Papa Francesco durante l’Angelus di domenica scorsa ha detto: «Il Vangelo della liturgia di oggi (Gv 2,1-11) ci narra il primo segno di Gesù, quando trasforma l’acqua in vino durante una festa di nozze a Cana di Galilea. Si tratta di un racconto che anticipa e sintetizza tutta la missione di Gesù: nel giorno della venuta del Messia – così dicevano i profeti – il Signore preparerà «un banchetto di vini eccellenti» (Is 25,6) e «i monti stilleranno il vino nuovo» (Am 9,13); Gesù è lo Sposo che porta il “vino nuovo”. In questo Vangelo possiamo trovare due cose: la mancanza e la sovrabbondanza.
Da una parte il vino viene a mancare e Maria dice a Suo Figlio: «Non hanno vino»; dall’altra parte, Gesù interviene facendo riempire sei grandi anfore e, alla fine, il vino è così abbondante e squisito che il maestro del banchetto domanda allo sposo perché lo ha conservato fino alla fine. Dunque, il segno nostro è sempre la mancanza, ma sempre «il segno di Dio è la sovrabbondanza» e la sovrabbondanza di Cana ne è il segno (cfr Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, vol. I, 294).
Alla mancanza dell’uomo come risponde Dio? Con la sovrabbondanza. Dio non è tirchio! Quando dà, dà tanto. Non ti dà un pezzettino, ti dà tanto. Alle nostre mancanze, il Signore risponde con la sua sovrabbondanza. Nel banchetto della nostra vita – possiamo dire – a volte ci accorgiamo che il vino viene a mancare: che ci mancano le forze e tante cose. Succede quando le preoccupazioni che ci affliggono, le paure che ci assalgono o le forze dirompenti del male ci tolgono il gusto della vita, l’ebbrezza della gioia e il sapore della speranza. Stiamo attenti: dinanzi a questa mancanza, quando il Signore dà, dà la sovrabbondanza. Sembra una contraddizione: più in noi c’è mancanza, più c’è la sovrabbondanza del Signore. Perché il Signore vuole fare la festa con noi, una festa che non avrà fine».
È stupefacente scoprire altri aspetti della santità del nostro Serafico Padre Francesco d’Assisi, non per caso definito un “Alter Christus”. Come Gesù trasformò l’acqua in vino per la gioia degli sposi, in egual modo fece Francesco per il bene della sua anima e per chi gli era vicino. “L’insigne seguace di Gesù Crocifisso, l’uomo di Dio Francesco, fin dagli inizi della sua conversione crocifiggeva la carne e le sue passioni con il rigore della disciplina e frenava i moti dei sensi con la legge della moderazione in maniera tanto severa che a stento prendeva il sostentamento indispensabile alla natura. Nei tempi in cui era sano, a fatica e di raro si permetteva vivande cotte e, quando se le permetteva, qualche volta le rendeva amare col mescolarvi della cenere oppure, per lo più, le rendeva insipide col versarci liquor d’acqua. Usò severa parchezza nel bere e tenne lontano il corpo dal vino, per poter applicare la mente alla luce della sapienza.
Siamo in grado di costatarlo con chiarezza da questo particolare: quando era tormentato dall’arsura della sete, a stento osava bere a sufficienza perfino l’acqua fresca. …per esperienza sicura aveva imparato che i nemici maligni vengono messi in fuga dalle vesti dure e ruvide, mentre da quelle delicate e molli vengono animati a tentare con maggior baldanza (FF 1348).
Un’altra volta il servo di Dio si trovava nell’eremo di Sant’Urbano, tormentato da una malattia gravissima. Sentendosi venir meno, chiese un po’ di vino. Gli risposero che non potevano portarglielo, perché non ce n’era assolutamente. Allora egli comandò di portargli dell’acqua; poi la benedisse col segno della croce. Subito diventa vino ottimo quella che prima era acqua pura. Così la purità del Santo ottenne ciò che la povertà del luogo non poté offrire. Come ebbe bevuto quel vino, egli si ristabilì immediatamente e con estrema facilità. Un cambiamento miracoloso e una miracolosa guarigione: due prodigi che avevano trasformato sia la bevanda sia colui che aveva bevuto. Erano due modi per indicare quanto perfettamente ormai Francesco si era spogliato dell’uomo vecchio e si era trasformato nell’uomo nuovo (FF 1099)”. Papa Francesco conclude: «Preghiamo allora la Vergine Maria. Lei, che è la “Donna del vino nuovo”, interceda per noi e, in questo anno giubilare, ci aiuti a riscoprire la gioia dell’incontro con Gesù».