Emergenza per l’occupazione e le prestazioni sanitarie
Come ogni anno, in concomitanza con la “Giornata Mondiale dei Poveri”, Caritas Italiana ha presentato il proprio rapporto sulla povertà nel nostro Paese, sulla scorta delle rilevazioni effettuate dalla rete dei centri d’ascolto Caritas. L’organismo permanente della Cei lancia un accorato allarme. Dalle suddette rilevazioni emerge – con forza – un unico, ineludibile, dato: la povertà in Italia è ai massimi storici ed è ormai da intendersi come elemento strutturale e non già congiunturale. Dall’attento esame delle stime preliminari dell’Inps (marzo 2024), emerge che il 9,8% della popolazione (ovvero un residente su dieci) vive in povertà assoluta: parliamo – all’incirca – di 5.752.000 persone, per un totale di oltre 2 milioni e 234mila famiglie.
La percentuale di famiglie in povertà assoluta, nel Mezzogiorno, è pari al 10,2%. I minori che vivono in povertà assoluta sono 1,29 milioni (13,8% sul totale degli stessi a livello nazionale) e rappresentano, addirittura, il valore di riferimento più alto dal 2014. Alle spaventose cifre di cui sopra dobbiamo poi, necessariamente, aggiungere coloro che sono a rischio di povertà ed esclusione sociale: parliamo, complessivamente, di 13 milioni 391mila persone, pari al 22,8% della popolazione italiana, mentre cresce anche la grave deprivazione materiale (+ 4.4%).
Vengono considerate a rischio povertà o di esclusione sociale le persone che sono in almeno una delle seguenti situazioni: hanno un reddito inferiore al 60% del reddito medio nazionale, non possono far fronte a spese impreviste, riscaldare adeguatamente l’abitazione, svolgere attività di svago con familiari oppure amici, permettersi almeno una volta ogni due giorni un pasto adeguato (carne, pesce, proteine equivalenti vegetariane), permettersi un’auto, permettersi di sostituire il mobilio fuori uso, permettersi una connessione internet utilizzabile da casa, sostituire abiti consumati o permettersi due paia di scarpe in buone condizioni, permettersi di incontrare familiari e/o amici per bere o mangiare insieme almeno una volta al mese.
Un fattore che accomuna la gran parte delle persone che si rivolgono alla rete Caritas è la fragilità occupazionale, che si esprime per lo più in condizioni di disoccupazione (48,1%) e di “lavoro povero” (il 23% dichiara infatti di avere una qualche occupazione). Non è solo dunque la mancanza di un impiego che spinge a chiedere aiuto: di fatto quasi un beneficiario su quattro rientra nella categoria che viene definita dei “working poor”.
La povertà di cui stiamo trattando si riflette, ovviamente in negativo, anche sulla tutela della salute. Secondo l’Istat, nel 2023, il 7,6% della popolazione, pari a circa 4,5 milioni di persone, ha dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie ritenute necessarie (visite specialistiche, radiografie, ecografie, risonanze magnetiche) a causa di problemi economici o problemi di accesso legati alle liste di attesa. Inoltre, come noto, l’Italia è un Paese a crescita zero, con un preoccupante invecchiamento della popolazione: gli anziani che hanno chiesto aiuto alla Caritas nel 2023 sono stati 35.875 (30.692 nel 2022), che corrispondono al 13,4% dell’utenza; nel corso degli ultimi anni si è assistito a un costante aumento del peso degli over 65, passato dal 7,7% del 2015 al 13,4% del 2023.
di Giancamillo Trani
