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Aver sete dell’acqua viva

Nonostante la lunga degenza in ospedale Papa Francesco non ha mai smesso di istruire il popolo dei fedeli. La catechesi del mercoledì continua sul tema “Gesù Cristo nostra speranza”: «…la donna samaritana, di cui si parla nel capitolo quarto del Vangelo di Giovanni (cfr 4,5-26) non si aspettava di trovare un uomo al pozzo a mezzogiorno, anzi sperava di non trovare proprio nessuno. In effetti, va a prendere l’acqua al pozzo in un’ora insolita, quando è molto caldo. Forse questa donna si vergogna della sua vita, forse si è sentita giudicata, condannata, non compresa, e per questo si è isolata, ha rotto i rapporti con tutti. … Gesù si ferma a quel pozzo proprio a quell’ora! Gesù ci attende e si fa trovare proprio quando pensiamo che per noi non ci sia più speranza. Il pozzo, nel Medio Oriente antico, è un luogo di incontro, dove a volte si combinano matrimoni, è un luogo di fidanzamento.

Gesù vuole aiutare questa donna a capire dove cercare la risposta vera al suo desiderio di essere amata. Il tema del desiderio è fondamentale per capire questo incontro. Gesù è il primo a esprimere il suo desiderio: «Dammi da bere!». Pur di aprire un dialogo, Gesù si fa vedere debole, così mette l’altra persona a suo agio, fa in modo che non si spaventi. La sete è spesso, anche nella Bibbia, l’immagine del desiderio. Ma Gesù qui ha sete prima di tutto della salvezza di quella donna. «Colui che chiedeva da bere – dice Sant’Agostino – aveva sete della fede di questa donna». Gesù conosce la sua vita, … e a quella donna samaritana, alla quale secondo gli schemi culturali non avrebbe dovuto neppure rivolgere la parola, regala la rivelazione più alta: le parla del Padre, che va adorato in spirito e verità. E quando lei, ancora una volta sorpresa, osserva che su queste cose è meglio aspettare il Messia, Lui le dice: «Sono io, che parlo con te». È come una dichiarazione d’amore: Colui che aspetti sono io; Colui che può rispondere finalmente al tuo desiderio di essere amata».

San Bonaventura da Bagnoregio descrive con grande trasporto la sete di salvare le anime del Serafico Padre Francesco d’Assisi. Gesù è l’acqua che rigenera e dà vita, quella vera che non dà più sete e Francesco, su imitazione di Cristo, si consumava per realizzare questo desiderio profondo. “L’uomo di Dio ormai era confitto con Cristo sulla croce, con la carne e con lo spirito, e perciò non solo veniva elevato in Dio dall’incendio dell’amore serafico, ma si sentiva anche trafitto dal fervore dello zelo per le anime, e insieme con il suo crocifisso Signore sentiva la sete di salvare tutti quelli che si devono salvare. E, siccome non poteva camminare a causa dei chiodi sporgenti sui piedi, faceva portare attorno per città e paesi quel suo corpo mezzo morto. Così, quale secondo Angelo che sale dal luogo dove sorge il sole, egli voleva infiammare il cuore dei servi di Dio con una divina fiamma di fuoco: dirigerli sulla via della pace e segnare col sigillo del Dio vivo la loro fronte. Ardeva anche d’un gran desiderio di ritornare a quella sua umiltà degli inizi, per servire, come da principio, ai lebbrosi e per richiamare al primitivo servizio il corpo ormai consumato dalla fatica (FF 1384). … A Gagliano Aterno, in diocesi di una donna di nome Maria, serva fedele e di Gesù e di san Francesco. Un giorno d’estate, uscita a procurarsi il necessario con le proprie mani, la donna si sentì venir meno per il gran caldo e per la gran sete. Sola, su una montagna arida e assolutamente sprovvista d’acqua, si gettò a terra quasi esanime e incominciò a invocare piamente, nel suo cuore, il suo protettore san Francesco. Continuò la sua preghiera umile e sentita, finché, spossata all’estremo dalla fatica, dalla sete e dal caldo, si assopì alquanto. Ed ecco venire san Francesco e chiamarla per nome, dicendole: “Alzati e bevi l’acqua che la generosità di Dio ha procurato per te e per molti”.

All’udire quella voce, la donna si destò dal suo sopore, tutta confortata; e afferrando una felce lì vicino, la svelse dalle radici; poi, scavando tutto intorno con un bastoncino, trovò acqua viva: era, all’inizio, un tenue zampillo; ma subito, per divina potenza, si ingrandì in una sorgente. Bevve, dunque, la donna a sazietà; poi si lavò gli occhi e sentì che acquistavano nuova forza visiva, mentre prima li aveva appannati a causa d’una lunga malattia. S’affrettò a casa, la donna, e raccontò a tutti lo stupendo miracolo, a gloria di san Francesco (FF 1320).

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