Commento al Vangelo (Lc 2,1-28)
Quest’anno il tempo di Avvento rischia di accorciarsi ancora di più. Dalle nostre parti, in Italia, infatti, celebriamo la solennità dell’Immacolata Concezione, che quest’anno assorbe la seconda domenica di Avvento. Tuttavia, questa festa non sminuisce il valore di questo periodo, anzi lo arricchisce, raccontandoci ogni volta il sogno di Dio. Un sogno che Dio ha per l’umanità e che non si è arreso nemmeno di fronte al peccato originale.
La pagina della prima lettura, che narra una verità profonda (non la storicità di Adamo ed Eva), ci rivela che Dio ha sempre avuto un sogno e un desiderio per l’uomo. Dio non è geloso; si ritrae per lasciare spazio all’umano, su cui ha riposto un sogno grande: il dono della libertà e dell’amore. Tuttavia, questa lettura ci ricorda che, fin dall’inizio, il cuore umano è stato tentato di vivere la vita autonomamente, opponendo a Dio, creatore dell’uomo, un uso distorto della libertà, privo di amore verso di Lui. È come voler utilizzare una macchina senza rivolgersi alla casa costruttrice per i pezzi di ricambio, ma affidandosi a parti compatibili: tutto dura poco.
Amore e libertà sono due facce della stessa medaglia: il cattivo uso dell’amore nasce dal cattivo uso della libertà e una vita imprigionata è il risultato di una vita in cerca di amori sbagliati. La festa di oggi ci dice che Dio non si è mai arreso. Non ha mai abbandonato il suo sogno, e a un certo punto della storia ha deciso di farlo ripartire, intervenendo straordinariamente nel concepimento di Miriam di Nazareth, una giovane di un villaggio sperduto, apparentemente insignificante. La vita di Maria a Nazareth non avrebbe avuto un futuro brillante. Pensate: quel villaggio non era neanche segnato sulle cartine del tempo. Eppure, Dio tiene d’occhio questo momento e prova nuovamente a creare un umano che, pur avendo carne mortale, riceva in dono nuovamente in pienezza la libertà e l’amore.
Come Adamo ed Eva, che avevano la possibilità di vivere la libertà nel modo giusto, anche Miriam è lasciata libera di rispondere alla proposta che Dio le rivolge nel suo cuore. Mi perdonino pittori e angeli, ma ciò che è accaduto in Maria è ben diverso da come spesso viene rappresentato: è nel suo cuore che si fa spazio, in modo unico, l’impulso di questa maternità. L’Avvento è una questione di cuore, e il cuore è il santuario dove Dio lascia vibrazioni particolari. Oggi celebriamo la libertà di questo “sì”, che sancisce la libertà che ogni creatura ha di scegliere tra il bene e il male, tra dare vita o distruggerla. Maria non sapeva di essere concepita senza peccato, eppure la risposta che dà all’angelo ci mostra la sua libertà interiore, che mette totalmente a disposizione di Dio: “Ecco la serva del Signore. Avvenga per me secondo la tua parola.” Una risposta unica, colma di stupore, che il testo italiano fatica a rendere.
Maria si definisce “serva”, ma non nel senso di schiava. Essere serva significa essere nata per servire, cioè per rendere felice qualcuno. Provate a chiedere a qualcuno come si sente quando scopre di non essere utile a nessuno: sentirsi inutili è amaro. La vera gioia nasce dall’essere stati utili a qualcuno, dall’averlo reso felice. Maria ha compreso il mistero della vita umana: siamo nati per amare, per servire, per rendere felice qualcuno.
Troppo spesso, invece, ci preoccupiamo del contrario: “Chi rende felice me?” Qui si annida la tentazione del serpente, che distorce il senso della nostra libertà e dell’immagine di Dio come accaduto per Adamo ed Eva. Il segreto di Maria è questo: Dio non ha nulla da chiedere, ma tutto da donare. Maria lo ha capito e la sua risposta, “Avvenga”, esprime tutto il suo stupore. In greco, il verbo non indica rassegnazione, ma una piena adesione, colma di entusiasmo.
Spesso sentiamo dalla bocca dei cristiani parlare della volontà di Dio come una disgrazia, qualcosa che devo sopportare e affrontare con dolore e con pazienza. Come si può non essere entusiasti di fronte alla volontà di un Dio che ci chiama a vivere in pienezza? Se la volontà di Dio è insegnarci ad amare, come possiamo dire con rassegnazione il nostro sì davanti a ciò? La vera sofferenza è trovarsi davanti a un’immagine di Dio distorta dalle parole del serpente. Molti cristiani hanno quest’immagine distorta e per questo non vivono in pienezza e in bellezza il rapporto con Dio.
Maria è stata la prima ad abbracciare interamente il sogno di Dio e finché ci saranno persone che, come Maria, accoglieranno il sogno di Dio e lo vivranno, quel sogno continuerà nel mondo e non avrà mai fine. Finché ci saranno cuori aperti al progetto di Dio, che è generoso come un Padre, tutta la creazione camminerà verso la sua pienezza. Buona festa dell’Immacolata! Sognate come Lui.
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Compiere in libertà e amore tutto ciò che è bene
Commento al Vangelo (Lc 2,1-28)
Quest’anno il tempo di Avvento rischia di accorciarsi ancora di più. Dalle nostre parti, in Italia, infatti, celebriamo la solennità dell’Immacolata Concezione, che quest’anno assorbe la seconda domenica di Avvento. Tuttavia, questa festa non sminuisce il valore di questo periodo, anzi lo arricchisce, raccontandoci ogni volta il sogno di Dio. Un sogno che Dio ha per l’umanità e che non si è arreso nemmeno di fronte al peccato originale.
La pagina della prima lettura, che narra una verità profonda (non la storicità di Adamo ed Eva), ci rivela che Dio ha sempre avuto un sogno e un desiderio per l’uomo. Dio non è geloso; si ritrae per lasciare spazio all’umano, su cui ha riposto un sogno grande: il dono della libertà e dell’amore. Tuttavia, questa lettura ci ricorda che, fin dall’inizio, il cuore umano è stato tentato di vivere la vita autonomamente, opponendo a Dio, creatore dell’uomo, un uso distorto della libertà, privo di amore verso di Lui. È come voler utilizzare una macchina senza rivolgersi alla casa costruttrice per i pezzi di ricambio, ma affidandosi a parti compatibili: tutto dura poco.
Amore e libertà sono due facce della stessa medaglia: il cattivo uso dell’amore nasce dal cattivo uso della libertà e una vita imprigionata è il risultato di una vita in cerca di amori sbagliati. La festa di oggi ci dice che Dio non si è mai arreso. Non ha mai abbandonato il suo sogno, e a un certo punto della storia ha deciso di farlo ripartire, intervenendo straordinariamente nel concepimento di Miriam di Nazareth, una giovane di un villaggio sperduto, apparentemente insignificante. La vita di Maria a Nazareth non avrebbe avuto un futuro brillante. Pensate: quel villaggio non era neanche segnato sulle cartine del tempo. Eppure, Dio tiene d’occhio questo momento e prova nuovamente a creare un umano che, pur avendo carne mortale, riceva in dono nuovamente in pienezza la libertà e l’amore.
Come Adamo ed Eva, che avevano la possibilità di vivere la libertà nel modo giusto, anche Miriam è lasciata libera di rispondere alla proposta che Dio le rivolge nel suo cuore. Mi perdonino pittori e angeli, ma ciò che è accaduto in Maria è ben diverso da come spesso viene rappresentato: è nel suo cuore che si fa spazio, in modo unico, l’impulso di questa maternità. L’Avvento è una questione di cuore, e il cuore è il santuario dove Dio lascia vibrazioni particolari. Oggi celebriamo la libertà di questo “sì”, che sancisce la libertà che ogni creatura ha di scegliere tra il bene e il male, tra dare vita o distruggerla. Maria non sapeva di essere concepita senza peccato, eppure la risposta che dà all’angelo ci mostra la sua libertà interiore, che mette totalmente a disposizione di Dio: “Ecco la serva del Signore. Avvenga per me secondo la tua parola.” Una risposta unica, colma di stupore, che il testo italiano fatica a rendere.
Maria si definisce “serva”, ma non nel senso di schiava. Essere serva significa essere nata per servire, cioè per rendere felice qualcuno. Provate a chiedere a qualcuno come si sente quando scopre di non essere utile a nessuno: sentirsi inutili è amaro. La vera gioia nasce dall’essere stati utili a qualcuno, dall’averlo reso felice. Maria ha compreso il mistero della vita umana: siamo nati per amare, per servire, per rendere felice qualcuno.
Troppo spesso, invece, ci preoccupiamo del contrario: “Chi rende felice me?” Qui si annida la tentazione del serpente, che distorce il senso della nostra libertà e dell’immagine di Dio come accaduto per Adamo ed Eva. Il segreto di Maria è questo: Dio non ha nulla da chiedere, ma tutto da donare. Maria lo ha capito e la sua risposta, “Avvenga”, esprime tutto il suo stupore. In greco, il verbo non indica rassegnazione, ma una piena adesione, colma di entusiasmo.
Spesso sentiamo dalla bocca dei cristiani parlare della volontà di Dio come una disgrazia, qualcosa che devo sopportare e affrontare con dolore e con pazienza. Come si può non essere entusiasti di fronte alla volontà di un Dio che ci chiama a vivere in pienezza? Se la volontà di Dio è insegnarci ad amare, come possiamo dire con rassegnazione il nostro sì davanti a ciò? La vera sofferenza è trovarsi davanti a un’immagine di Dio distorta dalle parole del serpente. Molti cristiani hanno quest’immagine distorta e per questo non vivono in pienezza e in bellezza il rapporto con Dio.
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Don Cristian Solmonese
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