Gli Istituti diocesani per il sostentamento del clero
I sacerdoti aiutano tanti e meritano il nostro affetto. Questo il pensiero del presidente dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero (IDSC) della diocesi di Pozzuoli, diacono Mario Gargiulo, laureato in economia e commercio, che ci fa conoscere meglio le funzioni di questo ente.
Cosa sono gli Istituti per il sostentamento del Clero?
«Sono enti ecclesiastici presenti in ogni diocesi a norma del diritto canonico (can 1274, § 1) e hanno lo scopo di gestire i beni a loro affidati per produrre reddito necessario al sostentamento dei sacerdoti che prestano servizio nella diocesi. Forniscono anche servizi assistenziali e previdenziali al clero. Ogni IDSC, pur avendo una propria autonomia nella gestione del patrimonio, deve comunque rispondere della propria gestione contabile all’Istituto Centrale per il sostentamento del clero (ICSC).
Ogni IDSC ha un Presidente e legale rappresentante, un Consiglio di Amministrazione, tutti nominati dal vescovo diocesano, proprio per garantire la gestione autonoma dell’ente, non ha nessun collegamento con le Curie diocesane o con l’economato, ha autonomia giuridica, economica ed organizzativa. Naturalmente, le scelte gestionali degli IDSC devono comunque essere fatte nel rispetto delle norme di legge e del diritto canonico».
Come funziona il sostentamento del clero? Cosa viene dato al sacerdote?
«La Conferenza episcopale italiana stabilisce una soglia di reddito che ogni presbitero deve poter ricevere. Al raggiungimento di questo livello contribuisce qualsiasi entrata: insegnamento nelle scuole, incarichi in enti, come ospedali, caserme e altro. Se non si hanno entrate oppure queste non sono sufficienti per arrivare alla soglia stabilita, interviene l’istituto sostentamento clero a copertura. Viene così assicurata a ciascuno dei sacerdoti diocesani una remunerazione complessiva, che attualmente può variare da un minimo di 1.028,80 ad un massimo di 1.941,86 euro lordi mensili per 12 mensilità».
Come è possibile contribuire alla remunerazione dei sacerdoti?
«Oggi vi sono circa 31.800 sacerdoti diocesani, senza contare gli appartenenti alle congregazioni ed ordini religiosi. Per partecipare alla loro remunerazione e alle opere da loro svolte nelle comunità parrocchiali, innanzitutto è possibile firmare per l’8×1000 alla Chiesa Cattolica. Anche se dobbiamo sottolineare che purtroppo le firme sono notevolmente diminuite rispetto agli anni passati. È importante sottolineare che possono firmare per l’8×1000 anche coloro che non sono obbligati a presentare la dichiarazione dei redditi. Poi, ci sono le erogazioni liberali fatte verso l’Istituto Centrale, i cui importi sono deducibili dalle proprie imposte in sede di dichiarazione dei redditi. Per informazioni più dettagliate in ogni diocesi c’è un ufficio del “Sovvenire”».
Perché diventare un offerente? «Offrire non serve a pagare lo “stipendio” ai sacerdoti, come fossero impiegati, ma permette di realizzare le tante attività che normalmente vengono svolte nelle parrocchie, ai fini assistenziali e caritatevoli, per i giovani, per le famiglie. L’amore è concreto e comporta piccoli sacrifici. L’offerta è un dono che costa qualcosa in più, ma è una scelta irrinunciabile sul piano umano e della fede. È l’affetto verso i sacerdoti e verso la missione a cui sono chiamati, che fa compiere questa scelta. È l’esempio di quanti vediamo coi nostri occhi dedicarsi agli altri che fa la differenza. La testimonianza viva cambia la mentalità e ci rende generosi. Le offerte si possono fare sempre, anche più volte durante l’anno. Ognuno offre quanto può e quanto desidera».
di Carlo Lettieri
