Il gap di competenze costa 44 miliardi all’anno, ma l’IA può aprire nuove strade ai giovani
In Italia c’è un problema ricorrente di cui si parla poco: le aziende faticano a trovare i lavoratori con le competenze giuste, mentre molte persone non riescono a trovare lavoro o a essere assunte perché non hanno le qualifiche richieste. Questo “disallineamento” tra quello che cercano le imprese e quello che sanno fare i lavoratori ci costa molto caro: ben 44 miliardi di euro ogni anno, una cifra che rappresenta il 3,4% di tutto quello che produciamo come Paese nei settori analizzati.
Perché succede questo? Le ragioni principali sono due. Primo, le aziende non trovano persone preparate per i lavori che offrono. Secondo, noi italiani studiamo e ci aggiorniamo troppo poco: solo 36 persone su 100 tra i 25 e i 64 anni hanno fatto corsi di aggiornamento nell’ultimo anno, mentre in Europa la media è di quasi 50 su 100.
Il problema è particolarmente grave nei settori della scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (chiamati settori STEM) e nelle competenze digitali più avanzate. Questa mancanza di persone qualificate sta rallentando la modernizzazione tecnologica delle nostre imprese.
L’ingresso dell’IA accelera i problemi esistenti
L’intelligenza artificiale (IA) sta già cambiando completamente il mondo del lavoro. Da un lato aumenta la produttività e crea nuove possibilità, dall’altro mette a rischio milioni di posti di lavoro tradizionali. In Italia, secondo le previsioni, circa 15 milioni di lavoratori saranno toccati da questa rivoluzione: 6 milioni di posti potrebbero essere sostituiti dalle macchine, mentre 9 milioni di persone dovranno imparare a lavorare insieme all’intelligenza artificiale.
I lavori più a rischio sono quelli che si possono facilmente automatizzare, come i contabili o i tecnici delle banche. Al contrario, i lavori che richiedono creatività, relazioni umane complesse o decisioni strategiche – come avvocati o dirigenti – saranno meno sostituibili.
Il pericolo concreto è che il problema delle competenze sbagliate diventi ancora più grande. Già oggi le aziende italiane non riescono a coprire oltre 360.000 posizioni di lavoro che richiedono competenze digitali avanzate, come specialisti in intelligenza artificiale, gestione di dati o realtà aumentata. L’IA si sta diffondendo così velocemente che rischia di lasciare indietro sia i lavoratori che le aziende che non investono nella formazione continua.
Le opportunità da non perdere
Ma l’intelligenza artificiale non porta solo problemi. Rappresenta anche una grande opportunità di crescita: si calcola che potrebbe far aumentare la ricchezza prodotta dall’Italia dell’1,8% nei prossimi dieci anni (un deciso passo avanti, visti gli attuali risultati).
Per cogliere questi vantaggi, però è necessario:
- Investire molto di più nella formazione continua, soprattutto in ambito digitale e scientifico;
- Aiutare i lavoratori a rischio a imparare nuove competenze, con corsi mirati e facilmente accessibili;
- Supportare le piccole e medie imprese nell’uso dell’IA, riducendo il divario con le grandi aziende;
- Creare una cultura in cui tutti possono accedere a una formazione continua, superando i problemi economici e organizzativi che oggi lo impediscono
Conclusioni: l’IA come alleata dei giovani
Se l’Italia non accelera sugli investimenti in formazione e aggiornamento delle competenze, il costo del disallineamento rischia di aumentare con la diffusione dell’IA, peggiorando la nostra competitività e rendendo ancora più difficile l’adattamento del mercato del lavoro.
Tuttavia, se gestita bene, questa transizione può trasformare l’intelligenza artificiale in un potente motore di crescita e di lavoro qualificato. Un aspetto particolarmente positivo riguarda le opportunità per i giovani: l’IA può diventare il loro migliore alleato per entrare nel mondo del lavoro.
I giovani, infatti, hanno già una dimestichezza naturale con le tecnologie digitali e possono più facilmente acquisire le competenze necessarie per lavorare con l’intelligenza artificiale. Inoltre, l’IA può aiutarli a compensare la mancanza di esperienza: strumenti intelligenti possono guidarli nell’apprendimento, suggerire soluzioni a problemi complessi e accelerare la loro crescita professionale.
In molti settori, la capacità di utilizzare efficacemente l’IA diventerà più importante dell’esperienza tradizionale, offrendo ai giovani la possibilità di competere alla pari con lavoratori più esperti. Investire nella formazione digitale dei giovani non significa solo prepararli al futuro, ma dare loro gli strumenti per diventare protagonisti del cambiamento economico del nostro Paese.