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Commento al Vangelo Gv 3,16-18

Lo Spirito Santo ci porterà alla verità tutta intera. Gesù così ci aveva detto. E dunque dopo la Pentecoste, la Chiesa ci fa celebrare quello che lo Spirito ci ha fatto comprendere. Le solennità del tempo ordinario sono proprio quelle verità che lo Spirito ha fatto comprendere alla Chiesa nel corso del tempo. In questa domenica celebriamo il volto di Dio che Gesù ci ha raccontato, Un passo alla volta, lo Spirito ci ha fatto capire che Dio è Trinità.

Chi è veramente Dio? Cosa fa? Come la pensa? Esiste oppure no? Non è una domanda marginale questa, perché anche a noi qualche volta, nonostante viviamo una vita piuttosto soddisfacente da un punto di vista affettivo, relazionale, lavorativo, ci viene da chiederci perché le cose esistono. Tutti noi abbiamo un’idea di Dio, anche chi non crede ce l’ha. Qual è il vero volto di Dio? Gesù è venuto a dirci qualcosa di Dio; egli non è solo un bravo uomo, un grande profeta, uno con delle invenzioni geniali ma è immensamente di più, è qualcuno che ci ricorda il vero volto del Padre.

Per questo io non credo in Dio, ma io credo nel Dio che Gesù è venuto a raccontare. Allora abbiamo una grande conversione da fare: passare dal dio che abbiamo ora in testa al Dio che Gesù è venuto a raccontarci. Non è facilissimo perché incontro molte persone che parlano di Dio, ma mi accorgo che hanno un’idea un po’ strana di Dio; io stesso mi rendo conto che molti luoghi comuni che abbiamo su Dio devono ancora essere cristianizzati, evangelizzati. Molti credono in dio ma non nel Dio di Gesù. Cosa ci ha detto Gesù di Dio? Gesù fa e ci fa fare un percorso, una specie di pedagogia divina. Gesù stesso lo ha fatto, e lo ha fatto fare ai suoi discepoli solo dopo la risurrezione, dopo il dono dello Spirito. E lo Spirito ci ha detto una cosa bellissima: Dio è relazione! Dio è Trinità, è comunione e ci insegna la relazione. Da cosa nasce una relazione? Chiediamolo agli innamorati: è sentirsi attratti, affascinati.

Tutti noi per essere attratti abbiamo bisogno di fare esperienza di qualcosa che ci affascina, che tocca la nostra vita, che fa balzare le corde del cuore. Bisogna tornare ad essere affascinati da Dio. Sapete, il Dio che ci siamo raccontati in tanti incontri, in tanti appuntamenti, in tante omelie non affascina per niente. Sento raccontare un Dio che non affascina, non ha fascino. Spesso il Dio di cui ho sentito parlare, è un Dio di buon senso. Tutti noi abbiamo un’idea di Dio con cui siamo cresciuti, con cui abbiamo convissuto ma che non è il Dio di Gesù. È il Dio di Gesù che deve affascinare. Dio non è solo il perfetto, il misericordioso, né il solitario, ma è una comunione, è una relazione.

Un padre/madre che ama un figlio/figlia e questo amore è così forte che è lo Spirito Santo. E questo amore è talmente forte, integrato, che noi da fuori ne vediamo uno. Dio uno e Trino. Lui è comunicazione, relazione in cui però non si mischiano i ruoli. Quando pensiamo al Padre pensiamo alla creazione, quando pensiamo al Figlio pensiamo alla croce e alla resurrezione cioè alla redenzione, quando pensiamo allo Spirito pensiamo a colui che ci dà un pezzo per andare oltre, per capire, per sentire.  Noi siamo invitati a entrare in questa comunione. Il nostro è un Dio che entra in contatto con noi, che si dà da fare, che si interessa a noi. A Nicodemo, questo maestro di Israele che va a trovare di notte Gesù per paura, il Signore spiega il segreto del cuore di Dio: dare. Il segreto della Trinità è l’amore, è dare, consegnare. Ci è raccontato che Dio si dona, che Dio si è donato a noi in Gesù Cristo, per raccontarci come lui ama. Gesù per tre anni ha raccontato come lui si sente amato dal Padre, come lui e il Padre vivono questa relazione.

Questo dono ci è stato fatto perché nessuno di noi “vada perduto”, “si senta perduto”. Dio sa che noi possiamo sentirci così, Dio sa che possiamo sentirci perduti in balia delle domande più importanti, in balia delle forti tempeste dentro e fuori di noi, in balia delle accuse che facciamo contro noi stessi: sensi di colpa, paure, angosce, perdoni mai dati e perdoni mai concessi. Dio sa quante volte ci siamo sentiti perduti dopo una relazione, un’amicizia, un amore, un fallimento economico, un progetto mancato. Dio sa che l’esperienza del sentirsi perduti sta sempre li in agguato alle porte del nostro cuore. Dio sa che nel mare possiamo perderci, possiamo perdere la rotta, sa che il male sa accompagnarci come fa il bene ma con un prezzo diverso.

Per questo Dio dona suo Figlio per farci raccontare di non sentirci perduti. È venuto a raccontarci la verità su noi stessi e il percorso per essere felici nell’indicarci le cose che ci rendono felici. Una relazione si nutre di questo: due innamorati sanno che stando insieme non si sentiranno perduti. Raccontiamoci Dio per tornare a stare insieme. Non stiamo insieme per fare delle cose, ma semplicemente per raccontarci Dio, per lasciarci affascinare da lui, per stare insieme e così non sentirci perduti. Una relazione, inoltre, ti salva: il Vangelo ci dice che Dio manda il Figlio perché tu sia salvato. Da chi Dio mi salva? E cosa significa salvarsi? Niente di tutto quello che state pensando. Egli ti salva dal rischio che tu possa diventare arcigno, solo, chiuso, morto. Ti salva da quello che provoca la morte spirituale dentro di te, che poi sboccerà nella seconda morte. C’è il rischio di trascorrere questa vita senza diventare quelli che siamo chiamati ad essere. C’è il rischio che tutto intorno a te e la tua vita ti condanni, le tue scelte ti condannino dopo averti accusato, e solo Dio sa quanto è vera questa parola. Lui è venuto non a condannarti ma a salvarti.

Infine, Gesù ci invita a credere in lui: cosa significa? Fare pratiche? Pregare? Credere significa dare il cuore in quello che lui crede, dare il cuore al modo in cui egli ama, dare il cuore a quello che ci è venuto a raccontare, dare il cuore a partire dalle relazioni interpersonali. Tutto questo è scritto da Dio dentro di noi. Quando egli crea Adamo ed Eva dice il testo biblico che li crea “guardandosi allo specchio”. Se Dio ci ha fatti come lui, in altri termini a sua immagine, se siamo fatti ad immagine della comunione capisco moltissime cose. Capisco per esempio perché ci pesa così tanto la solitudine. Noi abbiamo paura delle relazioni quando dovremmo aver più paura della solitudine. Sono convinto che se chiedessimo quale sia la cosa di cui più ha paura la gente, la risposta non sarebbe la sofferenza ma la solitudine. Passare la vita e morire soli. Facciamo benissimo ad avere paura della solitudine perché ci è contro natura, perché siamo fatti a immagine e somiglianza della Trinità.

Allora fuggiamo la solitudine, coltiviamo la relazione, usciamo dai nostri gusci preferenziali per cercare in qualche modo di intessere nuove relazioni. Ripartiamo da questo! Rimbocchiamoci le maniche, proviamo a sognare come Dio sogna, proviamo una volta tanto ad assecondare quello che Dio fa! Buona domenica!

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