Tra resistenza al cambiamento e il vero messaggio di Actarus sulla tolleranza e la pace
In questi giorni non ho potuto fare a meno di notare tutto questo fermento per il nuovo Goldrake e mi viene da sorridere. Quasi cinquant’anni dopo quelle mitiche puntate che ci hanno fatto sognare, eccoci qui, tutti seduti sul divano davanti alla TV per questo ritorno.
I dati dello share televisivo hanno evidenziato che questo show è stato il terzo più visto in Italia (un milione di spettatori), considerando che nei primi due posti c’era la finale di Supercoppa Italia e Affari tuoi, il programma abbinato alla Lotteria Italia.
Tra nostalgia e cambiamento
Che emozione rivedere l’introduzione di Maria Giovanna Elmi ad annunciarlo, mi ha riportato a quando guardavo la TV con quel vecchio formato 4:3. Ma forse è proprio questa voglia di ricreare quella magia, e per qualcuno è stato come un segno di tradimento. Già dalla sigla, qualcosa non quadrava. Era come ritrovare un vecchio amico che parla una lingua diversa.
La storia inizia in modo diverso, i personaggi sono diversi e indossano un abbigliamento diverso, usano gadget diversi, tra cui uno smartphone che si estende a tablet, forse una pubblicità occulta, e soprattutto Actarus è diverso da Actarus.
Una ripartenza necessaria
Ma fermiamoci un attimo: non dovremmo prendercela con nessuno se non con noi stessi. Ci aspettavamo di ritrovare quel Goldrake, mentre gli autori sono stati chiari fin dall’inizio: questo è un “reboot”, una reinvenzione. Quando è andato in onda la prima volta, il più alto grado di tecnologia per un bambino era la macchinina radiocomandata o la pista polistil.
Goldrake U 2025 è una scommessa coraggiosa. Pensateci: provare a reinventare un mito per un pubblico completamente diverso! È come se qualcuno decidesse di riscrivere “Il Conte di Montecristo” ambientato ai giorni nostri. Dobbiamo guardarlo per quello che è: un cartone animato moderno, fatto per una generazione nata con la tecnologia e più attenta ai dettagli.
Io ho scelto di guardarlo con occhi nuovi, da genitore che ha macinato qualche ora di cartoni contemporanei coi propri figli. Ma sui social e sui giornali è stato un po’ un massacro. Tutti lì a fare il confronto impossibile tra due epoche diverse.
Il nuovo Goldrake cerca di fare un ponte tra generazioni: vuole parlare ai giovani di oggi ma strizza l’occhio a noi nostalgici. Certo, i personaggi sono cambiati – Actarus e Alcor sembrano usciti da un manga moderno – e i robot sono più… diciamo “alla moda”. Più di qualcuno ha storto il naso, ma era inevitabile.
Il messaggio di Goldrake
La cosa che mi fa riflettere di più è questa: da un lato è bellissimo vedere quanto Goldrake sia ancora nel cuore della gente e faccia ancora discutere, dall’altro è un po’ triste notare come noi “boomer” facciamo fatica ad accettare il cambiamento. Mi viene da chiedermi: abbiamo davvero capito il messaggio di Actarus sulla tolleranza e la pace? O forse lo abbiamo dimenticato proprio quando serve di più?
Avrei piacere di leggere tra i commenti dei social e gli articoli di giornali, al termine della messa in onda dell’intera serie, che, al di là del gradimento o meno, Goldrake abbia fatto riflettere sul nostro ruolo di generazione adulta nei confronti della generazione giovane. Un’apertura alla tolleranza e al dialogo intergenerazionale, perché in fin dei conti Goldrake difende il pianeta blu con tutti i suoi abitanti, indipendentemente dall’età.