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Spirito che ci apre alla comprensione

Omelia del Vescovo Carlo in occasione della veglia diocesana per l’inizio della novena allo Spirito Santo

At 18,9-18; Gv 16,20-23°

“Un poco non mi vedrete più e poi un poco ancora e mi vedrete”, è il discorso che Gesù, nel capitolo 16 del Vangelo di Giovanni, rivolge ai discepoli che, perplessi e confusi, si chiedono e gli chiedono di dare spiegazioni per frasi che sembrano prefigurare un gioco al nascondino tra bambini.

La spiegazione arriva nei versi successivi, che costituiscono la pericope evangelica presentata dalla Liturgia della Parola della celebrazione di venerdì 30 maggio scorso presieduta da Mons. Villano. Gesù spiega profetizzando un futuro di momentaneo dolore, al quale seguirà gioia grande, come quando una donna soffre per il parto, ma poi, – dice -, avendo dato alla luce un uomo non ricorderà più il dolore, ma sarà in grande gioia. Anche spiegate così, in verità, le parole di Gesù rimangono criptiche e possiamo comprendere lo smarrimento dei discepoli. Ma di lì a poco avranno chiarimenti: con la Pentecoste essi riceveranno infatti il dono grande dello Spirito Santo, quello che Gesù aveva promesso loro. Così ha spiegato il Vescovo Carlo nell’omelia

«Quello Spirito che resta sempre insieme con noi e ci apre al ricordo della sua parola, lo Spirito ci ricorderà tutto quello che Gesù ci ha detto. Lo Spirto ci apre all’intelligenza, alla comprensione delle Scritture».

Lo Spirito ci ricorda tutto ciò che Gesù ha detto, ci rende capaci di comprendere le sue parole e in tal modo rende Cristo sempre presente in mezzo a noi, anche se Lui non c’è, questo il senso delle parole apparentemente incomprensibili di Gesù ai discepoli.

È importante invocare lo Spirito, come nella veglia di venerdì, ha proseguito il Vescovo, perché attraverso lo Spirito si realizza l’unità e la comunione nella diversità che è unità di tutta la Chiesa. La forza dello Spirito, nella Pentecoste, sta proprio nella capacità dello Spirito e della Chiesa di realizzare l’unità in Cristo:

«In Cristo siamo chiamati ad essere una sola cosa, ad essere uno solo, un solo corpo e una sola Chiesa. Il giorno di Pentecoste fa questo, di fronte alla confusione delle lingue, in un mondo in cui gli uomini non si sanno comprendere, perché non sanno più parlare tra di loro».

Se riusciamo, grazie all’aiuto dello Spirito Santo, ad accogliere e comprendere la Parola e a incarnarla nelle nostre vite, in comunione tra noi e con il Signore, allora potremo dire che veramente Gesù è in mezzo a noi. Il Vescovo ha voluto sottolineare come questo processo si realizzi sempre e costantemente quando uomini di buona volontà si sintonizzano con lo Spirito, come è accaduto per le persone, provenienti da diverse parrocchie isolane, che durante la veglia, hanno testimoniato la loro bella esperienza, personale o comunitaria, ma sempre vissuta nel nome di Gesù. Queste testimonianze, ha detto il Vescovo, sono segno tangibile della presenza di Gesù tra noi ed è sempre grazie alla mediazione dello Spirito Santo che in esse quelle esperienze si realizzano.

Ma lo Spirito è presente per noi sempre: nei sacramenti, a cominciare dal Battesimo o durante la celebrazione dell’Eucarestia, esso ci permette di “fare la comunione”. Per questo è importante invocare lo Spirito Santo.

«Che il Signore allora ascolti le nostre preghiere e ci apra all’intelligenza dello Spirito».

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