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Don Gino intervista Padre Renato

Tre giorni di esercizi spirituali sotto la guida di P. Renato Colizzi sj e P. Michele Papaluca, della Rete Mondiale di Preghiera del Papa

Nel marzo del 2018 Papa Francesco ha istituito la Rete Nazionale della Preghiera come opera pontificia, con annessi statuti. La Rete si è rapidamente diffusa in oltre 80 paesi generando anche un corrispettivo movimento giovanile (il MEG). Scopo della Rete è mobilitare tutti i cristiani in una preghiera comune, al fine di evangelizzare e creare un movimento cattolico di preghiera con risonanza mondiale, per superare le sfide dell’umanità alla luce del Vangelo.

Questa iniziativa di Papa Francesco prosegue e dona nuovo slancio all’operato dell’antico Apostolato della Preghiera fondato nel 1884 per volontà di un sacerdote gesuita, che, durante la meditazione per la festa di san Francesco Saverio, ebbe l’intuizione di creare una rete di preghiera, inizialmente tra i giovani. L’Apostolato della preghiera, così come pensato dal padre gesuita, ebbe larga diffusione e arrivò nell’800 anche a Ischia, introdotto dal venerabile don Giuseppe Morgera, grazie all’opera del quale ha potuto arrivare anche ai nostri giorni.

Oggi, il rinnovamento operato da Papa Francesco attraverso la Rete di Preghiera si è radicato anche ad Ischia. Da circa un anno, infatti, si sta sviluppando un percorso di formazione a opera dei padri gesuiti, che inserirà anche la nostra isola nella rete mondiale di preghiera voluta da Papa Francesco. In questa prospettiva si sono sviluppati tre pomeriggi di meditazione – esercizi spirituali -, conclusi tutti con la celebrazione eucaristica, dal 17 al 19 febbraio scorso presso la sala del Convento dei Frati Minori di Ischia, durante i quali un nutrito gruppo di persone si è lasciato guidare da padre Roberto e padre Michele, accompagnati da don Gino Ballirano, in un percorso di preghiera nuovo e coinvolgente.

Pubblichiamo l’intervista a padre Renato e a padre Michele che don Gino ha realizzato al termine dei tre giorni, per comprendere meglio scopo e portata di questo evento, e alcune testimonianze dei partecipanti.

Don Gino: Padre Renato, che cos’è la Rete Mondiale di Preghiera del Papa?

P. Renato: È un’Opera Pontificia, con un Ufficio Internazionale, con sede nella Curia Generalizia dei Gesuiti, Opera affidata alla Compagnia dei Gesuiti, dove il Papa, che è attore e promotore principale, lascia le 12 intenzioni di preghiera, intenzioni che sono l’anima della Rete. Grazie a tali intenzioni si costituiscono in varie parti del mondo delle Reti, che sono in comunicazione tra loro, con centri di preghiera, per sostenere le intenzioni mensili del Papa. Storicamente questa Rete è stata fondata nell’800 da un padre gesuita con approvazione del Papa, ed era chiamata “Apostolato della Preghiera”. Essa è giunta fino a noi ed oggi è nota come Rete Mondiale di Preghiera del Papa. Il fondamento è la spiritualità del Sacro Cuore di Gesù. Coloro che aderiscono a questa Rete si formano attraverso un “cammino del cuore”, un cammino di preghiera e conoscenza del Vangelo, del messaggio e dei sentimenti di Cristo. Attraverso il pregare insieme si crea una rete che si trasforma in comunità.

D.: Padre Renato, stai girando in tutta Italia per incontrare le varie comunità della Rete Mondiale, che esperienza hai avuto, cosa hai trovato?

P. Renato: La cosa più bella è l’incontro con tante persone che vivono una vita assolutamente ordinaria, persone che non amano mettersi in mostra, la cui vita è spesso segnata dal dolore, dalla malattia, dalla solitudine, dalla vedovanza, ma tutti con una grande voglia di contribuire a realizzare la missione della Chiesa secondo quanto è nelle intenzioni del Papa. C’è una dimensione molto intima, ma nello stesso tempo un grande senso di appartenenza alla Rete che conferisce alla Rete un largo respiro ecclesiale e universale, anche grazie al contributo costante del Papa, che raggiunge tutti anche con la pubblicazione di video. È un sistema che, mese dopo mese, si arricchisce con il contributo costante del Papa.

D.: Sei venuto ad Ischia per gli Esercizi spirituali, qui c’è un’antica tradizione dell’Apostolato della Preghiera che risale anche al periodo precedente la nascita della Rete, cosa hai trovato, che esperienza porti con te? Che messaggio lasci a noi e quale obiettivo per il futuro?

P. Renato: È stata una esperienza forte, ho trovato un forte senso di comunione con coloro che hanno vissuto la tragedia della frana. È stata una grazia venire proprio qui in questo momento. Sono stati tre giorni di intensa preghiera, vissuti nel raccoglimento e nel silenzio, nella contemplazione e nella condivisione. È una esperienza fruttuosa anche per la Diocesi. È necessario però perseverare e fare in modo che da questo frutto, da questo piccolo seme che abbiamo gettato, per il futuro, si continui a costruire, per tenere in vita questa spiritualità, la quale cura l’interiorità delle persone e del cuore di Gesù. Bisogna continuare a fare proposte, affinché le persone possano aderire e incontrarsi anche fuori dal circuito parrocchiale, per sentirsi sempre come una ‘carovana in cammino’, una famiglia in cammino.

D.: Cosa sono gli esercizi spirituali e cosa ancora oggi hanno da dire all’uomo che cerca Dio nella sua vita?

P. Renato: Gli esercizi spirituali sono un metodo di preghiera proposto da Sant’Ignazio di Loyola, il fondatore della Compagnia di Gesù nel 1500. La tipicità di questo metodo è il silenzio, come abbiamo potuto osservare in questi giorni, ma ci sono anche una serie di consigli che Ignazio ci dona, affinché il Signore possa agire direttamente sull’anima dell’esercitante. Alla dimensione del silenzio si associa infatti il colloquio personale con il Signore, cosa che consente a chi partecipa agli esercizi spirituali di incontrare il Signore da vicino, ricevendone parole personalmente dirette a lui, per vivere da protagonista il suo cammino spirituale. Con questo metodo non ci si ferma alla semplice pratica esteriore, alla devozione abitudinaria, ma si arriva ad una modalità diversa di incontrare il Signore Gesù e le sue parole nel Vangelo.

D.: Grazie a padre Renato per il suo contributo. Mi rivolgo ora a Padre Michele, che è assistente del MEG Campania, il Movimento Eucaristico Giovanile. Padre Michele, che cos’è il MEG?

Padre Michele: È un movimento che è il ramo giovanile di quello che una volta era l’Apostolato della Preghiera, che oggi si è trasformato nelle Rete Mondiale di Preghiera del Papa. Anche il MEG presenta una spiritualità fortemente legata a quella del Sacro Cuore di Gesù, e per questo eucaristica. L’idea è quella di accompagnare i ragazzi nella crescita personale attraverso quello che noi chiamiamo “Il progetto uomo eucaristico”, un progetto che prevede un accompagnamento dei ragazzi a guardare a Gesù come uomo della relazione, dell’ascolto, della comunione e della testimonianza, per preparare i giovani a quello che noi chiamiamo “l’invio”, attraverso una preparazione dei ragazzi di tipo evangelico, critica e libera. Attraverso il discernimento ignaziano essi possono decider poi di aderire ad un ambito di servizio nella Chiesa e per la Chiesa, nel mondo e per il mondo.

D.: Ormai vieni a Ischia da diverso tempo, stai cercando di formare alcune persone, animatori, al Movimento Eucaristico Giovanile e alcuni hanno già partecipato ad un incontro che si è tenuto di recente a Posillipo. Quale è l’esperienza che ti porti di Ischia e di queste persone che stai formando, ormai già da più di un anno?

Padre Michele: Molte cose. Partendo dal grande desiderio di incontrare e conoscere sempre meglio il Signore, dal desiderio di vivere la fede in comunità, dalla voglia di condividere questa fede non solo con la Chiesa, ma con tutte le persone che si incontrano, c’è a Ischia una grande generosità che ritrovo ogni volta che vengo. Uno degli aspetti più belli è stato per me la passione e la voglia e l’accoglienza anche da parte tua, don Gino, che hai rappresentato la sintesi di tutto il Movimento che si è riunito negli esercizi spirituali di questi giorni. Le persone che si stanno formando per il MEG rientrano in questa dinamica di generosità e desiderio, di voglia di essere testimoni del Vangelo del Signore anche qui sull’isola.

D.: Nel periodo post natalizio, hai portato conforto umano e spirituale alle persone, hai sentito da subito il desiderio di venire qui per collaborare in un momento difficile. Cosa ti ha spinto a farlo e cosa ti porti di questa esperienza così drammatica e dolorosa che abbiamo vissuto sulla nostra isola?

Padre Michele: Ciò che mi ha spinto è il legame che subito si è creato con te e con la comunità di Casamicciola e i legami di amicizia che vanno anche aldilà della fede e il desiderio di servire in un momento in cui sentivo che c’era bisogno anche di una mano da parte mia. Ho vissuto in quel periodo l’esperienza di una grande umanità e una grande fede che qui sull’isola si è manifestata nella tragedia. Ho avuto occasione di parlare con i familiari delle vittime, in particolare con alcuni genitori, e ho visto una fede granitica, non scontata in un momento tanto doloroso. Ho conosciuto persone semplici, ma forti nella fede.

D.: Di questi ultimi esercizi spirituali cosa ti porti nel cuore?Padre Michele: Il grande clima di preghiera innanzitutto, poi ho visto come lo Spirito agisca là dove la gente si apre e come ancora oggi gli esercizi siano uno strumento formidabile di evangelizzazione.

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