Riflessioni del vescovo emerito Gennaro Pascarella
Provocato da alcuni interventi di papa Francesco, mi piace sottolineare alcune idee-forza che sottostanno al nostro “comunicare”, da approfondire, rinnovare, rendere sempre più concrete. Nella Bolla per l’indizione del Giubileo “Spes non confundit” il Papa invita a scoprire e attingere speranza anche «nei segni dei tempi che il Signore ci offre», ponendo «attenzione al tanto bene che è presente nel mondo per non cadere nella tentazione di ritenerci sopraffatti dal male e dalla violenza.» Ma i segni dei tempi, che racchiudono l’anelito del cuore umano, bisognoso della presenza salvifica di Dio, chiedono di essere trasformati in segni di speranza» (n.7). Trasformare i “segni dei tempi” in “segni di speranza”.
Nel Messaggio per la LIX Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (24 gennaio 2025) incoraggia «a scoprire e raccontare le tante storie di bene nascoste fra le pieghe della storia; a imitare i cercatori d’oro, che setacciano instancabilmente la sabbia alla ricerca della minuscola pepita», a “trovare questi semi di speranza e farli conoscere”, “a scovare le scintille di bene che ci permettono di sperare”.
In questo anno giubilare centrato sulla speranza, in cui siamo esortati ad essere “pellegrini di speranza”, gli operatori della comunicazione sono chiamati ad essere “comunicatori di speranza”. Nella Bolla, il papa fa un elenco di “segni di speranza” da mettere in atto. Innanzitutto, in un mondo ancora dominato dalle guerre, “il primo segno di speranza si traduca in pace per il mondo” (n.8). «Il Giubileo – scrive papa Francesco nel Messaggio citato – ci ricorda che quanti si fanno operatori di pace “saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9). E così ci apre alla speranza, ci indica l’esigenza di una comunicazione attenta, mite, riflessiva, capace di indicare vie di dialogo».
Segni di speranza vanno offerti ai detenuti, agli ammalati, ai migranti, agli anziani, ai giovani, facendo crescere in loro “il desiderio di generare nuovi figli e figlie, come frutto della fecondità del loro amore”, “a miliardi di poveri, che spesso mancano del necessario per vivere”.
Far conoscere le buone pratiche che anche nel nostro territorio ci sono non è dire “come siamo bravi”, ma è testimoniare che è possibile una società in cui concretamente si mette al centro la persona. «I cristiani non sono anzitutto quelli che “parlano” di Dio, ma quelli che riverberano la bellezza del suo amore, un nuovo modo di vivere ogni cosa, è l’amore vissuto a suscitare le domanda ed esigere la risposta: perché vivete così? Perché siete così?»
† Gennaro, vescovo
In Campania un’informazione corretta sugli anziani
«È vecchio, ha una certa età, ricorda solo le cose di quando era bambino». E così via. Tante, tantissime frasi che si scontrano con il rispetto della persona. Questa la filosofia che ha spinto l’Associazione 50&Più-Confcommercio e l’Ordine dei Giornalisti della Campania a firmare e presentare la “Carta di Napoli’”, un nuovo testo deontologico per i giornalisti. Carlo Sangalli, presidente di 50&Più, ha infatti subito sottolineato: «Per la prima volta in Italia abbiamo un documento che combatte la discriminazione legata all’età attraverso la stampa».
La Carta di Napoli è dunque la prima di questo genere firmata in Italia e ha l’obiettivo di contrastare, a mezzo stampa, il fenomeno dell’ageismo e della discriminazione nei confronti degli anziani. Le linee guida, promosse dall’associazione 50&Più e dall’OdG della Campania forniscono indicazioni precise per supportare i media nell’elaborazione di informazioni, dalla carta stampata alla tv e al web al fine di promuovere il rispetto, la dignità e l’inclusione.
Il documento, in particolare, invita gli operatori dell’informazione a favorire circostanze in cui gli anziani parlino direttamente dei temi che li riguardano e a non usare suffissi, diminutivi, superlativi e vezzeggiativi, evitando di suscitare compassione o pietismo. «Per la prima volta nel nostro paese disponiamo di un documento che disciplina l’informazione su tematiche che riguardano la terza età – dichiara Sangalli -. ed è un segno di civiltà necessario anche perché l’Italia, a livello percentuale, è il Paese con più anziani in Europa e il secondo al mondo dopo il Giappone».
Lorenzo Francesconi, segretario generale di 50&Più, ha aggiunto: «Il contrasto a fenomeni quali ageismo e discriminazione rientra nell’ambito delle azioni che quotidianamente compiamo attraverso tutti gli strumenti a nostra disposizione per tutelare i diritti delle persone anziane e delle persone con fragilità, perché lotta all’ageismo significa anche lotta alla disinformazione».
La Carta di Napoli, approvata all’unanimità dall’OdG della Campania, sarà inviata al Consiglio nazionale e agli altri diciannove Ordini regionali affinché diventi un testo deontologico condiviso dal mondo dell’informazione in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Verranno pertanto promossi e organizzati dagli estensori del Patto, nelle cinque province della Campania, specifici corsi di formazione sulla corretta informazione a tutela degli anziani.
di Ottavio Lucarelli