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L’inizio di un cammino

Giubileo degli Adolescenti

Si è concluso da poco il Giubileo degli Adolescenti, organizzato dalla Pastorale Giovanile delle Diocesi di Ischia e di Pozzuoli, ma quello che ci portiamo dentro va ben oltre la fine di un evento. È difficile racchiudere tutto in poche righe: sono stati giorni intensi, fatti di incontri, riflessioni, preghiera, canti, cammini sotto il sole e sorrisi sotto le stelle. Il Giubileo è cominciato come iniziano le esperienze che contano: in punta di piedi. Alcuni si conoscevano già, altri erano lì un po’ spaesati, curiosi ma timidi. Poi, come succede nelle cose vere, tutto ha iniziato a prendere forma giorno dopo giorno. E basta poco, alla fine: condividere un pasto, dormire su un materassino a terra, aspettare il proprio turno in fila mentre qualcuno ti racconta la sua storia.

Così, quello che era un semplice gruppo diventa comunità. I momenti spirituali non sono mancati: la celebrazione della Messa, il silenzio, l’ascolto. Ma la cosa che mi ha colpito di più è stata vedere come la fede, vissuta insieme, diventi qualcosa di concreto. Non una teoria, non un obbligo, ma un’esperienza viva. Non è stato tutto facile: abbiamo dormito in luoghi scomodi, camminato tanto, affrontato la stanchezza e qualche imprevisto. Ma nessuno si è tirato indietro. Anzi, è stato proprio in quelle fatiche che tutto è diventato più autentico. Tra le cose più belle, sicuramente le nuove amicizie. In pochi giorni si sono create connessioni vere, nate non dai like ma dalle strette di mano, dai discorsi a bassa voce prima di dormire, dagli abbracci spontanei. In un tempo in cui la distanza si misura in click, ritrovarsi davvero, fisicamente, ha avuto un peso diverso. Umano. E poi le parole ascoltate: quelle del Cardinale durante la Messa, del Vescovo, dei sacerdoti, degli animatori. Ma anche quelle tra noi ragazzi. Domande sincere, racconti personali, sogni condivisi.

Tutto ci ha fatto capire che non siamo soli, che anche quando ci sentiamo smarriti, c’è una strada. E possiamo camminarla insieme. E come ha detto il Cardinale Parolin durante la Messa di domenica 27: “A voi rivolgo un saluto speciale, col desiderio di farvi sentire l’abbraccio della Chiesa e l’affetto di Papa Francesco, che avrebbe desiderato incontrarvi, guardarvi negli occhi, passare in mezzo a voi per salutarvi.” Queste parole sono risuonate forti dentro di noi, come un segno tangibile di quanto siamo amati e custoditi. La speranza è uno dei doni più grandi che questo Giubileo ci ha lasciato. Non una speranza vaga o astratta, ma concreta, vissuta, respirata. L’abbiamo vista nascere nei volti degli altri, nei passi condivisi sotto il sole, nei silenzi carichi di senso, nelle parole semplici ma vere che ci siamo scambiati. È la speranza che nasce quando ti accorgi che non sei solo, che c’è qualcuno che ti cammina accanto e ti tende la mano.

È quella luce che continua a brillare anche quando il cammino si fa faticoso, la consapevolezza che Dio non ci abbandona e che, insieme, possiamo affrontare tutto. È sapere che anche un cuore giovane può custodire sogni grandi, e che vale la pena continuare a cercare, a costruire, a credere. Questa speranza non è finita con l’ultimo canto o l’ultima preghiera. Ce la portiamo dentro, come una fiamma accesa. E sarà lei a guidarci nei giorni normali, nelle sfide di ogni giorno. Perché ora sappiamo che ogni piccolo passo, se fatto con amore, può cambiare il mondo. Ora siamo tornati alle nostre vite quotidiane, tra scuola, impegni e pensieri. Ma siamo tornati con qualcosa in più. Il Giubileo ci ha lasciato dentro il desiderio di continuare a cercare, a costruire, a credere. E forse è proprio questo il vero miracolo: scoprire che la fede non è una parentesi, ma un seme piantato nel cuore. Un seme pronto a crescere, giorno dopo giorno. Questo non è solo un ricordo. È l’inizio di un cammino.

di Antonio Iacono


Giubileo di gioia

Il giubileo degli adolescenti è stato un vero e proprio giubileo di gioia e di speranza. Un’esperienza che resterà per sempre impressa in noi perché ci ha donato tanto. Ci ha permesso, prima di tutto, di fare nuove conoscenze scoprendo quanto è bello e importante condividere queste grandi esperienze con altri. È stato un giubileo di gioia perché ci ha permesso di sperimentare una gioia tutta nuova, grande. La gioia di ritrovarsi in più di centomila in piazza tutti lì per lo stesso motivo. La gioia di vedere quanto la nostra generazione creda ancora a qualcosa e nello specifico creda in Dio. Quanto è stato bello ritrovarsi a fare ore di fila assecondando cori o canti di altri gruppi, a noi sconosciuti, e realizzare davvero quanta unione c’era tra noi giovani. Tanto è stato bello, sentire la presenza di Gesù tra noi, che ha permesso il nostro gioire. La ricorrenza della morte del nostro amato Papa Francesco, non ha impedito a noi di gioire, ma anzi, ci ha permesso di vivere questa esperienza con una marcia in più, ricordando continuamente le parole che negli anni ha rivolto a noi, trasformandole in veri e propri slogan. Oltre alla gioia, dopo questi tre giorni, portiamo a casa anche tanta fatica per le ore di fila, per il caldo e per le tante ore passate a camminare; un po’ di tristezza per il ritorno alla casa del Padre di Papa Francesco; e tanta speranza nel credere che il prossimo pastore della nostra chiesa sia alla nostra portata e che il legame che abbiamo sentito con Dio in questi giorni resti e aiuti ciascuno nella propria quotidianità. Non dimentichiamo inoltre il passaggio sotto la porta santa. Ha permesso ad ogni uno di scavare nel proprio profondo e conoscersi meglio dandoci la possibilità di eliminare il superfluo e creare la nostra pura relazione con Dio. Se è stato possibile tutto ciò lo dobbiamo solo ai nostri organizzatori, che sono stati il ponte tra noi e il Padre aprendo a tutti la strada verso la santità. Senza timore, tutti fieri di essere pellegrini di speranza.

di Valeria Spedicati

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