La pubblicazione dei rapporti sull’immigrazione è punto di riferimento per capire un fenomeno di grande attualità. Difficile l’equilibrio tra il populismo xenofobo e le esigenze economiche, urgono soluzioni
Le due più aggiornate pubblicazioni sul fenomeno migratorio sono giunte ambedue alla 34esima edizione: il “Rapporto Immigrazione 2024” curato congiuntamente da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, nonché il più famoso “Dossier Statistico Immigrazione 2024” realizzato dal Centro Ricerche e Studi IDOS in collaborazione con il Centro Studi Confronti e l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”.
Partiamo da un dato ineludibile: nonostante i numerosi tentativi di contrasto del fenomeno migratorio da parte di molti Paesi dell’Occidente (ma non solo), parliamo di una mobilità umana che riguarda il 3,6% della popolazione mondiale pari a 281 milioni di persone (nel 1970 erano appena 70 milioni, a testimonianza che in mezzo secolo il fenomeno è più che triplicato). In parallelo, l’Unione Europea affronta un’altra crisi cruciale: la carenza di forza lavoro. Con una popolazione in costante invecchiamento e un sistema di formazione inadeguato, l’Europa fatica, in un mercato sempre più globalizzato ed estremamente competitivo, ad attrarre lavoratori qualificati.
Alla data del 1° gennaio 2024 in Italia gli stranieri regolarmente soggiornanti sono 5 milioni e 308mila unità (+ 3,2% rispetto al 2023) la cui incidenza sulla popolazione italiana (58 milioni e 990mila unità) è del 9% (al Nord l’11,3%, al Sud 4,5%). Le più numerose comunità straniere (sulle oltre 100 presenti in Italia) sono nell’ordine: Romania (1.081.836), Albania (416.829), Marocco (415.088), Cina (307.038), Ucraina (249.613), Bangladesh (174.058), India (167.333), Filippine (158.926), Egitto (147.797), Pakistan (144.129.
La popolazione immigrata è sostanzialmente più giovane di quella italiana. ll 74,2% è lavorativamente attiva, principalmente impegnata nei settori della collaborazione familiare, filiera alberghiera, ristorazione e costruzioni. Il numero degli alunni si avvicina ai 915 mila, quasi l’11,2% del totale della popolazione scolastica italiana, con punte dell’89% per la Cina e del 75% per Marocco e Romania.
I motivi che sottendono al rilascio del permesso di soggiorno sono famiglia (44,6%), lavoro (40,4%), asilo e motivi umanitari 6,8%, protezione temporanea (ucraini) 3,9%, studio 1,4%.
L’appartenenza religiosa segnala la presenza del 52% dei cattolici contro il 29,8% dei musulmani. La professione di altri credi pesa per il 7,5% mentre statisticamente è da sottolineare come il 9,8% dei migranti residenti in Italia si dichiari non credente.
Tra i problemi da affrontare l’aumento della povertà (la rete dei centri di ascolto delle Caritas diocesane segnala il 57% di utenti di origine straniera); l’aumento esponenziale di senza dimora (che evidenzia la carenze strutturali del sistema di accoglienza, la precarizzazione del mercato del lavoro, il fallimento delle politiche per l’immigrazione); il progressivo invecchiamento soprattutto di donne appartenenti alla componente femminile nelle comunità di più antico insediamento (Ucraina, Filippine, Capoverde, Sri Lanka); l’estrema lentezza delle procedure di regolarizzazione.
Venendo alla Campania, al 1° gennaio 2024 risultano residenti 265.484 migranti, pari al 5% della popolazione straniera residente in Italia, che incidono per il 4,7% sulla popolazione complessivamente residente nella regione. Nella provincia di Napoli vive circa la metà degli stranieri nella regione (132.446, pari al 49,8%).
Tra le nazionalità più rappresentate l’Ucraina è al primo posto con oltre 41mila presenze pari al 15.5%, seguita da Romania (33.644 presenze pari al 12.7% del totale), Marocco (23.925 presenze pari al 9%) e Sri Lanka (16.881 presenze pari al 6,4%). La ripartizione dei residenti stranieri per genere mostra una leggera maggioranza maschile (50,8%) salvo che nella città di Napoli dove, tra l’altro, il genere femminile è prevalente. La prima comunità migrante residente nella città di Napoli è originaria dello Sri Lanka.
I titolari di permesso di soggiorno a lungo termine sono in maggioranza e rappresentano il 58,5% del totale (la media nazionale è 60,1%). Oltre la metà di nuovi cittadini sono minori (53,7%), che hanno acquisito la cittadinanza per trasmissione del diritto da parte di genitori divenuti italiani, dai neo-maggiorenni nati e residenti in Italia che scelgono di diventare italiani al 18° anno di età e da coloro che l’acquisiscono per ius sanguinis, in quanto figli o discendenti di cittadini italiani.
Per quanto attiene al mondo del lavoro, i non comunitari occupati in Campania sono oltre 77 mila e costituiscono il 4,7% degli occupati nell’intera regione. Secondo i dati Unioncamere, al 31 dicembre 2023, in Campania vi sono 51.322 titolari di imprese nati nei Paesi non comunitari.
Quanto al rovescio della medaglia, in sintesi: dall’Italia si parte sempre più numerosi e con profili professionali sempre più complessi. Dal 2006 la presenza dei connazionali all’estero è praticamente raddoppiata (+97,5%) arrivando ad annoverare oltre 6,1 milioni di cittadini iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’estero. A tali partenze non corrispondono però altrettanti “ritorni” ma, piuttosto, una desertificazione dei territori. Ovviamente, c’è anche un fenomeno di mobilità interna al Paese: su una media di circa 200mila trasferimenti annui, i tre quarti riguardano movimenti tra comuni italiani.
di Giancamillo Trani
