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Papa Francesco continua ad approfondire il tema sullo spirito Santo e la Sposa durante la catechesi del mercoledì: «Dopo aver riflettuto sull’azione santificatrice e carismatica dello Spirito, dedichiamo questa catechesi a un altro aspetto: l’opera evangelizzatrice dello Spirito Santo, cioè al suo ruolo nella predicazione della Chiesa. La Prima Lettera di Pietro definisce gli apostoli “coloro che hanno annunciato il Vangelo mediante lo Spirito Santo”. In questa espressione troviamo i due elementi costitutivi della predicazione cristiana: il suo contenuto, che è il Vangelo, e il suo mezzo, che è lo Spirito Santo. Diciamo qualcosa dell’uno e dell’altro.

Nel Nuovo Testamento, la parola “Vangelo” ha due significati principali. Può indicare ognuno dei quattro Vangeli canonici: Matteo, Marco, Luca e Giovanni, e in questa accezione per Vangelo si intende la buona notizia proclamata da Gesù durante la sua vita terrena. Dopo la Pasqua, la parola “Vangelo” assume il nuovo significato di buona notizia su Gesù, cioè il mistero pasquale della morte e risurrezione del Signore.

Questo è ciò che l’Apostolo chiama “Vangelo”, quando scrive: «Io non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rm 1,16). La predicazione di Gesù e, in seguito, quella degli Apostoli, contiene anche tutti i doveri morali che scaturiscono dal Vangelo, a partire dai dieci comandamenti fino al comandamento “nuovo” dell’amore. Ma se non si vuole ricadere nell’errore denunciato dall’apostolo Paolo di mettere la legge prima della grazia e le opere prima della fede, è necessario ripartire sempre di nuovo dall’annuncio di ciò che Cristo ha fatto per noi. Per questo nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium si insiste tanto sulla prima delle due cose, cioè sul kerygma, o “proclamazione”, da cui dipende ogni applicazione morale. Predicare con l’unzione dello Spirito Santo significa trasmettere, insieme con le idee e la dottrina, la vita e la convinzione della nostra fede.

Significa fare affidamento non su «discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza» (1 Cor 2,4), come scrisse San Paolo. Facile a dirsi – si potrebbe obbiettare –, ma come metterlo in pratica se non dipende da noi, ma dalla venuta dello Spirito Santo? In realtà, c’è una cosa che dipende da noi, anzi due, e le accenno brevemente. La prima è la preghiera. Lo Spirito Santo viene su chi prega, perché il Padre celeste – è scritto – «dà lo Spirito Santo a chi glielo chiede» (Lc 11,13), soprattutto se lo domanda per annunciare il Vangelo del suo Figlio! Guai a predicare senza pregare! Si diventa quelli che l’Apostolo definisce “bronzi che rimbombano e cimbali che tintinnano”».

Riguardo alla predicazione, cosa suggeriva San Francesco d’Assisi ai suoi frati? “Voleva che i ministri della parola di Dio attendessero agli studi sacri e non fossero impediti da nessun altro impegno. Diceva infatti che sono stati scelti da un gran re per bandire ai popoli gli editti che ascoltano dalla sua bocca. «Il predicatore–diceva–deve prima attingere nel segreto della preghiera ciò che poi riverserà nei discorsi. Prima deve riscaldarsi interiormente, per non proferire all’esterno fredde parole». È un ufficio, sottolineava, degno di riverenza, e tutti devono venerare quelli che lo esercitano: «Essi sono la vita del corpo, gli avversari dei demoni, essi sono la lampada del mondo».

Riteneva poi i dottori in sacra teologia degni di particolari onori. Per questo una volta fece scrivere come norma generale: «Dobbiamo onorare e venerare tutti i teologi e quanti ci dispensano la parola di Dio come quelli che ci somministrano spirito e vita» (FF 747). … Era veramente fermo e costante nel bene, e null’altro cercava se non di compiere la volontà di Dio. Francesco infatti, quando anche predicava la parola del Signore davanti a migliaia di persone, era tranquillo e sicuro, come se parlasse con suo fratello e compagno. Ai suoi occhi un’immensa moltitudine di uditori era come un uomo solo, e con la stessa diligenza che usava per le folle predicava ad una sola persona. Dalla purezza del suo cuore attingeva la sicurezza della sua parola, e anche invitato all’improvviso, sapeva dire cose mirabili e mai udite prima (FF 447)”.

Papa Francesco conclude: «Che lo Spirito Santo ci aiuti, ci accompagni e insegni alla Chiesa a predicare così il Vangelo agli uomini e alle donne di questo tempo! Grazie».

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