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Il giudizio particolare è il momento in cui ciascuna anima riceve il suo destino eterno

Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma in modo inequivocabile che: “Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione, o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre”. (CCC 1022). Il giudizio particolare, secondo l’insegnamento della Chiesa, è il giudizio che ogni anima riceve subito dopo la morte. È un aspetto centrale della dottrina cattolica, ed è distinto dal giudizio universale, che avverrà alla fine dei tempi, al ritorno di Cristo, quando tutti gli uomini saranno giudicati insieme. Subito dopo la morte, ogni persona è giudicata da Dio.

Questo giudizio è definitivo e riguarda la condizione spirituale dell’anima al momento della morte, cioè come essa si è preparata ad affrontare il destino eterno. Il giudizio particolare si compie in base alla vita che ciascun individuo ha vissuto, alle sue azioni, alle sue scelte morali, alla sua fede, e alla sua adesione o meno alla grazia di Dio. L’anima riceve un destino eterno che è irrevocabile.

L’esito può essere:

Salvezza in Paradiso: per coloro che muoiono in stato di grazia, cioè in comunione con Dio, che hanno seguito il cammino di fede e di amore verso Dio e il prossimo. Il Paradiso è la visione beatifica di Dio, la comunione perfetta con Lui.

Purificazione in Purgatorio: per coloro che sono in stato di grazia, ma che necessitano ancora di purificazione prima di poter entrare in Paradiso. Il Purgatorio è uno stato temporaneo di purificazione dalle conseguenze del peccato, dove l’anima si prepara alla visione di Dio.

Condanna eterna: per coloro che, al momento della morte, si trovano separati da Dio, cioè che hanno rifiutato il Suo amore e la Sua grazia in modo definitivo. L’Inferno è la separazione eterna da Dio, ed è un destino di sofferenza per chi ha scelto il peccato e il rifiuto della salvezza.

Il giudizio di Dio è perfetto e non può essere errato. Dio giudica con giustizia e misericordia perfetta, conoscendo la totalità della persona, le sue intenzioni, le sue sofferenze, i suoi fallimenti e le sue virtù. Ogni persona è giudicata in base alla propria libertà e responsabilità. La teologia insegna che l’uomo è libero di rispondere alla chiamata di Dio e che ogni azione compiuta in vita ha una certa importanza nel determinare il destino eterno dell’anima. Sebbene Dio sia giusto, la teologia sottolinea anche e soprattutto la Sua misericordia. La misericordia di Dio non annulla la giustizia, ma la compie. Per esempio, attraverso il Sacramento della Riconciliazione, i peccati possono essere perdonati se il peccatore si pente sinceramente e cerca la grazia divina.

Questo è particolarmente importante per coloro che, pur avendo vissuto una vita di peccato, si pentono prima di morire. Il giudizio particolare non annulla il giudizio universale, ma è il primo passo del destino eterno dell’anima. Al giudizio universale, che avverrà alla fine dei tempi, Dio manifesterà pubblicamente il giudizio su tutta l’umanità, ma ciò che sarà rivelato allora è già deciso dal giudizio particolare. In altre parole, il giudizio particolare determina il destino eterno di ciascuno, mentre il giudizio universale servirà a rendere evidente davanti a tutti la giustizia e la misericordia di Dio. Il giudizio particolare è il momento in cui ciascuna anima riceve il suo destino eterno, che può essere la salvezza in Paradiso, la purificazione in Purgatorio, o la condanna eterna all’Inferno, in base alla sua risposta al piano di salvezza di Dio durante la vita terrena.

di Paolo Morocutti – Sir

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