Login

Lost your password?
Don't have an account? Sign Up

“L’asfissia del presente si squarcia con progetti, visioni, utopie”

“La grande capacità di accoglienza di pellegrini, come quella di profughi della guerra in Ucraina, dimostra che esiste da noi lo spazio materiale e fraterno. Quando si sente dire che non possiamo accoglierli tutti, sappiamo invece che l’abbiamo già fatto”. Intervista a Erri De Luca

Spes non confundit”, “la speranza non delude” (Rm 5,5). Lo scrive Papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo 2025, richiamando le parole dell’apostolo Paolo alla comunità cristiana di Roma ed evidenziando che “la speranza è anche il messaggio centrale” del Giubileo, da poco cominciato. “L’imprevedibilità del futuro”, osserva il Pontefice ancora nella bolla di indizione del Giubileo, “fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità”. Abbiamo chiesto allo scrittore Erri De Luca cosa pensa della speranza e le sue aspettative per il Giubileo 2025.

Da poco è iniziato il Giubileo della speranza, un evento di fede, che ripropone però anche temi molto importanti dal punto di vista sociale e civile. Per lei cos’è la speranza?

Mi sono fatto un’idea negativa della speranza, induce ad aspettare qualche aiuto, un colpo di fortuna, una salvezza dall’esterno. Perciò, la considero passiva e improbabile come l’aspettativa di una vincita al lotto.

Di quale speranza abbiamo bisogno oggi?

Oggi manca e dunque serve il sentimento di appartenenza a una comunità di cittadini. Ci si sente isolati postulanti di una fila davanti allo sportello. Ma ogni volta che quella fila di dispersi riunisce le fibre, si organizza per far valere i propri diritti ecco che rinasce la cittadinanza.

La speranza come si traduce in impegno concreto?

L’impegno è più una necessità che una scelta. Non ci si sveglia al mattino e ci si chiede in cosa impegnarsi. Si è spinti dalle circostanze intorno a dare una risposta, perché ogni avversità, difficoltà, paura è una domanda. Conta, nella risposta, una disposizione cordiale, un buon sorriso di partenza.

In una società individualista come la nostra, in cui le notizie negative sono tante, dalle guerre ai disastri ambientali, passando per la povertà, chi sono, secondo lei, le persone che più soffrono per la mancanza di speranza di futuro?

Non sono i vecchi a soffrire di mancanza di futuro, sono le nuove generazioni alle prese con una massiccia negazione degli sconvolgimenti climatici. L’accumulo di ritardi e indifferenze da parte dei governi intossica la loro aria e i loro orizzonti.

Come si colma questo deficit di speranza?

L’asfissia del presente si squarcia con i progetti, con le visioni, con le utopie, che significa luoghi che non ci sono ancora. Le società si rinnovano con gli esploratori di soluzioni, con i laboratori, con gli istituti d’arte.

Lunedì 20 gennaio a Napoli il card. Battaglia ha inaugurato “Casa Bartimeo”, prima opera segno per il Giubileo in diocesi. In quell’occasione lei ha tenuto una lectio su “Giubileo. Libertà, restituzione e riscatto”. Può esistere speranza senza libertà, restituzione e riscatto? E quanto siamo lontani oggi da una vera libertà e da concetti come restituzione e riscatto?

Il Giubileo è una norma scritta nel libro Levitico. Impone il riposo della terra, la libertà per chi ne è privo, la reintegrazione dei beni perduti. È una generale remissione dei debiti. Il Giubileo cristiano è un pellegrinaggio chiesto ai fedeli, un’assemblea lunga un anno. Lo vedo come un tempo di raccoglimento più che di risarcimento del danno provocato alla vita del pianeta.

Da un punto di vista laico, ha delle aspettative per l’Anno Santo 2025 e quali temi vorrebbe che emergessero durante questo Giubileo?

Alla mia età le aspettative sono ravvicinate. La grande capacità di accoglienza di pellegrini, come quella di profughi della guerra in Ucraina, dimostra che esiste da noi lo spazio materiale e fraterno. Quando si sente dire che non possiamo accoglierli tutti, sappiamo invece che l’abbiamo già fatto.

di Gigliola Alfaro – Sir
Foto Calvarese/SIR e Foto ANSA/SIR

Condividi su:

Facebook
WhatsApp
Email
Stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*

su Kaire

Articoli correlati

Ritornare alle origini del Concilio Vaticano II

Catechesi giubilare diocesana di padre Renato Colizzi sj Nel suo pontificato Papa Francesco ci ha abituati da tempo ad accogliere i capovolgimenti di prospettiva. Nella esortazione Evangelii Gaudium, considerata ormai

Prudenza, virtù fondamentale

Senza prudenza, anche le migliori intenzioni o il possesso delle altre virtù possono essere mal orientate o mal applicate Nella tradizione teologica la prudenza è considerata la più importante delle

L’informazione come antidoto al disagio giovanile

È questo il messaggio scaturito durante il convegno di due giorni, organizzato dalla Dott.ssa Verde, alla presenza di amministrazioni locali, istituzioni scolastiche e adolescenti, per informare la comunità dell’avvio di