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Apriamo il cuore a Cristo!

Per l’inizio dell’anno accademico 2022-2023 presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale sezione s. Tommaso in Napoli, martedì 27 settembre è stata celebrata una sentita e partecipata Santa Messa. Ha presieduto la Celebrazione il vice preside prof. Francesco Asti che nell’Omelia ha parlato di accoglienza.

“Nel villaggio di Samaritani, che si trova lungo la strada per Gerusalemme, Gesù non viene accolto e davanti a questo gli apostoli vorrebbero rispondere con la violenza: “che scenda un fulmine”.  Ma Gesù li rimprovera: alla mancanza di accoglienza NON si può rispondere con la violenza. Quante volte nella nostra vita abbiamo avuto le porte chiuse, sbarrate. E l’atteggiamento del cristiano, così come ce lo insegna Gesù, è di una profondità enorme, perché dinnanzi a una porta chiusa il nostro cuore deve essere aperto. Non si può dinnanzi a una situazione difficile rispondere con altrettanta veemenza, con altrettanta forza, dimenticando che il precetto dell’amore implica anche coloro che ci chiudono le porte.

S. Vincenzo de Paoli, dinnanzi alle porte chiuse, dinnanzi a una società difficile da gestire come la Francia del ‘600, apre il suo cuore ai poveri, a coloro che erano disagiati. Un uomo che ha creduto fortemente che dinnanzi anche ai più piccoli, a quelli ai margini della società doveva fare qualche cosa: portare Cristo ai poveri, annunciare ai poveri la lieta notizia. Ecco allora che non ha paura di andare anche contro le situazioni dell’epoca, contro un potere religioso e civile che bloccava questo suo slancio per i poveri. Ha lottato evidentemente tutta la sua vita e questa sua idea di essere vicino ai poveri, che è poi il Vangelo, viene poi trasmesso ai suoi discepoli, alle suore che iniziano a visitare i luoghi più malfamati di Parigi. Perché viene scelto come confessore dei seminari? Perché quest’uomo vive una profonda vita cristica: è tutto formato su Cristo.

Si va ai poveri non per filantropia. Si va ai poveri perché è Cristo che chiama in quei luoghi. Che il Signore voglia anche da noi questo.  Che in tutte le difficoltà possiamo sempre vedere Cristo. Che in quelle porte chiuse, è Cristo che bussa, vuole aprire e vuole entrare”.

Il prof. Asti ci ha dunque ricordato Andrea, il giovane seminarista morto qualche settimana fa. 

Andrea – ci ha detto don Francesco – è stato ed è modello di vita cristiana in cui la bontà, la sincerità e l’affettuosità erano evidenti sia in seminario che in facoltà. Noi celebriamo la Messa per lui perché ogni qual volta noi abbiamo incontrato un ammalato, un sofferente, noi abbiamo incontrato Cristo.

Il prof. Luigi Santopaolo ha indirizzato questa lettera ad Andrea sul proprio profilo di Facebook.

Aula 2, prima fila, primo posto sulla sinistra, testa lucida e un ampio sorriso! Il mio Andrea!

Andrea, sorriso di Dio, ha lasciato il porto e ha preso il mare, entrando ad occhi aperti nella vita che non tramonta. Andrea, tutto amore, in silenzio ha preso la via dei santi, incamminandosi verso quel Signore per cui aveva lasciato tutto.

Andrea, Chiesa bella, che seguiva le lezioni finanche da un letto d’ospedale mentre faceva la chemio, gridando da un computer: “Professore, io ci sono!”.

E che esame, Andrea! Piangevamo insieme! Quanto mi hai reso fiero! Che onore essere tuo insegnante…eppure ho imparato da te più di quanto non ti abbia insegnato.

Andrea, studente, amico, fratello, quanto mi mancherà quel tuo esserci, quella tua presenza discreta! Ti direi che non vale la pena vivere in un mondo senza di te, ma, come sempre, per il mio dolore c’è il conforto delicato delle tue parole. In questo nostro ultimo scambio di messaggi, come sempre, sei stato tu a consolare me:

– Le voglio bene e più volte ho pregato il Signore di dare a me questa croce e liberare lei, un mio studente amatissimo. Ma pare sia sordo alla mia preghiera.

– Ma come farei a diventare santo se il Signore me ne privasse del tutto?! Ricomincerei a vivere con superficialità, ad abituarmi alla normalità, senza più stupirmi di nulla. Se questa croce può contribuire a rendere più umano e carnale il mio cuore di pietra, nonostante i dolori atroci che mi procura, la accetto, la abbraccio.

Non vedo l’ora di risorgere per poterti riabbracciare. E tu aspettami sulla porta del cielo, non entrare senza di me. Quando arriverò, di’: “Professore, io ci sono”. Solo allora saprò che quel cielo è paradiso.

di Angela Di Scala

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