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Dal Concilio al Sinodo: un cambiamento d’epoca

Prima Assemblea Sinodale delle Chiese in Italia

A Roma il 15 novembre scorso, sotto lo sguardo attento di San Paolo, ha avuto inizio la Prima Assemblea Sinodale delle Chiese in Italia. Accolti dall’Apostolo, i mille e più delegati diocesani, hanno “sentito” forte l’invito a continuare nell’annuncio di salvezza di cui egli è stato instancabile messaggero.

Il luogo di convocazione dello Spirito è stata la Basilica di San Paolo fuori le mura. Qui Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959 annunciò il Concilio Vaticano II e noi, in questo tempo e da questo luogo, ci sentiamo chiamati a dare concretezza alla profezia, pronti a camminare insieme per portare a tutti l’annuncio di Gesù Cristo e del Vangelo. Si! A tutti! Perché come ha ricordato il Cardinale Matteo Zuppi «la Chiesa è casa larga e accogliente dove tutti hanno un posto», «la Chiesa è famiglia: se saremo famiglia sapremo aiutare il mondo a vivere come comunità». I tre giorni di assemblea, dal 15 al 17 novembre, sono stati un tempo importante in cui abbiamo preso piena consapevolezza del dono che sono stati i tre anni precedenti. Siamo partiti in un periodo difficile in cui stavamo ancora curando le ferite del COVID, ci siamo messi in cammino senza sapere come si facesse, ma abbiamo capito che le fatiche si superano camminando insieme, che solo mettendo il cuore al centro della nostra vita e camminando fianco a fianco, ogni ostacolo può diventare un nuovo punto di partenza.

Allungando lo sguardo dal Concilio Vaticano II ai nostri giorni, ci siamo resi conto che il Sinodo è Kairos: è il tempo opportuno e non possiamo sprecarlo. È il momento di raccogliere la sfida che le crisi del nostro tempo rappresentano e trasformarla in una chiamata a rivitalizzare la Speranza, a riflettere su quale fede vogliamo vivere e testimoniare. Abbiamo capito che questa riflessione richiede un approccio sinodale che favorisca il discernimento comunitario, andando oltre il “cosa fare” e approfondendo il “perché” e il “come” in una prospettiva missionaria autentica e coraggiosa.

 Il punto di riflessione al quale ho avuto il dono e il privilegio di partecipare in questa assemblea è stato il tavolo 85, e i miei compagni di viaggio sono stati due vescovi, due sacerdoti e cinque laici. In un clima di comunione spirituale caratterizzato dall’ascolto attivo dell’altro e dall’attenzione profonda ad andare al di là delle semplici parole espresse, accompagnati dallo Spirito e stimolati dagli interventi dei relatori, ci siamo interrogati su come ripensare la missione della Chiesa e abbiamo individuato anzitutto due parole che potrebbero essere un punto di partenza e sintetizzare una possibile risposta alle crisi del nostro tempo: Sobrietà e Speranza.

 Sobrietà nelle strutture e liturgie, nel senso che le crisi devono condurre la Chiesa a una semplificazione che privilegi essenzialità e autenticità. Le strutture ecclesiali e liturgiche devono riflettere uno stile sobrio, diventando spazi di Speranza e partecipazione.

I Cantieri sinodali come cantieri di Speranza: il cammino sinodale deve favorire una Chiesa inclusiva, capace di costruire la pace e tradurre i valori della fede in un linguaggio comprensibile e accessibile.

Pensando al cambiamento d’epoca che stiamo vivendo, come ha sottolineato e continua a ricordarci Papa Francesco, e a come riconciliare la Chiesa col suo tempo affinché possa essere profetica, inclusiva e credibile nella testimonianza del Vangelo, ci siamo interrogati e sono nati degli spunti di riflessione che abbiamo così tradotto e schematizzato e ho piacere di condividere:

-Rispondere al cambiamento d’epoca: questo tempo di transizione deve essere colto come opportunità per sviluppare modelli che leggano l’umano e integrino teoria e prassi.

-Dimensione missionaria autentica: superare un approccio operativo per riscoprire la profondità e la gioia di un cammino profetico condiviso.

-Esempi concreti di conversione culturale: affrontare temi come migrazioni, pace e cura del prossimo, e valorizzare il messaggio evangelico con rinnovata gioia.

-Corresponsabilità comunitaria: promuovere uno stile relazionale rafforzando il coinvolgimento di “tutti” nei processi educativi e pastorali.

-Attenzione ai piccoli e agli educatori: rinnovare i percorsi di iniziazione cristiana e favorire l’adozione di linguaggi e strumenti capaci di dialogare con le nuove generazioni.

Gli spunti nati nella conversazione spirituale alla domanda “come riconciliare la Chiesa col suo tempo” sono stati tradotti in tre punti:

-Colmare le distanze: riconnettere CEI, teologia e strutture ecclesiali al popolo sinodale, rispondendo concretamente alle aspettative suscitate.

-Superare nostalgie e gestire il cambiamento affrontando con coraggio le trasformazioni del Cristianesimo contemporaneo, riscoprendo modalità nuove per viverlo, sostenuti dall’azione dello Spirito.

L’ultimo punto consiste in una proposta innovativa: “Una pastorale informale, flessibile e radicata nelle sfide del tempo presente”. Un cambio di mentalità e di postura ecclesiale in relazione al contesto attuale, nelle due direzioni indicate dal Concilio Vaticano II e tradotte “sinodalmente” in: relazione della Chiesa con la cultura e la società contemporanea e sinodalità interna della Chiesa. Una Chiesa animata dalla ricerca del dialogo, che sa insegnare, ma sa anche imparare dalla cultura in cui vive e una visione di Chiesa come popolo di Dio, dove “l’uguaglianza che deriva dalla dignità battesimale viene prima della differenza dovuta all’identità ministeriale”. La prima interessa i cambiamenti sociali nella vita relazionale e affettiva delle persone; la seconda si riferisce alla partecipazione di tutti i battezzati alla guida della comunità ecclesiale.

Da questi spunti di riflessione è derivato un secondo passaggio, legato alla scheda di riflessione che riguardava il nostro tavolo “gli organismi di partecipazione”, dal quale è emerso come la valorizzazione del protagonismo laicale passi anche attraverso l’adeguamento del quadro giuridico al contesto attuale e ai nuovi piani pastorali, superando le lacune tra teoria e prassi, rendendo i documenti normativi più vincolanti, evitando l’eccesso di esortazioni. Al fine, poi, di promuovere la Corresponsabilità pastorale, prevedere anche sessioni unitarie tra Consiglio Presbiterale e Consiglio Pastorale.

Tra le proposte operative emerse vorrei ricordare:

– Per l’ottimizzazione degli organismi di partecipazione esistenti, quella di raccordare le funzioni dei consigli pastorali diocesani, zonali/vicariali e parrocchiali.

-In merito alla valorizzazione dei carismi e all’inclusività, creare percorsi di discernimento che integrino i carismi nelle attività pastorali e sviluppare linee guida che chiariscano ruoli e complementarietà, promuovendo una spiritualità della corresponsabilità.

-Infine, valutare i percorsi pastorali con l’introduzione di strumenti per monitorare l’efficacia e la sostenibilità delle iniziative.

La riorganizzazione e l’arricchimento degli organismi di partecipazione rappresenta un passo fondamentale per rendere la Chiesa più vicina al popolo di Dio e alle esigenze del nostro tempo.

Al termine di questo viaggio che rappresenta un nuovo punto di partenza, mi piacerebbe concludere con le parole di S. EM. il Cardinale Matteo Zuppi presidente della CEI pronunciate, a termine dell’Assemblea Sinodale, durante la celebrazione eucaristica del 17 novembre: “Siamo tutti mendicanti d’amore…e siamo chiamati a pensare insieme e poi a fare insieme”. Possa essere questo lo spirito e lo stile della Chiesa per meglio discernere cosa serve al mondo e intraprendere nuove strade con coraggio, intelligenza, immaginazione, pazienza e “sensus fidei”: i cambiamenti veri non avvengono subito, ma non possono neanche aspettare.   

di Angelo Di Scala, delegato sinodale diocesi di Ischia

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