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L’amore sponsale in Cristo

Riprendendo la riflessione sulla figura di San Giuseppe, Papa Francesco mette in evidenza la difficoltà del santo di dover discernere su cosa fosse meglio fare quando scoprì che la sua promessa sposa era incinta: «Il Vangelo dice che Giuseppe era “giusto” proprio perché sottomesso alla legge come ogni uomo pio israelita. Ma dentro di lui l’amore per Maria e la fiducia che ha in lei gli suggeriscono un modo che salvi l’osservanza della legge e l’onore della sposa: decide di darle l’atto di ripudio in segreto, senza clamore, senza sottoporla all’umiliazione pubblica. Sceglie la via della riservatezza, senza processo e rivalsa.

Ma quanta santità in Giuseppe! … Ma aggiunge subito l’evangelista Matteo: «Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 

Ella partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”». Interviene nel discernimento di Giuseppe la voce di Dio che, attraverso un sogno, gli svela un significato più grande della sua stessa giustizia. E quanto è importante per ciascuno di noi coltivare una vita giusta e allo stesso tempo sentirci sempre bisognosi dell’aiuto di Dio! … Tante volte ci sentiamo prigionieri di quello che ci è accaduto: “Ma guarda cosa mi è successo!” e noi rimaniamo prigionieri di quella cosa brutta che ci è accaduta; ma proprio davanti ad alcune circostanze della vita, che ci appaiono inizialmente drammatiche, si nasconde una Provvidenza che con il tempo prende forma e illumina di significato anche il dolore che ci ha colpiti.  …  I fidanzati cristiani sono chiamati a testimoniare un amore così, che abbia il coraggio di passare dalle logiche dell’innamoramento a quelle dell’amore maturo. E questa è una scelta esigente, che invece di imprigionare la vita, può fortificare l’amore perché sia durevole di fronte alle prove del tempo. L’amore di una coppia va avanti nella vita e matura ogni giorno».

Ai tempi di San Francesco d’Assisi la prima coppia di sposi che volle fondare l’Ordine francescano dei fratelli e sorelle della penitenza furono gli sposi Lucchesio e Bonadonna di Poggibonsi, attratti dal carisma del Poverello. “Un giorno, dopo una predica, gli venne incontro un suo vecchio amico di nome Lucchesio, che lo supplicò di poterlo seguire. Francesco commosso ascoltò, poi come ispirato, gli disse: «Accolgo ben volentieri il tuo desiderio, ma ora ritorna in famiglia, fa penitenza e conserva la pace; presto verrò da te a Poggibonsi e ti dirò quello che devi fare». Lucchesio ritornò a Poggibonsi, suo paese natio, dove si dedicò alla penitenza e alle opere di pietà. Rinunciò alla maggior parte dei suoi beni e li distribuì ai poveri.

Ma il suo atteggiamento non era condiviso dalla moglie Bona, che non riusciva ad assuefarsi alle rinunce del marito e gli diceva: «Il digiuno ti ha fatto perdere il cervello». Lucchesio con grande pazienza esortava la moglie alla bontà: «Come sei bona di nome, vedi di essere bona anche nei fatti!». A godere della generosità di Lucchesio erano i poveri, che bussavano generosi alla porta, suscitando la reazione di Bona.

Un giorno i poveri affluirono più numerosi del solito e il pane venne a mancare. Lucchesio, come ispirato, disse alla moglie: «Bona, prendi il pane e distribuiscilo ai poveri!». Inviperita più che mai, Bona gli gridò contro: «Ora sei diventato pazzo sul serio! Sai che la madia è completamente vuota. Pensa un po’ anche a me che ormai non ce la faccio più a continuare questa vita!». Lucchesio non si perdette d’animo e tranquillo ripeté alla moglie: «Bona, ascoltami, apri la madia, la Provvidenza ci aiuta!».

Bona, al colmo dell’ira, aprì sgarbatamente la madia, e … con grande stupore, la vide piena di pane fresco e fragrante. Confusa e con le lacrime agli occhi, abbracciò il marito e gli chiese scusa per la sua incredulità. Da quel giorno la serenità entrò in quella casa”.

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