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Lasciamoci ungere dal Signore

L’invito a lasciarci trasformare ogni giorno dall’azione dello Spirito, nell’omelia del Vescovo Carlo per la Messa del Crisma

(Is 61,1-9; Ap 1,1-8; Lc 4,14-21)

La celebrazione eucaristica nota come Messa del Crisma è, tra le celebrazioni della Settimana Santa, il fondamento della vocazione presbiterale, promemoria della chiamata a essere sacerdoti per annunciare il Vangelo. Così ha ricordato il Vescovo Carlo, rivolgendosi al clero diocesano presente alla celebrazione di mercoledì 16 aprile scorso, presso la Parrocchia S. Maria di Portosalvo.

A loro, e a tutta la numerosa assemblea presente, ha ricordato anche che ai sacerdoti è affidata la Chiesa e la sua missione, un ministero che non a caso viene ricordato e rinnovato all’interno di una liturgia che prevede la benedizione degli oli che nell’arco dell’anno successivo saranno utilizzati per alcuni sacramenti. Non si tratta solo di un gesto liturgico, – ha precisato il Vescovo – ma del segno della vita stessa:

«Questo vuole essere il segno della nostra stessa vita: il Crisma diventa segno di una vita che, facendosi dono, accompagna le attese e le speranze dell’umanità».

Gli oli rimandano a Cristo “unto del Signore”, nostra salvezza, che passa attraverso il nostro essere Chiesa. A tal proposito il Vescovo ha riepilogato la struttura della Liturgia della Parola proposta per la Messa del Crisma e la relazione tra i tre brani: il testo di Isaia viene ripreso nella pericope del Vangelo di Luca e si salda, sullo stesso argomento, nel brano dell’Apocalisse. Il testo di Luca è da molti ritenuto il racconto che esprime nel migliore dei modi tutto il Vangelo: Gesù annuncia che Egli è l’unto del Signore, il Cristo. Inoltre Gesù, nel Vangelo, viene inserito in una descrizione che lo vede Maestro itinerante, cioè in cammino, mentre Isaia lo descrive come incaricato di una missione di liberazione, il suo mandato non può essere distinto dalla missione di consolazione degli afflitti, dalla condivisione della propria vita con chi ha fame e vive nell’indigenza.

Si delinea in tal modo la figura del sacerdote in tutte le sue preziose sfaccettature, un profilo di vita modellato sul fondamentale concetto della condivisione, dimensione che assume valore ancor di più in questo anno giubilare, secondo le indicazioni di Papa Francesco.

Altro aspetto che mons. Carlo ha voluto porre all’attenzione dei sacerdoti e dell’assemblea è la parola che Gesù utilizza di fronte ai sacerdoti dopo aver letto il brano di Isaia nella sinagoga: “Oggi si è adempiuta questa scrittura”. L’avverbio di tempo ‘oggi’ situa l’azione salvifica di Gesù in un tempo, l’oggi, che non ha più confini di tempo o spazio, è un oggi che è valido per ogni uomo o donna di ogni tempo, si tratta di un prolungarsi dell’azione nel tempo della Chiesa, perché Gesù è colui che non si separa dalla storia, ma ne assume la carne. Unzione e missione sono dunque strettamente unite e rappresentano l’essenza del ministero di Cristo e anche dei sacerdoti, ai quali durante la messa del Crisma viene richiesto di rinnovare le promesse espresse il giorno dell’ordinazione e di tornare alla genuinità delle origini – ha precisato il Vescovo – quando è stata accettata la proposta di essere servi, pastori secondo il cuore di Cristo, avendo addosso il profumo del gregge che il Signore affida ad ogni presbitero.

Il ministero del sacerdozio è un dono immenso, che nasconde però grandi sacrifici e a volte anche sofferenza:

«Il nostro è un annuncio che avviene nella consapevolezza e nella responsabilità, che assumiamo con gioia, ma anche a volte con sofferenza, una sofferenza che, nel silenzio della verità, deponiamo ai piedi della Croce».

Ma il ministero presbiterale non deve e non può rimanere isolato: con gli oli veniamo unti tutti, attraverso i sacramenti. In tal modo tutti siamo chiamati ad essere annunciatori del Vangelo e annunciatori di speranza: «In questa Chiesa siamo tutti corresponsabili – ha concluso il Vescovo -, nessuno si senta escluso, dell’annuncio evangelico. Lasciamoci contagiare dalla speranza della reciproca vicinanza, lasciamoci ungere dal Signore e trasformare dallo Spirito per portare al mondo il buon profumo di Cristo».

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