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Riti e preghiere alla novena di S. Antonio

Parrocchia Sant’Antonio Abate – Ischia

“Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore. Ci vogliono i riti”. “Che cos’è un rito?” “È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore.” (Antoine de Saint Exupéry). Sì, ci vogliono i riti!

Essi regolano la vita quotidiana dei singoli e della comunità ed educano il cuore perché sia fedele a Dio nelle piccole cose, nella ferialità. Sorretti da questa consapevolezza, nonostante l’imperversare della pandemia e le limitazioni per contenerne la diffusione, dall’ 8 al 17 Gennaio, la chiesa di Sant’Antuono, parata a festa, è stata anche quest’anno centro di memoria, d’irradiazione e diffusione del culto e della devozione verso il padre del monachesimo, Sant’Antonio Abate.

Il novenario liturgicamente ha presentata una ricca articolazione: ogni giorno, due celebrazioni eucaristiche hanno consentito ai fedeli di partecipare al Santo Sacrificio. A sera, la preghiera del Santo Rosario e la recita della Coroncina al Santo hanno permesso ai presenti di acquisire una maggiore familiarità con la sua storia. Durante l’adorazione, che precedeva la benedizione eucaristica, si è pregato per alcune intenzioni particolari: giovani, bambini, famiglie, anziani, malati…tutti sono stati presentati per intercessione di Maria e di Sant’Antuono a Gesù presente sacramentalmente nella S.S. Eucarestia.

La Messa serale – animata a turno dai vari cori parrocchiali e dalla corale “Francesco Iacono”- è stata curata di volta in volta dai membri di un territorio della parrocchia con la proclamazione delle letture, con la lettura delle preghiere dei fedeli e con la presentazione dei doni per l’offertorio che sono stati devoluti alla Caritas parrocchiale. Inoltre, ogni sera vi è stato un ricordo particolare nella preghiera per i fedeli vivi e defunti di un determinato territorio.

Abbiamo mosso i primi passi del novenario nella festa del Battesimo di Gesù, che ci ha offerto la possibilità di riflettere sull’inizio della vita pubblica di Gesù, sull’inizio della nostra esperienza di fede e sull’inizio della vocazione di Antonio Abate partecipando semplicemente alla Messa: Allora Antonio, come se il racconto della vita dei santi gli fosse stato presentato dalla Provvidenza e quelle parole fossero state lette proprio per lui, uscì subito dalla chiesa, diede in dono agli abitanti del paese le proprietà che aveva ereditato dalla sua famiglia – possedeva infatti trecento campi molto fertili e ameni – perché non fossero motivo di affanno per sé e per la sorella. Vendette anche tutti i beni mobili e distribuì ai poveri la forte somma di denaro ricavata, riservandone solo una piccola parte per la sorella.

Ebbene, S. Antonio è santo perché nella sua lunga vita ha preso sul serio la Parola di Dio tanto da viverla alla lettera:noi rimaniamo estasiati davanti alla grandezza della sua fede per la quale ha creduto possibile quello che ai nostri occhi sembra impossibile. Altresì, è arrivato fino alla gloria del cielo perché ha applicata la Parola di Dio non solo a sé, ma anche alla sua Chiesa amandola con passione, avendo gli occhi ben aperti sui suoi difetti e sui suoi problemi, scoprendo, nella preghiera, e svolgendo con spirito di servizio il ruolo che aveva in essa. Siamo stati tutti esortati dal nostro Santo ad aprici all’azione dello Spirito Santo, che trasforma la nostra vita, per essere anche noi come tessere del grande mosaico di santità che Dio va creando nella storia.

Abbiamo sentito riecheggiare nel nostro cuore le parole di Papa Benedetto: Non abbiate paura di tendere verso l’alto, verso le altezze di Dio; non abbiate paura che Dio vi chieda troppo, ma lasciatevi guidare in ogni azione quotidiana dalla sua Parola, anche se vi sentite poveri, inadeguati, peccatori: sarà Lui a trasformarci secondo il suo amore.

Nel pomeriggio di sabato 15 si è svolta la tradizionale benedizione degli animali. Sebbene non ci sia stata la folla degli altri anni, il momento di preghiera ha conservato tuttavia il suo fascino. A conclusione della Messa vespertina di domenica 16 la benedizione del fuoco, segno dell’Amore che purifica, che riscalda, che distrugge le colpe ed illumina il cammino e le opere buone che fecondano il singolo e la comunità in una osmosi umana e spirituale. Il dies natalis del Santo ha visto susseguirsi la celebrazione delle Sante Messe presiedute, oltre che dal parroco, dai sacerdoti originari della nostra contrada. L’ultima della giornata ha visto la presenza del Vescovo.

L’intero itinerario, come da tradizione, trova il suo naturale epilogo nelle giornate delle Sante Quarantore dal 20 al 23 gennaio. Tale scansione del calendario dimostra plasticamente che la devozione ai Santi conduce i credenti a Cristo.

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