Si è aperto il 29 dicembre a Nazareth, con una messa celebrata da tutti gli Ordinari cattolici di Terra Santa, il Giubileo della Speranza. Anche in Terra Santa i pellegrini potranno ottenere l’indulgenza facendo visita ad almeno una basilica tra quelle del Santo Sepolcro a Gerusalemme, della Natività a Betlemme e dell’Annunciazione a Nazareth. Di questo importante evento ne abbiamo parlato con il Custode di Terra Santa, padre Patton.
Anche in Terra Santa sarà possibile ottenere l’indulgenza legata al Giubileo Ordinario del 2025 dal motto “Pellegrini di speranza”. A stabilirlo sono le norme della Penitenzieria Apostolica, diffuse il 13 maggio dalla Santa Sede, che spiegano che sarà possibile conseguire l’indulgenza giubilare concessa da Papa Francesco ai pellegrini che faranno visita ad almeno una basilica tra quelle del Santo Sepolcro a Gerusalemme, della Natività a Betlemme e dell’Annunciazione a Nazareth. Il decreto sprona “gli animi dei fedeli a desiderare ed alimentare il pio desiderio di ottenere l’Indulgenza come dono di grazia, proprio e peculiare di ogni Anno Santo”, e dispone che “i pellegrini partecipino devotamente alla Santa Messa oppure alla celebrazione della Parola di Dio, alla Liturgia delle ore, alla Via Crucis, al Rosario mariano, all’inno Akathistos; ad una celebrazione penitenziale che termini con le confessioni individuali dei penitenti”.
Tre luoghi di speranza. Nazareth, Betlemme e Gerusalemme, spiega al Sir il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, “sono tre mete significative per i ‘pellegrini di speranza’ come il Giubileo ci esorta ad essere”. Luoghi significativi per la speranza perché a Nazareth il Verbo si fa carne nel ventre di Maria, perché Nazareth ci insegna che nulla è impossibile a Dio e questo alimenta la nostra speranza. Perché a Betlemme vediamo che la speranza assume il volto di un Bambino e questo ci ricorda che la salvezza di Dio non avviene con l’uso di grandi mezzi, di eserciti e armi super potenti e super moderne, ma attraverso un Bambino donato a noi nel quale abita tutta la pienezza della divinità. Perché a Gerusalemme ad alimentare la nostra speranza è l’esperienza sul Calvario dove il Figlio di Dio ci ha amato e dato se stesso per noi. È la speranza che nasce dal sentirsi amati, è la speranza, straordinariamente forte, che sprigiona dalla tomba vuota. La speranza di poter risorgere con Cristo ed entrare nella vita stessa di Dio, la speranza teologica”.
Bisogno di sperare. Quella della Penitenzieria apostolica è una esortazione rivolta non solo ai pellegrini diretti verso la Terra Santa ma anche agli stessi cristiani di Terra Santa, sottolinea il Custode che richiama “l’importanza di questi luoghi anche per noi che viviamo qui in Terra Santa.
“La mia speranza è che, con la fine dell’anno, finisca anche la guerra a Gaza con tutto lo strascico di odio e di morte che ha portato.
Questo potrebbe spingere tanti fedeli a pellegrinare nei luoghi santi di Nazareth, Betlemme e Gerusalemme”. Presto, annuncia padre Patton, “diffonderemo un messaggio che, speriamo, servirà per rimettere nel cuore dei fedeli la coscienza del Giubileo, dopo un anno di guerra che ha veramente sfiancato e scoraggiato i cristiani locali. Credo che in questo tempo il messaggio della speranza sia ciò di cui hanno bisogno i fedeli, particolarmente quelli che vivono qui”.
Segni visibili di speranza. Ad avvalorare le parole del Custode “sono segni di speranza che abbiamo visto e vediamo in questo anno che sta per finire”. Il pensiero del francescano va subito alla “piccola comunità di Gaza che nonostante la guerra è riuscita a tenere libero il cuore dall’odio, dai sentimenti di vendetta, proprio alimentando la fede e la speranza con una preghiera incessante. Penso ai giovani di Terra Santa che desiderano poter rimanere, nonostante la tentazione ad emigrare. I loro discorsi sono legati anche alla speranza di restare, di formare una famiglia qui, avere dei figli ai quali trasmettere non solo la vita ma anche la fede.”
“C’è un desiderio di pace che è molto profondo e non appartiene solo alla Terra Santa in senso stretto. Ho percepito questo desiderio di pace parlando con i confratelli in Siria, un desiderio palpabile. Ciò che è accaduto in Siria è quasi un segno che è arrivato il momento di poter ricominciare, è un segno di speranza umana e teologica, ancorata alla fede che ci dice che Dio opera nella storia e che tante sofferenze e preghiere non rimangono inascoltate”.
Commissione al lavoro. Padre Patton annuncia anche che c’è “una Commissione che sta lavorando per stilare un programma giubilare per la Terra Santa pensando a delle Giornate e a dei temi speciali da approfondire con eventi ad hoc a Nazareth, Betlemme e Gerusalemme. Un calendario di queste iniziative è in via di elaborazione e valorizzerà i luoghi legati alla fede cristiana in Galilea, in Palestina, nella zona di Betlemme, e a Gerusalemme. Questo per fare sì che tutti i cristiani possano prendere parte a momenti giubilari. Ci saranno anche dei ‘Giubilei tematici’, che vedranno coinvolti, tra gli altri, i giovani, le scuole, i lavoratori, le famiglie, i religiosi e le religiose, i malati, gli anziani. Analoghe iniziative saranno proposte anche ai pellegrini in arrivo durante il Giubileo. Stiamo preparando dei sussidi catechetico-celebrativi per vivere a pieno queste celebrazioni”.
L’appuntamento per l’apertura del Giubileo in Terra Santa è stato, come altrove, domenica 29 dicembre, con una messa celebrata a Nazareth da tutti gli Ordinari cattolici di Terra Santa, presieduta dal patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa. “Una celebrazione multirituale – spiega padre Patton – che ha visto al suo interno tutte le espressioni dei diversi riti delle chiese orientali, greco-cattolico, maronita, caldeo, siriaco, armeno, copto… Questa celebrazione ha mostrato il volto della Chiesa di Terra Santa, che è cattolica perché abbraccia, non solo i latini, ma tutti i riti. Una ricchezza celebrativa straordinaria. Abbiamo, infine, messo on line un sussidio per spiegare ai fedeli che cos’è l’indulgenza e per far capire cosa si deve fare, come cristiani, per ottenere l’indulgenza, il perdono che toglie non solo il peccato commesso ma anche le pene, le conseguenze del peccato che vengono rimesse per i meriti di Cristo e della Chiesa, per il tesoro di misericordia che detiene”.
Dalla Terra Santa verso Roma. Non solo pellegrini verso la Terra Santa ma anche pellegrini dalla Terra Santa verso Roma: “sono attesi pellegrinaggi con fedeli che partiranno dalla Terra Santa per giungere a Roma. Ma direi di più, – annota il Custode – ci saranno pellegrinaggi che porteranno fedeli da oltre oceano prima a Roma e poi in Terra Santa. Dagli Usa, dall’Africa, dall’America latina, dall’Asia sono previsti pellegrinaggi che toccheranno Roma e poi Gerusalemme. Il Giubileo – conclude padre Patton – consoliderà il legame esistente tra Gerusalemme e Roma e rafforzerà la speranza”.
di Daniele Rocchi – Sir