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Che cosa non ci deve sfuggire?

Statio quaresimale

Mercoledì 26 marzo si è tenuta la Statio quaresimale, con partenza dal convento dei frati minori di Sant’Antonio e arrivo nella chiesa giubilare di Santa Maria Assunta a Ischia ponte, ove il popolo orante si è, poi, trattenuto per la celebrazione vespertina. Il vescovo Carlo ha presenziato la celebrazione, insieme alla comunità dei frati minori e a tutti i sacerdoti del decanato di Ischia-Barano-Serrara Fontana. L’omelia del Vescovo ha avuto grande impatto sui numerosi fedeli presenti in chiesa. Il nostro pastore ci ha invitati a riflettere su cosa non ci debba sfuggire nella nostra vita cristiana.

Ci ha ricordato di come Dio opera nella nostra vita, e soprattutto, a non dimenticare, mai, il bene da Lui ricevuto. Perché tale “Bene” è di per sé stesso legge divina. E in essa, a cui Gesù è venuto a dare pieno compimento, in modo che neanche uno “iota” (una virgola, un apostrofo) vada perduto, c’è tutta la Volontà di Dio. E quindi come dovremmo vivere secondo la legge? È semplice: facendo nostra la Sua parola vivendola, perché è in essa che è contenuta la Sua volontà.

Per questo la statio, questo cammino fatto insieme, serve a confermare due cose a cui siamo chiamati: rendere grazie sempre per il bene della Sua presenza nella nostra vita, compiere la Sua volontà che è nella parola di Dio. E da qui deriva anche la Speranza, dalla Sua presenza che ci consegna la parola e ci chiama a fare la Sua volontà. A questo è collegato, quindi, il bene, prima da Lui ricevuto. Ora possiamo darlo a nostra volta vivendo, così, la sua parola.

Se abbiamo accolto lo Spirito (e il Bene) accogliamo anche la Sua parola come legge della nostra vita. Rendere viva la Sua parola significherà allora avere la capacità di accogliere l’altro nella propria mia vita, e quindi accogliere il Signore.

Gesù, infatti, non ritiene forse fatta a sé qualunque cosa avremo fatto al più piccolo dei nostri fratelli? Su questo si baserà l’esame finale. Mettiamoci, dunque, in gioco nella società, nelle situazioni concrete della vita. Così saremo portatori di Vangelo, così annunceremo la novità della Sua parola: accogliendo!

È questo il punto più bello del nostro essere cristiani. Questo significa donare, accogliere, sintonizzarci con la vita dell’altro. Accogliere è la prima forma di annuncio per il cristiano. È questo lo stile necessario. E in questo sta la nostra speranza. Così avremo la capacità di calcare il suolo su cui camminiamo cambiandolo con i nostri stessi passi. Così saremo pellegrini di speranza. Senza l’altro non potremo mai incontrare veramente il Signore, perché ogni cosa fatta al fratello più piccolo Gesù la considera fatta a sé.

È questo il segreto, è questa la strada del cristiano: imparare a scorgere la presenza di Cristo in ognuno dei nostri fratelli e sorelle. E allora, ci sfugga pure il bene fatto (che non sfugge però a Dio) ma non ci sfugga mai il bene ricevuto dal Signore e dai fratelli. Questa memoria, di per sé, sarà l’invito a fare del bene. Ce ne sia testimone il Signore.

di Nunzia Eletto

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