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Nonostante le condizioni di salute, Papa Francesco ha comunque voluto scrivere la catechesi del mercoledì in ospedale, lo scorso 19 febbraio: «Nei Vangeli dell’infanzia di Gesù c’è un episodio che è proprio della narrazione di Matteo: la visita dei Magi. Attratti dalla comparsa di una stella, che in molte culture è presagio della nascita di persone eccezionali, alcuni sapienti si mettono in viaggio dall’oriente, senza conoscere esattamente la meta del loro andare. Si tratta dei Magi, persone che non appartengono al popolo dell’alleanza. … L’attrazione per la stella sorta nel cielo li mette in marcia verso la terra di Giuda, fino a Gerusalemme, dove incontrano il re Erode. …  Erode, di nascosto, come agiscono gli ingannatori e i violenti, chiede ai Magi il momento preciso della comparsa della stella e li incita a proseguire il viaggio e a tornare poi a dargli notizie, perché anche lui possa andare ad adorare il neonato.

Per chi è attaccato al potere, Gesù non è la speranza da accogliere, ma una minaccia da eliminare! Quando i Magi ripartono, la stella riappare e li conduce fino a Gesù, segno che il creato e la parola profetica rappresentano l’alfabeto con cui Dio parla e si lascia trovare. La vista della stella suscita in quegli uomini una gioia incontenibile, perché lo Spirito Santo, che muove il cuore di chiunque cerca Dio con sincerità, lo colma pure di gioia. Entrati in casa, i Magi si prostrano, adorano Gesù e gli offrono doni preziosi, degni di un re, degni di Dio».

San Francesco d’Assisi, prima della sua morte quasi imminente, ricevette la visita inaspettata da una donna romana a lui molto affezionata, Donna Jacopa dei Settesogli, denominata dal santo “frate Jacopa”. Poco prima della sua visita Francesco aveva chiesto ad uno dei suoi frati di mandare una lettera a frate Jacopa perché venisse a dargli l’ultimo saluto, invitandola a portare con se dei doni, come il dolce romano detto mustacciolo, e un panno grezzo per confezionare una tonaca. “Scritta che fu la lettera secondo le indicazioni del padre santo, un frate stava cercando chi la potesse recapitare, quando d’improvviso si udì bussare alla porta. Il frate che corse ad aprire si trovò davanti donna Jacopa venuta da Roma in gran fretta per visitare Francesco. Senza por tempo in mezzo, il frate fu tutto felice al capezzale di Francesco, annunziandogli come la signora era arrivata in compagnia del figlio e di numerose altre persone.

E domandò: «Padre, che facciamo? Dobbiamo lasciarla entrare e accostarsi a te?». In effetti, per volontà di Francesco, era stato stabilito, e ciò fin dai primi tempi, che in quel convento nessuna donna potesse entrare in clausura, per salvaguardare l’onorabilità e il raccoglimento della casa religiosa. Rispose Francesco: «Il divieto non è applicabile a questa signora, che una tale fede e devozione ha fatto accorrere da così lontano». Jacopa entrò dunque da Francesco e al vederlo si mise a piangere. Suscitò stupore che l’ospite avesse recato con sé il drappo funebre color cenere per confezionare la tonaca, e tutte le altre cose che le erano state chieste nella lettera. La straordinaria coincidenza lasciò attoniti i frati, che vi scorsero un segno della santità di Francesco.

Donna Jacopa si rivolse loro e spiegò: «Fratelli, mentre stavo pregando, mi fu detto in spirito: –Va’ e visita il tuo padre Francesco. Affrettati, non indugiare, poiché se tu tardi non lo troverai vivo. Gli porterai quel tale panno per la tonaca, e il necessario per preparargli un dolce. Prendi con te anche gran quantità di cera per fare dei lumi e altresì dell’incenso –». Veramente, Francesco non aveva parlato di incenso nella sua lettera; ma il Signore ispirò alla nobildonna che ne portasse, come a ricompensa e consolazione della sua anima e affinché meglio conosciamo la grande santità di lui, il povero che il Padre celeste volle circondare di tanto onore nei giorni della sua morte.

Colui che ispirò ai re Magi di avviarsi con donativi a rendere onore al diletto Bambino, figlio suo, nei giorni della sua nascita nella povertà, volle ispirare a quella gentildonna, che abitava lontano, di recarsi con doni a venerare il glorioso corpo santo del suo servo Francesco, il quale con tanto amore e slancio amò e imitò, in vita e in morte, la povertà del suo Figlio diletto. Donna Jacopa preparò poi il dolce che piaceva a Francesco. Ma egli lo assaggiò appena, poiché per la gravissima malattia le sue forze venivano meno inesorabilmente, e si appressava alla morte. Fece fare anche numerose candele perché ardessero dopo il trapasso intorno alla salma venerata. Con il panno che aveva recato, i frati confezionarono la tonaca con cui il Santo venne sepolto. Francesco ordinò loro che vi cucissero sopra delle pezze di sacco, in segno ed esempio di umiltà e povertà. E come piacque a Dio, proprio nella settimana che donna Jacopa era arrivata, Francesco migrò al Signore” (FF 1657).

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