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Fidanzamento, tempo da non sprecare

Si tratta di trovare vie, tempi e modi perché i giovani sappiano rivolgersi l’un l’altro le domande più giuste, quelle rivelative

Sappiamo ancora conoscerci? Alla luce delle notizie di cronaca, riguardo alle troppo frequenti crisi di coppia che sfociano anche in atti di grave violenza, siamo indotti a credere che le ultime generazioni sperimentino più fatica a portare a compimento un percorso di approfondita conoscenza reciproca. Il rischio diffuso è quello che ci si fermi sulla soglia del “piacersi”, provare attrazione fisica, nutrire sentimenti di simpatia. Uomini e donne, in questo parimenti, desiderano trovare un partner, ma proprio l’obbiettivo spesso ostinato di avere una compagna/o, induce a mostrare di sé solo quelli che si presumono essere i tratti più attraenti, i propri punti di forza, secondo le regole di corteggiamento che sono dettate dall’istinto. In verità, siamo tutti consapevoli che conoscersi nel profondo vuol dire avere il coraggio di non nascondere le proprie fragilità e nel contempo sapere accogliere quelle dell’altro.

Paradossalmente potremmo dire che se si è abbassata la soglia del pudore riguardo all’intimità fisica dei corpi, molto spesso anche persone che da tempo condividono un legame sentimentale, dimostrano di non saper essere davvero nudi l’uno di fronte all’altro in ciò che di più intimo si ha nell’animo: i dubbi, le paure, le ferite più profonde. Ecco, allora, che quando inevitabilmente esse affiorano, per una qualche difficoltà contingente, o anche solo col passare del tempo, possiamo non riconoscere più l’altro, rimanere delusi, spaventati, spiazzati di fronte alla complessità che è insita nel mistero che è ognuno di noi.

Da qui nascono fratture, divisioni anche laceranti perché ci sembra di essere stati in qualche modo ingannati, di aver investito tanto su qualcuno che si è rivelato del tutto diverso da quello che ci era parso all’inizio, complice la naturale euforia degli esordi. Spesso chi interrompe una relazione di coppia, anche se non di lunga durata, sperimenta una forte desolazione, appesantita dal giudizio negativo dell’altro che magari pensa di stemperare la sua frustrazione, screditando il suo ex anche agli occhi di parenti e amici.

Come si suol dire, però, un albero che cade fa sempre più rumore di una foresta che cresce e allora, nell’ottica della speranza cristiana a cui il Papa ci invita per l’anno giubilare ormai prossimo, è bene anche evidenziare che tanti giovani vivono in modo fruttuoso quel tempo propizio che chiamiamo fidanzamento e che i cristiani possono davvero considerare un tempo di Grazia. Le famiglie in primo luogo, ma anche tutte le altre agenzie educative, non ultime le comunità ecclesiali dovrebbero sentirsi investite dal compito urgente di educare i giovani a tessere con pazienza le relazioni sentimentali, ancor prima della tanto decantata educazione sessuale, di cui è pur bene disporre. Ma oggi più che conoscenze scientifiche è necessario trasmettere esperienze di vita.

Si tratta di trovare vie, tempi e modi perché i giovani sappiano rivolgersi l’un l’altro le domande più giuste, quelle rivelative; non si stanchino di offrirsi occasioni per esprimere la verità di loro stessi. La maturità di una conoscenza si misura quando chi mi sta di fronte è capace di valorizzare i miei talenti, illuminare i miei lati più oscuri, essere per me strumento di grazia e di edificazione. I fidanzati sono un segno evidente di speranza per tutti coloro che li incontrano perché sono uomini e donne che desiderano benedirsi l’un l’altro. Per questo chiedono e meritano l’incoraggiamento soprattutto degli sposi più maturi. Una coppia che cresce in modo armonico secondo questo intento, quanto più rinsalda la propria unione tanto più si apre all’esterno ed inizia ad assumere quel tratto caratteristico che la renderà unica e preziosa nel suo cammino di famiglia.

di Giovanni M. Capetta – Sir

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