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La sapienza della Croce

Omelia del Vescovo emerito Gennaro Pascarella
6 marzo, solennità liturgica di san Giovan Giuseppe della Croce

L’impegnativo cammino della Quaresima si è intrecciato quest’anno con i festeggiamenti per il nostro amato patrono, allietati anche dalla gradita presenza del Vescovo emerito Gennaro Pascarella, che il 6 marzo ha presieduto la celebrazione delle 9:30.

Nell’omelia egli ha sottolineato come la Quaresima sia un tempo di conversione, cambiamento e verifica dei nostri atteggiamenti e noi ischitani non possiamo non ispirarci in questo tempo all’esempio di Giovan Giuseppe che della Croce ha fatto il suo emblema, la cifra che aiuta a comprendere tutta la sua vita. La via della Quaresima è via della Croce, nella sequela di Gesù Cristo. Il giovane Giovan Giuseppe – ha sottolineato il Vescovo emerito – ha sempre cercato la sapienza, l’ha chiesta al Signore, ha seguito le sue tracce e poi, sull’esempio di san Paolo, l’ha trovata sulla Croce, quella sapienza che è comprensibile solo a chi entra nell’ottica di Dio. La croce e il supplizio ad essa legata, inventato dai Romani, è stoltezza per molti, segno di inferiorità e disfatta. Ma per chi crede nella logica di Cristo è potenza di Dio. San Paolo ci dice infatti che, mentre i Giudei cercano sempre segni della benevolenza divina e i Greci cercano la sapienza, i cristiani affermano la potenza scandalosa della Croce. La Croce rivela la sua potenza perché ribalta la logica umana, perché attraverso il supplizio della Croce il Signore manifesta il suo amore per l’uomo:

«Il crocifisso è sapienza, perché manifesta davvero chi è Dio, cioè potenza d’amore, che arriva fino alla Croce per salvare l’uomo».

La vera sapienza è dunque la gratuità infinita dell’amore di Dio che arriva fino alla Croce per salvare l’uomo. Come san Paolo, che per primo ha messo a fuoco queste verità per noi, anche Giovan Giuseppe è stato affascinato e conquistato dalla inaspettata logica della Croce, al punto da dedicare ad essa e al suo esempio tutta la sua vita. È lì che il nostro santo ha trovato forza e consolazione!

Il Vescovo ha poi continuato ricordando alcuni aspetti salienti della biografia di san Giovan Giuseppe, la sua povertà intesa come condivisione, il suo affetto per la beata Vergine Maria, coltivato fino in punto di morte. Egli può esser per noi un esempio inimitabile nel cammino nella sequela di Gesù e anche nel nostro cammino quaresimale, percorso che ci conduce verso la Pasqua eterna, percorso che dobbiamo compiere come “pellegrini di speranza”, come suggerito da Papa Francesco, ma ancora, di nuovo, illuminati dalla parola di san Paolo che nella Lettera ai filippesi, al capitolo 3 ci ricorda che la meta è da raggiungere e con essa la perfezione, ma la distanza non deve scoraggiarci. Conquistati dall’esempio di Cristo, siamo chiamato a continuare, a correre verso la meta.

Mons. Pascarella ha concluso citando Papa Francesco che in Evangelii gaudium al n. 121 ci ricorda che la nostra imperfezione, la nostra lontananza dalla meta, non deve essere una scusa per abbandonare il cammino, ma uno stimolo costante per non adagiarsi nella mediocrità e uno sprone a continuare a migliorarsi.

Si è poi rivolto al santo:

«San Giovan Giuseppe, tu che sei già arrivato alla meta, intercedi per noi, affinché nell’oggi che ci è donato non ci stanchiamo di correre verso la meta, amando Dio con tutto il nostro essere e il prossimo come noi stessi».

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