Commento al Vangelo Lc 4,1-13
La Quaresima è un tempo di liberazione, un’occasione per scrollarci di dosso gli inganni e le false immagini che abbiamo di noi stessi. Ogni anno ci viene riproposto il racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto per ricordarci quale sia la vera battaglia: quella contro noi stessi.
Dio ha posto nel nostro cuore una scintilla divina, capace di orientare le nostre scelte e la nostra vita, ma ci ha donato anche la libertà. Egli sa che questo dono può portarci a vivere lontano da Lui. Se è vero che ci ha creati a sua immagine e somiglianza, l’immagine è sua, ma la somiglianza dobbiamo raggiungerla noi, attraverso le nostre scelte.
Gesù, vero uomo, è chiamato a compiere lo stesso percorso. Vive la prova e la tentazione, è messo alla prova nel rischio di usare in modo sbagliato la bellezza che è in lui, rischiando così di allontanarsi dalla vera umanità. La prova fa parte della vita di ogni uomo: senza di essa non matureremmo, non cresceremmo. Gesù affronta la prova per tutta la sua vita.
Le tre tentazioni descritte da Luca accompagnano ogni essere umano lungo il suo cammino. L’evangelista sintetizza la vita dell’uomo in tre dimensioni fondamentali: l’appetito, il possesso e i progetti. Dal punto di vista antropologico, questi tre aspetti sono costantemente presenti nell’esistenza di ciascuno. Tuttavia, in ognuno di essi c’è il rischio di forzare la mano e assolutizzarlo.
Il primo livello riguarda i bisogni fisiologici: essi sono essenziali e, proprio per questo, spesso si fa di tutto per soddisfarli, persino cercare il pane tra le pietre. Il secondo livello riguarda la sicurezza che deriva dal possesso: sapere di avere qualcosa ci rassicura, sia nelle cose materiali che negli affetti, ma questo apre anche la strada verso il potere e l’avidità. Infine, al terzo livello troviamo i progetti: ognuno ha le proprie idee e può arrivare a sacrificare tutto per esse.
Se si estremizza una di queste tre dimensioni, la vita diventa squilibrata: si può vivere solo per il proprio stomaco, si può restare intrappolati nell’illusione di essere posseduti dalle cose o ci si può chiudere nelle aspettative legate ai propri progetti, allontanandosi dalla realtà.
Anche Gesù affronta queste dinamiche interiori. Il digiuno che ha intrapreso lo mette di fronte a questi desideri profondi, a queste pulsioni. Luca ci parla di un digiuno intenso. Gli ebrei erano soliti digiunare, ma Gesù sperimenta un digiuno ancora più radicale, quello di cui ci ha parlato nel Mercoledì delle Ceneri.
Il digiuno riguarda lo stomaco, il luogo in cui avvertiamo fame e sete. Quando il corpo ha fame, la mente si riempie di pensieri: bisogni da soddisfare, desideri indotti dal mercato, dalle aspettative sociali o personali, sogni irrealizzati, desideri sopiti, tutto ciò che avremmo voluto essere ma che non siamo. Tutto questo resta spesso nascosto sotto la polvere, come sotto un tappeto.
Il digiuno solleva quel tappeto, portando alla luce ciò che è sepolto, permettendoci di fare ordine nei nostri desideri. Non possiamo toglierli, purtroppo non possiamo, ma dobbiamo prendercene cura. Gesù affronta questo, si prende cura di questi bisogni, cerca di amarsi. Cerca di capire cosa significa vivere nella carne umana la sua divinità.
Con il suo esempio, Gesù ci mostra una novità, ci insegna un nuovo modo di vivere tutto questo. “Non di solo pane vive l’uomo”, ci dice, perché i bisogni umani sono lo spazio in cui si manifesta la provvidenza di Dio. Il popolo nel deserto doveva raccogliere la razione di pane sufficiente solo per un giorno, imparando così a fidarsi di Dio.
La vera libertà nasce dalla fiducia. Gesù ci insegna che si è liberi dalle cose quando impariamo la logica dell’amore: amare significa dare, “spossessarsi” di qualcosa a partire dal riflesso dell’amore che Dio ha messo nella nostra vita. Dando culto a Dio si impara questo amore, quest’arte di fidarci che ciò che viene donato crea spazio a Dio nelle nostre vite. Così facendo, non si ha più bisogno di forzargli la mano, perché si impara a vivere nell’abbandono fiducioso alla sua volontà che ha progetti grandi più di quelli personali in cui riponiamo le nostre aspettative. Buona domenica!
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La tua voce è un’eco che risuona nel vuoto dei miei pensieri
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Dio ha posto nel nostro cuore una scintilla divina, capace di orientare le nostre scelte e la nostra vita, ma ci ha donato anche la libertà. Egli sa che questo dono può portarci a vivere lontano da Lui. Se è vero che ci ha creati a sua immagine e somiglianza, l’immagine è sua, ma la somiglianza dobbiamo raggiungerla noi, attraverso le nostre scelte.
Gesù, vero uomo, è chiamato a compiere lo stesso percorso. Vive la prova e la tentazione, è messo alla prova nel rischio di usare in modo sbagliato la bellezza che è in lui, rischiando così di allontanarsi dalla vera umanità. La prova fa parte della vita di ogni uomo: senza di essa non matureremmo, non cresceremmo. Gesù affronta la prova per tutta la sua vita.
Le tre tentazioni descritte da Luca accompagnano ogni essere umano lungo il suo cammino. L’evangelista sintetizza la vita dell’uomo in tre dimensioni fondamentali: l’appetito, il possesso e i progetti. Dal punto di vista antropologico, questi tre aspetti sono costantemente presenti nell’esistenza di ciascuno. Tuttavia, in ognuno di essi c’è il rischio di forzare la mano e assolutizzarlo.
Il primo livello riguarda i bisogni fisiologici: essi sono essenziali e, proprio per questo, spesso si fa di tutto per soddisfarli, persino cercare il pane tra le pietre. Il secondo livello riguarda la sicurezza che deriva dal possesso: sapere di avere qualcosa ci rassicura, sia nelle cose materiali che negli affetti, ma questo apre anche la strada verso il potere e l’avidità. Infine, al terzo livello troviamo i progetti: ognuno ha le proprie idee e può arrivare a sacrificare tutto per esse.
Se si estremizza una di queste tre dimensioni, la vita diventa squilibrata: si può vivere solo per il proprio stomaco, si può restare intrappolati nell’illusione di essere posseduti dalle cose o ci si può chiudere nelle aspettative legate ai propri progetti, allontanandosi dalla realtà.
Anche Gesù affronta queste dinamiche interiori. Il digiuno che ha intrapreso lo mette di fronte a questi desideri profondi, a queste pulsioni. Luca ci parla di un digiuno intenso. Gli ebrei erano soliti digiunare, ma Gesù sperimenta un digiuno ancora più radicale, quello di cui ci ha parlato nel Mercoledì delle Ceneri.
Il digiuno riguarda lo stomaco, il luogo in cui avvertiamo fame e sete. Quando il corpo ha fame, la mente si riempie di pensieri: bisogni da soddisfare, desideri indotti dal mercato, dalle aspettative sociali o personali, sogni irrealizzati, desideri sopiti, tutto ciò che avremmo voluto essere ma che non siamo. Tutto questo resta spesso nascosto sotto la polvere, come sotto un tappeto.
Il digiuno solleva quel tappeto, portando alla luce ciò che è sepolto, permettendoci di fare ordine nei nostri desideri. Non possiamo toglierli, purtroppo non possiamo, ma dobbiamo prendercene cura. Gesù affronta questo, si prende cura di questi bisogni, cerca di amarsi. Cerca di capire cosa significa vivere nella carne umana la sua divinità.
Con il suo esempio, Gesù ci mostra una novità, ci insegna un nuovo modo di vivere tutto questo. “Non di solo pane vive l’uomo”, ci dice, perché i bisogni umani sono lo spazio in cui si manifesta la provvidenza di Dio. Il popolo nel deserto doveva raccogliere la razione di pane sufficiente solo per un giorno, imparando così a fidarsi di Dio.
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