La neonata azienda cinese che sta cambiando le regole del gioco nell’intelligenza artificiale, con risultati sorprendenti e costi contenuti.
Da circa una settimana non si fa altro che parlare di DeepSeek, la nuova IA prodotta in Cina.
DeepSeek, prodotto di una piccola società cinese nata da poco più di un anno, sta impressionando i colossi dell’intelligenza artificiale come OpenAI e Google, mettendo in discussione il loro dominio in uno dei settori che hanno avuto e avranno i maggiori impatti sulle nostre vite.
Ma cos’è DeepSeek, e come ha fatto a raggiungere questi risultati clamorosi?
DeepSeek è stata inizialmente creata per analizzare il mercato azionario e prendere delle decisioni che non rispondono soltanto al giudizio umano, ma ovviamente anche all’analisi degli algoritmi. Tutta questa potenza di calcolo è stata dirottata improvvisamente verso la ricerca di un’intelligenza artificiale avanzata.
Lo scorso 20 gennaio è stato rilasciato il modello R1 che è un modello di ragionamento avanzato, capace di competere con i principali modelli statunitensi americani sviluppati da OpenAI, Google e Antropic, che sono le aziende più influenti in questo momento nella corsa all’intelligenza artificiale.
Ma la cosa che desta più sensazione nel mondo dell’IA è il fatto che DeepSeek ha raggiunto questo clamoroso risultato nel campo dell’intelligenza artificiale non solo a una grande velocità ma anche a una frazione dei costi previsti.
L’azienda cinese sostiene che ha speso soltanto 5,8 milioni di dollari per addestrare il modello più potente che tutti stiamo provando in queste ore, mentre sappiamo che gli altri colossi dell’IA, hanno impiegato cifre quasi cento volte tanto.
L’altro dato sorprendente è che Deepseek abbia raggiunto questo traguardo con impianti inferiori a tutti gli altri, spostando il peso dell’elaborazione dall’hardware al software.
L’ultimo aspetto, forse il più goloso di tutti, è che è opensource, ovvero gratuita, installabile sui propri pc e liberamente programmabile.
Il boom di DeepSeek arriva nel mezzo di quella che possiamo definire una vera e propria guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina, che riguarda in particolare la produzione e la vendita dei chip che servono per l’addestramento dell’intelligenza artificiale.
È davvero così rivoluzionaria?
Il mio amico Antonello De Rosa (per chi vuole approfondire, può leggere qui: https://www.grandtourworld.it/deepseek/) ha già messo in pratica alcune prove per vedere l’efficacia di questo sistema, ma dai risultati ottenuti, si vede una forte mano censoria del governo cinese, soprattutto sugli avvenimenti che lo riguardano.
Un altro tema scottante sono i dati raccolti per l’addestramento: proprio ieri il Garante della Privacy europeo ha inviato una richiesta di chiarimenti su quali siano i dati personali raccolti, da quali fonti, per quali finalità, quale sia la base giuridica del trattamento, e se siano conservati su server collocati in Cina.
Anche Microsoft e OpenAI hanno sollevano dubbi sui dati raccolti, in particolar modo quello sotto la tutala del diritto d’autore.
Conclusione
DeepSeek rappresenta una svolta nel mondo dell’intelligenza artificiale, in quanto dimostra che è possibile ottenere risultati eccezionali con risorse limitate e a costi contenuti. Tuttavia, la sua natura open source e il suo legame con il governo cinese sollevano importanti interrogativi sulla privacy e sulla libertà di espressione.
Sarà interessante seguire da vicino l’evoluzione di DeepSeek e il suo impatto sul mercato dell’IA, nonché le risposte che verranno date alle questioni etiche e legali sollevate dalla sua diffusione.