I festeggiamenti in onore del Santo
È nelle sfumature del cielo al tramonto, in quella magia che anticipa il buio, che si accendono le prime luci in onore dei festeggiamenti di San Pietro. Ed è in quel gesto, così simbolico, che si riaccendono anche la fiducia e gli occhi di chi affronta le battaglie della vita ogni giorno, e che un po’ ha smesso di sognare.
È in quei vicoli, su quella salita da cui si scorge il campanile maiolicato della Chiesa di Santa Maria delle Grazie in San Pietro, che si respira l’entusiasmo delle nuove generazioni che proseguono la tradizione: visi arrossati dal sole, salsedine sulla pelle nell’incontro con i pescatori per scoprire i segreti del nostro mare, emozioni dei ministranti nelle prime celebrazioni solenni, musiche che avvolgono come un abbraccio sulle note dell’Inno che da sempre intoniamo per giorni e giorni, sorrisi, preoccupazioni, colazioni improvvisate sul sagrato, giorni in cui non esistono diversità perché sotto quel campanile siamo tutti uguali: siamo una Famiglia che cerca risposte tra riflessioni e batticuori come durante l’adorazione eucaristica, dove il pane consacrato nell’eucaristia è stato esposto ai fedeli nell’ostensorio, creando nella notte un effetto di luci e ombre, come a volerci ricordare che, anche nella tempesta più impervia, il Signore dona sempre la chiave di lettura giusta per acquietare gli animi.
E quest’anno una delle chiavi ci è stata fornita dall’incontro con il nostro Vescovo Carlo, persona di profonda introspezione. “Narriamo la Speranza”, questo l’argomento trattato in preparazione al Grande Giubileo del 2025: una virtù all’apparenza piccola, ma in realtà così forte da smuovere cieli e terre.
Papa Francesco è tornato più volte in questo periodo a parlare di Speranza, “Spes non confundit”, spronandoci a guardare con occhi nuovi la nostra esistenza, soprattutto se sottoposta a dura prova, e guardarla attraverso gli occhi di Gesù risorto, affinché ci aiuti a superare i giorni più difficili nella certezza che il buio si trasformerà presto in luce.
È stato un dialogo di arricchimento personale, oltre che diocesano, con uno scambio di esperienze, impressioni, timori e verità.
San Pietro è tutto questo e tanto, tanto altro spesso difficile da descrivere, poiché esistono ancora sentimenti che non trovano parole per essere definiti.
San Pietro è quel vento che ti fascia come l’abbraccio di un genitore amorevole, e tu chiudi gli occhi sperando che non passi mai; San Pietro è nella voce dei Predicatori che ci accompagnano e ci preparano spiritualmente per una Fede più forte ed autentica (GRAZIE Padre Marco e Padre Enzo); San Pietro è nella certezza di una presenza silenziosa, ma costante; San Pietro è nei volti di tutte quelle persone che non hanno mai abbandonato le reti in mare, anche quando vuote, perché è con l’amore che le abbiamo riempite.
San Pietro siamo noi, persone di ogni estrazione, età, forma mentis; una comunità tenuta unita da un filo invisibile, ma indistruttibile che, tra infinite fragilità, riesce sempre a portare la barca al sicuro.
E quando tutto finisce… si spengono le luci, ma si riaccende il cuore. Ed i sogni.
di Paola Mattera