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La speranza cristiana non illude né delude!

La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene (CCC 1803). Vi sono virtù umane o morali o cardinali che vengono acquisite umanamente permettendoci di praticare liberamente il bene e vi sono virtù teologali che vengono infuse da Dio nell’anima dei fedeli permettendoci di partecipare alla natura divina. Le virtù cardinali sono prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Le virtù teologali sono fede, speranza e carità. Le virtù umane si radicano nelle virtù teologali che le informano e le vivificano.

Spesso le virtù teologali vengono contemplate singolarmente ma lo Spirito Santo le infonde nella loro unità; le aiuta anche a operare, perché i suoi sette santi doni completano e portano alla perfezione quelle stesse virtù. «È impossibile credere in Dio e non sperare la salvezza oppure vivere la carità e non aderire alla volontà di Dio». (F. Asti, Maria Vergine, Libreria Editrice Vaticana) Le tre virtù teologali lavorano dunque insieme e in equilibrio per aiutare la persona a crescere e maturare: la fede illumina l’intelletto, la carità muove la volontà, la speranza trasforma la memoria in benedizione. Ciò è specchio delle tre Persone divine.

I santi e i mistici esaminavano le virtù nella loro azione, la quale tende alla santità di vita. Quanto più le si esercita tanto più le virtù sono pure. 

“La speranza non delude”: questo è – sappiamo – il messaggio del prossimo anno giubilare 2025.

Con la speranza desideriamo il Regno dei cieli e la Vita eterna come nostra somma felicità, fidandoci delle promesse di Cristo che mai tradisce, delude o illude: è Lui la nostra Speranza.

Come le altre virtù teologali, la speranza viene sorretta dalla grazia effusa nella vita sacramentale e liturgica. Una grazia che trasforma il cuore e ci pone al servizio dei poveri, degli ultimi. La virtù della speranza, infatti, muove il credente a realizzare già oggi, sulla terra, il Regno promesso. Ciò richiede prima di tutto l’accoglienza di un Amore grande, quello del Signore per ciascuno di noi.

Siamo in continua conversione, formazione, preparazione. Ciò significa lasciarsi perdonare e saperci perdonare, affinché: possiamo continuamente risorgere dalle nostre ferite e ricucire fiducia con il filo d’oro della prossimità e della cura; si possa ristabilire quell’alleanza che è l’origine della nostra salvezza; possiamo tornare a guardarci come Dio ci guarda. Perché, se ho peccato e accedo al Sacramento della riconciliazione che mi dona il perdono di Dio – dispiaciuta per quanto ho commesso, accorgendomi che in me c’è un dolore provocato nella mia vita spirituale, volendomi convertire da questo dolore che provo per quello che ho fatto, promettendo con il Suo aiuto di non commetterlo mai più – chi sono io per condannarmi visto che Dio non mi condanna?    

Quanta pace nel cuore e quante lacrime liberatrici che ne scaturiscono! E che si traducono in pace per il mondo. Perdonare, di fatto, non cambia il passato, ma può permettere un futuro vivendolo senza rancore né vendetta. Questo ci permette di ripartire in maniera più libera, recuperando i sani valori.

Che la speranza dunque abbondi. Ascoltiamo la Parola della speranza che non tramonta e non ha confini.

«Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio con loro”: E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate. (Ap 21,1-4)»

Il trionfo del Padre!

Maria Madre della Speranza preghi per noi tutti!

di Angela Di Scala

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