L’ammissione agli ordini: un’esperienza di Chiesa
Sabato 10 maggio nella Veglia Vocazionale diocesana il Vescovo Carlo ha accolto ufficialmente, con il rito dell’ammissione agli ordini sacri del diaconato e del presbiterato, noi seminaristi, Angelomaria e Francesco, nel cammino condiviso della Chiesa.
Un’esperienza, quella di sabato, che ha coinvolto in prima persona noi “diretti interessati”, ma che in realtà si è fatta strumento di raduno e di annuncio, per tanti, di qualcosa molto più grande di noi o, meglio, il Signoreche continua a chiamare e operare nel mondo, nella Sua Chiesa. Impressionante, infatti, per noi, l’immeritata attestazione di affetto con la partecipazione numerosa dei nostri sacerdoti, delle religiose, delle nostre comunità, ma soprattutto di parenti e amici che ci ha riempito il cuore, tanto da farlo straripare di gioia vera, di gratitudine.
L’ammissione agli ordini per i seminaristi prevede un “iter” fatto di passaggi tra padre spirituale, formatori in seminario e in ultima battuta, con il proprio vescovo diocesano. Era il mercoledì santo, quando abbiamo condiviso con il nostro vescovo Carlo il “nulla osta” ricevuto dal seminario. Di lì a poco, la scelta della data e l’avvicinarsi di un evento bello, certamente, ma impegnativo nello Spirito. Diverse, infatti, possono essere le tentazioni: perdersi nei preparativi, rendere performativa (così come il nostro mondo social ci fa credere) la Grazia di Dio, dimenticare che il centro di tutta questa storia non è “la nostra bravura” ma l’iniziativa di Gesù, la Sua compagnia, la Sua fedeltà, prima ancora che la nostra.
La macchina organizzativa ha fatto il suo corso, seguendo strade di gran lunga superiori alla nostra immaginazione, preparando una cornice a questo evento di grazia di non poco conto: le nostre comunità di origine, S. Maria La Porta e S. Maria delle Grazie in S. Pietro, i ragazzi della pastorale giovanile, la comunità della Natività di Maria SS. si sono ritrovate per preparare l’animazione della celebrazione. Così la comunità di Lacco Ameno che ci ha accolto nella Basilica di S. Restituta: la logistica, l’attenzione ai particolari, al momento di festa successivo alla celebrazione. La preparazione, l’attesa è stata già celebrazione di Chiesa. Torna forte l’eco della Didaché, così come il vescovo Filippo ce l’ha consegnata nel canto: così si raccolga la Tua Chiesa dai confini della terra (diremmo dell’isola!).
E noi? Cosa possiamo dire alla nostra Chiesa diocesana di questo evento così grande? Forse poco, forse non ci sono le parole adatte per dire “tutto” della Grazia, ma proviamo a raccontarvi il sentire di questo tempo: la gratitudine e lo stupore per un momento che per noi è passaggio, quasi come una nuova Pasqua, di Gesù nella nostra vita e nella vita di chi ci circonda.
Racconta Angelomaria: L’ammissione, un momento vissuto con tanta gioia ed entusiasmo. Tutto ricevuto come dono da parte di Dio. L’ho vissuto come un tempo di grazia dove alla presenza anche di tante comunità ho ancora una volta detto Eccomi! Sì, Lo voglio. Dire Sì a Gesù, voglio seguirti, stare dietro te, in cammino, lasciandomi sorprendere sempre da te: un’esperienza meravigliosa, dove la relazione con Gesù si intensifica, si rafforza. Un dire Sì all’amore di Gesù per noi. E amare in tutti gli incontri che facciamo, ma amare come Cristo. Non si tratta solo di amare, ma di rimanere nell’amore donando tutto, donando la propria vita.
Nelle parole di Angelomaria, l’eco dell’augurio del vescovo Carlo: andate fuori, alle periferie, non stancatevi di uscire, andate sempre oltre, ai lontani!
Francesco condivide: impressionante quello che Gesù combina quando gli offri un pizzico di te. Gli ho dato tutto? Macché! È una palestra quella della donazione in cui sono immerso, ma non sarà mai un dovere! Piuttosto è una risposta di gratitudine a quello che Dio continua a operare per me: la vita, la mia famiglia, gli amici, la famiglia più grande che è la Chiesa diocesana in tutte le sue componenti, l’incontro con la comunità di pastorale in terraferma. Agli schiaffi di provvidenza con cui Gesù mi tiene in piedi sabato sera ho detto “Sì!”. Al Suo invito rinnovato proprio con lo stesso vangelo con cui mi ha chiamato ormai tempo fa: Duc in altum, sabato sera nell’abbraccio con il nostro vescovo ho rimesso la fiducia. Alla voce del Pastore apro le orecchie e il cuore…perché chi mi circonda sappia quanto è grande l’Amore di Dio! A noi seminaristi, allora, resta forte nel cuore l’eco di una celebrazione che ci spinge nel quotidiano ad andare avanti, a studiare, ad operare lì dove la Chiesa ci vuole.
A tutta la nostra Chiesa diocesana però chiediamo un atto di responsabilità. L’ammissione, infatti, è un “atto pubblico” non perché dovessimo esibire il nostro desiderio vocazionale, ma perché possiamo essere sostenuti dalla preghiera e dalla carità di tutti, tutti! La preghiera, quindi, per noi e il nostro cammino, per Ivan nel dono della fedeltà alla Chiesa per l’ordinazione diaconale ormai vicina, per Danilo nella perseveranza al discepolato in seminario; ma soprattutto, un’Ave Maria al giorno, perché dopo di noi tanti, tanti ragazzi possano incontrare il Cuore Grande di Cristo e avere il coraggio, di seguirLo su questa strada. Una strada sicuramente complessa ma così bella che non puoi fargli resistenza a lungo! Grazie a ciascuno fin d’ora…custodiamoci nella preghiera condivisa, camminiamo insieme!
di Angelomaria Di Meglio e Francesco Ferrandino