Commento al Vangelo Lc 9,28-36
La Quaresima è un tempo di lotta, di deserto. È un tempo per digiunare al fine di conoscere e prendersi cura in modo giusto dei bisogni che affollano la nostra vita. Essa, tuttavia, è un tempo di bellezza. La bellezza è la nota che esprime il Vangelo di questa seconda domenica. Le parole di Pietro sono cariche di bellezza: “Maestro, è bello per noi essere qui!”. Se tra i bisogni riscontriamo l’incontro con la parte oscura che abita in noi, tra di essi incontriamo anche tanta bellezza e luminosità, motivi per cui siamo stati creati. E quando incontriamo il volto di Dio riscopriamo questa nostalgia, vogliamo nuovamente toccare la bellezza che abita in noi.
Riscoprirla, tuttavia, è faticoso. Non a caso Gesù sale su un monte, si allontana dal caos. Se il deserto richiama il meriggio degli amanti e il luogo dell’essenzialità, il monte richiama il luogo della bellezza, ma anche della fatica. La bellezza non si manifesta immediatamente come la mancanza e i bisogni del deserto: essa si trova al termine di una salita, di un cammino e, prima di recepirla, bisogna passare per altro. Il viaggio comincia con l’allontanarsi dal caos, dai luoghi comuni, dalle chiacchiere e anche dalla pesantezza della vita. Per trovare la bellezza c’è bisogno di passare una nube, di resistere ad una sonnolenza, di non soccombere al buio di cui non possiamo fare a meno.
La nube da passare rappresenta la nostra superficialità come risposta alle nostre paure: alle volte rimandiamo mille volte le cose serie da affrontare. C’è una parte superficiale dentro di noi che vuole intontirci, che vuole rimandare le cose o trasformare le cose importanti in qualcosa di banale: ad esempio il digiuno può trasformarsi nella prova costume di quest’anno invece di affrontarlo seriamente come ha fatto Gesù per il suo vero scopo, aiutare a discernere. Il primo ostacolo verso la bellezza è la superficialità, il tirare a campare, l’accontentarsi di un assetto approssimativo della vita.
C’è bisogno di resistere a un sonno, come accade per Pietro. Il tema del sonno dei discepoli è particolarmente affrontato da Luca. Il nostro tempo è ricco di distrazioni, di evasioni, del non pensare e del non affrontare le cose serie. Quando faccio gli incontri, spesso le cose serie non si vogliono affrontare, come accade per Pietro che assiste alla conversazione di Mosè, Elia e Gesù, il cui contenuto è altamente importante. Essi discutono di quello che sta per accadere a Pasqua, di quello che Gesù aveva appena detto, della sua morte, ricordata a loro appena discendono da quel monte. Davanti a discorsi seri, importanti, ci tiriamo indietro, ci distraiamo, ci mettiamo a chattare sul cellulare, sbadigliamo e preferiamo dormire o forse solo sognare. Ecco il secondo ostacolo verso la bellezza.
Il terzo ostacolo è il buio, la paura di non vedere la meta. Spesso non vedendo il punto di arrivo di un progetto, di un cammino, di una malattia, di un problema, ci scoraggiamo, lasciamo perdere, ci disperiamo e crediamo che quel buio non finisca mai. Anche i discepoli erano scoraggiati di quello che Gesù aveva pronunciato prima di salire sul monte, ovvero che tutto era diverso da come loro avevano pensato: al posto della gloria, dei troni, ci sarà un uomo morto, crocifisso e sepolto. Gesù fa qualcosa per loro: si mette a pregare e mentre prega accade un miracolo. Gesù non si trasforma (per carità!) ma per un attimo permette agli occhi di quei tre amici di vedere in profondità, di vedere quella persona che avevano sempre davanti in modo diverso. I discepoli si accorgono, per un attimo, che quell’uomo di trent’anni nasconde una divinità e una regalità celata dalla carne umana, riservata a lui ma anche a loro dopo la sua resurrezione. La preghiera ti aiuta a resta, a non fuggire, a vedere la meta, ovvero che tutto ha uno scopo, che ci aspetta qualcosa di bello al di là di tutto. Quell’attimo vale tutta la vita e la fatica! Allora la bellezza di Dio e la nostra sono in cima a tutto il percorso di questa Quaresima, ovvero di tutta la vita. Coraggio! Buona domenica!
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“Abbiamo portato il fango in paradiso,ma i nostri sogni brillano ancora” (Francesca Michielin)
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La Quaresima è un tempo di lotta, di deserto. È un tempo per digiunare al fine di conoscere e prendersi cura in modo giusto dei bisogni che affollano la nostra vita. Essa, tuttavia, è un tempo di bellezza. La bellezza è la nota che esprime il Vangelo di questa seconda domenica. Le parole di Pietro sono cariche di bellezza: “Maestro, è bello per noi essere qui!”. Se tra i bisogni riscontriamo l’incontro con la parte oscura che abita in noi, tra di essi incontriamo anche tanta bellezza e luminosità, motivi per cui siamo stati creati. E quando incontriamo il volto di Dio riscopriamo questa nostalgia, vogliamo nuovamente toccare la bellezza che abita in noi.
Riscoprirla, tuttavia, è faticoso. Non a caso Gesù sale su un monte, si allontana dal caos. Se il deserto richiama il meriggio degli amanti e il luogo dell’essenzialità, il monte richiama il luogo della bellezza, ma anche della fatica. La bellezza non si manifesta immediatamente come la mancanza e i bisogni del deserto: essa si trova al termine di una salita, di un cammino e, prima di recepirla, bisogna passare per altro. Il viaggio comincia con l’allontanarsi dal caos, dai luoghi comuni, dalle chiacchiere e anche dalla pesantezza della vita. Per trovare la bellezza c’è bisogno di passare una nube, di resistere ad una sonnolenza, di non soccombere al buio di cui non possiamo fare a meno.
La nube da passare rappresenta la nostra superficialità come risposta alle nostre paure: alle volte rimandiamo mille volte le cose serie da affrontare. C’è una parte superficiale dentro di noi che vuole intontirci, che vuole rimandare le cose o trasformare le cose importanti in qualcosa di banale: ad esempio il digiuno può trasformarsi nella prova costume di quest’anno invece di affrontarlo seriamente come ha fatto Gesù per il suo vero scopo, aiutare a discernere. Il primo ostacolo verso la bellezza è la superficialità, il tirare a campare, l’accontentarsi di un assetto approssimativo della vita.
C’è bisogno di resistere a un sonno, come accade per Pietro. Il tema del sonno dei discepoli è particolarmente affrontato da Luca. Il nostro tempo è ricco di distrazioni, di evasioni, del non pensare e del non affrontare le cose serie. Quando faccio gli incontri, spesso le cose serie non si vogliono affrontare, come accade per Pietro che assiste alla conversazione di Mosè, Elia e Gesù, il cui contenuto è altamente importante. Essi discutono di quello che sta per accadere a Pasqua, di quello che Gesù aveva appena detto, della sua morte, ricordata a loro appena discendono da quel monte. Davanti a discorsi seri, importanti, ci tiriamo indietro, ci distraiamo, ci mettiamo a chattare sul cellulare, sbadigliamo e preferiamo dormire o forse solo sognare. Ecco il secondo ostacolo verso la bellezza.
Il terzo ostacolo è il buio, la paura di non vedere la meta. Spesso non vedendo il punto di arrivo di un progetto, di un cammino, di una malattia, di un problema, ci scoraggiamo, lasciamo perdere, ci disperiamo e crediamo che quel buio non finisca mai. Anche i discepoli erano scoraggiati di quello che Gesù aveva pronunciato prima di salire sul monte, ovvero che tutto era diverso da come loro avevano pensato: al posto della gloria, dei troni, ci sarà un uomo morto, crocifisso e sepolto. Gesù fa qualcosa per loro: si mette a pregare e mentre prega accade un miracolo. Gesù non si trasforma (per carità!) ma per un attimo permette agli occhi di quei tre amici di vedere in profondità, di vedere quella persona che avevano sempre davanti in modo diverso. I discepoli si accorgono, per un attimo, che quell’uomo di trent’anni nasconde una divinità e una regalità celata dalla carne umana, riservata a lui ma anche a loro dopo la sua resurrezione. La preghiera ti aiuta a resta, a non fuggire, a vedere la meta, ovvero che tutto ha uno scopo, che ci aspetta qualcosa di bello al di là di tutto. Quell’attimo vale tutta la vita e la fatica! Allora la bellezza di Dio e la nostra sono in cima a tutto il percorso di questa Quaresima, ovvero di tutta la vita. Coraggio! Buona domenica!
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Don Cristian Solmonese
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