disabilità fisica e cognitiva, in particolare bambini e adolescenti della nostra Isola.
La struttura, oggi riqualificata con cura, è molto più di un bene restituito all’uso sociale: è una profezia che si è compiuta nel tempo, un’alleanza tra generazioni, associazioni e istituzioni che acquista un segno vivo del volto materno della Chiesa che si prende cura dei suoi figli più fragili. Il taglio del nastro è stato solo il simbolo di un cammino iniziato anni fa, quando monsignor Pietro Lagnese, allora vescovo di Ischia, accolse il sogno dell’associazione Genitori Autismo Ischia. Un percorso sostenuto poi da monsignor Gennaro Pascarella e portato a compimento da monsignor Carlo Villano, che ne ha seguito la nascita con concretezza e passione pastorale.
Ma la vera anima di questo progetto non sono i muri appena rinnovati, né gli arredi scelti con cura, ma lo spazio umano che si è voluto creare: un luogo dove accogliere, accompagnare e offrire davvero una casa – con tutto il senso profondo che questa parola porta con sé. Non un semplice centro terapeutico, ma un rifugio dove la fragilità trova ascolto; dove le famiglie si sentono comprese e sostenute; dove si costruisce una comunità più inclusiva e più autentica.
La disabilità non è solo una condizione ma è un cammino in salita, fatto di sacrifici immensi e miracoli silenziosi. Per ogni piccolo passo avanti compiuto, ci sono famiglie che conoscono bene il peso di un domani incerto: padri e madri ogni giorno si alzano con il cuore stretto, vivendo tra fiducia e timori, tra domande senza risposta e sogni che sembrano lontani. È la fatica quotidiana di gestire esigenze speciali, attraversare crisi che sembrano non finire mai, parlare a un mondo che spesso non sa né ascoltare né accogliere. Ma è anche la forza dell’amore più puro, quella tenacia invisibile che spinge a non arrendersi mai, cercando sempre nuove strade per far brillare la luce unica di ciascun ragazzo.
Casa Santa Maria della Tenerezza nasce proprio da questa urgenza: garantire un futuro stabile e dignitoso a questi giovani, migliorando la qualità della loro vita attraverso attività significative come musicoterapia, arteterapia, sport, informatica e laboratori per sviluppare l’autonomia personale e l’inserimento nel mondo del lavoro.
È la risposta a un grido silenzioso che chiede non solo assistenza, ma presenza reale, ascolto e comprensione.
È segno concreto della sinodalità auspicata da Papa Francesco: camminare insieme, unendo carismi e potenzialità, riconoscendo in ogni persona – anche la più fragile – una risorsa preziosa per la comunità e, quindi, una speranza. Perché qui la speranza si fa concreta, prende forma, e rende possibile immaginare un futuro migliore e fattibile.
La Chiesa è stata chiamata ad essere come Simone di Cirene, che senza chiedere spiegazioni si avvicina, condivide il peso della croce, solleva e sostiene. Con la Casa Santa Maria della Tenerezza, ha risposto concretamente a questa vocazione, scegliendo di farsi presenza viva accanto ai più fragili, dimostrando che la compassione può diventare azione, e che la tenerezza di Dio può incarnarsi in luoghi concreti. È proprio in questa prossimità silenziosa, in questa compassione condivisa, che si è manifestata la presenza di Dio, lasciando la certezza di non restare soli e aprendoci alla speranza – tema centrale del Giubileo che stiamo vivendo.
Gli occhi lucidi dei familiari, durante l’inaugurazione, raccontavano una verità che non ha bisogno di parole: il sollievo nato dalla gratitudine profonda per un luogo pensato con amore per i propri figli. È proprio la Scrittura a dar voce a questa consolazione: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28). E in quella Casa, questa promessa si è fatta carne, si è fatta spazio reale per chi porta il peso di una croce silenziosa. È la conferma che, anche quando la strada si fa ripida e il domani sembra sfuggire, c’è sempre una mano tesa, pronta a condividere il peso e a donare respiro. È lì, tra quelle mura, che Dio si lascia intravedere: si fa compagno di viaggio, si fa futuro sostenibile, si fa casa.
di Francesco Di Spigno