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Si è svolto domenica 5 dicembre presso l’Episcopio il ritiro del Consiglio Pastorale Diocesano, allargato ai referenti parrocchiali per il Sinodo

Una giornata intensa e impegnativa quella di domenica 5 dicembre scorso, che ha visto la presenza di molti dei componenti del Consiglio Pastorale Diocesano, compreso il Consiglio di Presidenza, e di alcuni dei referenti parrocchiali per il Sinodo, donne e uomini di buona volontà che hanno aderito all’invito di don Pasquale Trani. Una giornata all’insegna della sinodalità, quella sinodalità alla quale ci ha richiamati il Papa all’apertura del Sinodo il 10 ottobre scorso, un incontro studiato e preparato nei dettagli durante gli incontri propedeutici dall’Equipe Diocesana per il Sinodo, sinodalità della quale avevamo avuto un assaggio nei Laboratori Decanali che si sono svolti nella settimana dal 15 al 20 novembre. Lo scopo dell’incontro è stato precipuamente quello di mettere in pratica, di fare una sorta di allenamento a favore di coloro che (i referenti parrocchiali) dovranno poi agire all’interno delle proprie parrocchie per realizzare la sinodalità.

I lavori dei gruppi

L’incontro è cominciato di buon mattino, nella Sala Conferenze dell’Episcopio, con un momento di raccoglimento guidato dal gruppo del Rinnovamento nello Spirito ed è poi proseguito con una introduzione ai lavori a cura di Pina Trani, co-referente diocesana per il Sinodo, insieme a don Pasquale Trani.

Anche qui lo spirito del Sinodo, che intende dare ampio spazio all’azione e ai suggerimenti che vengono da quella che, ormai si può dire, è detta un po’ impropriamente ‘base’, si è fatto largo.

Non don Pasquale, ma la laica Pina Trani ha aperto i lavori con una sua riflessione, nella quale ha ribadito le premesse del Sinodo, cioè le parole che ci ha lasciato Papa Francesco: Comunione, Partecipazione e Missione, e ha sottolineato le premesse programmatiche che lo accompagnano: «La sinodalità scaturisce dai rapporti che costituiscono ciascuna Chiesa locale in se stessa e in relazione alle altre Chiese particolari, il suo contrassegno è la pluralità, la Chiesa veramente sinodale è sinfonica. Sinodalità significa muoversi di concerto, fare ciascuno la propria parte nella comunità e per la comunità». Lasciare la parola ai laici, anche e soprattutto ai non addetti ai lavori, in un movimento circolare di corresponsabilità che – ha proseguito Pina Trani nel suo intervento – si traduce nel gesto del camminare insieme: «È necessario riconoscersi pellegrini, in movimento ciascuno con la propria voce che merita di essere ascoltata e diviene parte attiva, qualsivoglia sia la sua età, il suo sesso o il suo stato di vita».

Camminare e lavorare insieme, imparare ad essere squadra, a sentire il ‘noi’ al posto dell’io, sentire il proprio peso e la propria responsabilità nelle decisioni del cammino pastorale, queste sono le premesse del Sinodo e con queste premesse sono continuati i lavori che hanno visto i partecipanti organizzati in sei gruppi laboratoriali.

Il raggruppamento è avvenuto, secondo quanto deciso dall’Equipe per il Sinodo nelle sedute preparatorie che si sono svolte nelle settimane precedenti a distanza, attraverso la piattaforma Zoom – ma anche in presenza – seguendo lo schema delle ormai note ‘Dieci domande’ che sono il tema centrale del Sinodo, ne dispiegano gli obiettivi a partire dalla domanda fondamentale che Papa Francesco ha gettato come un sasso nell’acqua per smuovere la vitalità un po’ sopita della Chiesa e del popolo di Dio: “Una Chiesa sinodale, che cammina insieme, come annuncia oggi il Vangelo? Come cammina? E come può continuare a camminare e a crescere?”.

Per poter rispondere a questa domanda la Segreteria Generale Vaticana per il Sinodo ha pubblicato, come vi abbiamo ampiamente raccontato nei numeri precedenti del Kaire, due documenti (il Documento preparatorio e il Vademecum) che sono manuali per comprendere gli obiettivi da raggiungere e per suggerire piste da percorrere, proposte, domande da porre e da porsi, attraverso le quali tutta la Chiesa deve interrogare e interrogarsi sullo ‘stato dell’arte’ del proprio cammino.

E quindi intorno a tali domande o nuclei fondamentali hanno lavorato i sei gruppi, dislocati nelle diverse sale dell’Episcopio, in un clima sereno e di grande partecipazione, dove i componenti, chi con un pizzico di timore, chi con un po’ di ansia e chi con emozione, ma sicuramente tutti animati da entusiasmo, hanno cominciato il loro viaggio nel Sinodo. Ad ogni gruppo, guidato da uno o due mediatori, è stato assegnato un tema seguendo esattamente le domande proposte dai documenti sinodali, secondo questo schema:

Laboratorio 1 “Compagni di viaggio” e “Formarci alla sinodalità”;

Laboratorio 2 “Ascoltare e Parlare chiaro”;

Laboratorio 3 “Celebrazione”;

Laboratorio 4 “Responsabilità condivisa e dialogo nella Chiesa”;

Laboratorio 5 “Ecumenismo”;

Laboratorio 6 “Autorità, partecipazione e discernimento”.

Stare insieme in un clima sereno, parlare apertamente, riflettere sulle tematiche assegnate in relazione al proprio vissuto sinodale nelle proprie realtà parrocchiali, ma anche nella propria vita, privata o lavorativa, chiedersi, seguendo le tematiche assegnate, ma anche andando oltre liberamente, come poter essere soggetto attivo di una Chiesa che deve proseguire il proprio cammino evolvendosi e migliorando, è il vero stile del Sinodo, che si è senza dubbio materializzato nei lavori dei laboratori domenica scorsa.

Se i gruppi avevano diverse tematiche da trattare, c’era però una competenza trasversale che accomunava tutti i gruppi e che doveva essere esercitata e sviluppata:  la capacità di ascoltare, l’ascolto è senza dubbio il comune denominatore di tutti i lavori dei laboratori che sono proseguiti, dopo la pausa pranzo, anche nel primo pomeriggio, fino alle 16:00, per un momento di riflessione in plenaria nella Sala Conferenze, dove è avvenuto il collegamento attraverso la piattaforma Zoom con il Vescovo Gennaro, il quale, con la pazienza che ormai abbiamo imparato a conoscere, ha ascoltato dalla voce dei moderatori le sintesi dei lavori elaborate nei singoli gruppi.

L’intervento del Vescovo Gennaro

Nel suo intervento il Vescovo Gennaro ha posto l’attenzione su alcune parole-chiave che ha ascoltato nelle sintesi a lui presentate.

L’arte di ascoltare

È importante ascoltare, ma anche comunicare con parresia. Riguardo all’ascolto: in una delle ultime assemblee dei Vescovi cui ho partecipato in cui abbiamo sperimentata la fraternità, c’erano dei gruppi sinodali, si è parlato molto e si è ascoltato molto: le esperienze di ognuno, da cui sono emerse le cose in comune. L’ascolto è un’arte che si apprende, appunto, ascoltando, e bisogna avere umiltà per imparare a farlo. L’esperienza dell’ascolto reciproco è importante momento anche di condivisione. Ma l’ascolto prevede anche l’accoglienza.

Nel discorso fatto nel suo recente viaggio ad Atene il Papa ha ben descritto ciò che deve animare chi ascolta ed accoglie: è richiesto lo stile dell’ospitalità, un cuore animato dal desiderio di creare comunione tra le differenze umane, culturali e religiose, la sfida è la passione per l’insieme, per il lavoro insieme e la collaborazione. La prima esperienza che facciamo è dentro la Chiesa. Paolo VI in una sua enciclica parlava del dialogo come una figura a cerchi concentrici, che si allarga fino ad arrivare a tutti. Ed è questo che ci è chiesto dal Papa in questo ascolto del cammino sinodale. È bello anche sognare insieme e coltivare una mistica della fraternità.

Partecipazione

Comunione, partecipazione e missione sono parole importanti introdotte da Sinodo. Per Papa Francesco la parola da sottolineare di più è partecipazione. Se vogliamo trovare un motivo per noi, per agire, quello è il Battesimo. C’è un mandato poi specifico, ma il Battesimo è il primo legante, ci fa tutti uniti e con pari in dignità. La Chiesa in uscita oggi è possibile solo nel momento in cui ogni battezzato prende consapevolezza che è chiamato a vivere fino in fondo il mandato missionario che viene dal Battesimo.

Camminare insieme

Anche i Consigli Pastorali dovrebbero essere per elezione i luoghi dove l’esperienza della sinodalità viene messa in pratica, secondo il proprio carisma. E questo deve avvenire secondo quanto è emerso dal Concilio Vaticano II, che ha eliminato l’idea di una Chiesa piramidale al cui vertice si trova il clero infallibile, Papa Francesco ha ribaltato l’immagine della piramide, ma è riuscito ad andare anche oltre, eliminando l’immagine della piramide e ricorrendo all’immagine del cerchio, dove tutti sono equidistanti dal centro.

È necessario essere corresponsabili più che collaboratori, secondo un mandato che viene da Dio, poiché siamo popolo santo di Dio. Ed è anche importante avere luoghi di incontro tra laici e sacerdoti per confrontarsi.

La giornata si è infine conclusa con la celebrazione eucaristica, preparata con semplicità nella Sala Conferenze e celebrata da don Agostino Iovene.

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Pubblichiamo alcune delle sintesi presentate al Vescovo Gennaro al termine dei lavori dei laboratori.

Laboratorio n.1

Compagni di viaggio, formarsi nella sinodalità

Il nostro laboratorio si è occupato delle domande 1 e 10 del documento preparatorio del Sinodo.

All’interno del gruppo c’erano rappresentanti delle parrocchie e dei cammini.

L’ascolto delle testimonianze e delle esperienze è stato già un momento di forte incontro anche perché seguendo lo stile consigliato dai formatori si è dato lo spazio necessario ad ognuno senza dibattito o polemica. Ogni rappresentante ha evidenziato che nella propria parrocchia ci si ritrova per l’ascolto e lo studio della Parola e si cerca di camminare insieme con le altre realtà ma che spesso pregiudizi o incomprensioni frenano questo processo. Tutti sono concordi nel pensare che il camminare insieme si può attuare solo attraverso un confronto periodico e costruttivo tra tutte le realtà (Cammini, Rinnovamento, Caritas, Catechismo) della parrocchia coadiuvate e coordinate dal parroco. Coloro che sono lontani non riescono a riconoscere in noi la bellezza del Vangelo, non siamo credibili perché il nostro modo di vivere è spesso in contraddizione … vi riconosceranno da come vi amerete…..

Si è poi passati a una analisi dei termini ‘lontani, individui ai margini ‘ persone che non si sentono attratte dalla Chiesa o che non riescono a sentirsi più degni (per esempio i divorziati o i conviventi). Sono proprio questi fratelli quelli con cui camminare per ritessere fratture e ricomporre relazioni. Tutti siamo stati concordi nel dire che bisogna favorire i carismi che ogni realtà possiede e che lo Spirito suscita in ognuno. (“non cercavo Dio, è lui che mi ha trovato” qualcuno ha detto). Si è passati alle domande relative al formarsi alla sinodalità. Dopo un’approfondita analisi con l’ausilio del testo prodotto si è evidenziata la necessità di una formazione specifica per adulti che non dia solo contenuti ma che coinvolga la persona tutta, che sia esperienza di vita e che colleghi laici, popolo di Dio, con il mondo anche attraverso esperienze comuni con associazioni e enti che operano nella società civile.

 Laboratorio n.2

Ascoltare e parlare chiaro

Questo gruppo aveva come tema proprio quell’abilità trasversale a tutte le tematiche attraverso le quali il Sinodo si vuole sviluppare. I partecipanti sono stai invitati ad ascoltarsi reciprocamente, in un clima di fiducia reciproca, che ha permesso di sperimentare la comunione. Lo schema utilizzato, quello che ci è stato insegnato nei Laboratori decanali condotti da Roberto Mauri: meditare su se stessi, ascoltare l’altro in silenzio, lasciar risuonare l’esperienza dell’altro in noi stessi, è stata efficace. Gli strumenti adottati ci hanno permesso di articolare in modo organico e proficuo le diverse esperienze. Al di là dello schema è venuto però fuori anche che le persone hanno bisogno di esprimersi e questo contesto laboratoriale è stato ideale. L’ascolto è una fonte che genera a sua volta capacità di ascoltare e quindi genera condivisione. Sono venuti a galla tanti temi, in particolare la necessità di avere un ascolto attento in tanti contesti diversi, per esempio la famiglia, la parrocchia, il contesto lavorativo, poiché, è stato sottolineato da molti, la vera Chiesa è fuori. Questa esperienza è stata davvero formativa, è stata percepita come un vero momento di condivisione e un modello virtuoso che purtroppo non è sempre applicato nei contesti parrocchiali. A tal proposito è emersa la necessità di coinvolgere in questo tipo di esperienza anche i sacerdoti.

Laboratorio n. 4

Condividere la responsabilità, dialogare nella Chiesa e nella società

Le parole chiave sulle quali ci siamo soffermati sono state:

Uscire-Annunciare-Abitare-Educare-Missione

La Dottrina Sociale della Chiesa ha come compito principale l’evangelizzazione, perché pone in relazione la persona umana e la società con la luce del Vangelo.

La Pastorale sociale è espressione di una Chiesa che abita come comunità un territorio, con le sue dinamiche anche conflittuali e sa farsi carico del vissuto personale e sociale, comunicando il Vangelo anche in modo nuovo, mediante i moderni mezzi digitali, rendendo concreta la sua forza.

Alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa, siamo chiamati all’ascolto sapienziale del territorio, inteso come realtà sociale fatta dalle persone e dalle loro molteplici dimensioni e relazioni e considerato come luogo teologico.

Tale impegno si concretizza in alcune specifiche linee di azione:

-formazione all’impegno sociale-politico e di cittadinanza attiva;

-accompagnamento di persone-comunità-associazioni-cooperative;

-proposte alle altre istituzioni per mettere in campo strategie su questioni di fondo urgenti connesse alla dottrina sociale;

-Promozione di iniziative giovanili (Vedi Progetto Policoro) e opere segno nel territorio.

In ultima analisi il nostro impegno è quello di alimentare nella società i Semi di Vangelo, ossia i segni della presenza di Dio tra noi e nel mondo.

La Chiesa che intendiamo rappresentare non è interessata a porre il proprio marchio su idee e iniziative, difendendo spazi di potere, prestigio o monopoli, ma vuole piuttosto innescare processi virtuosi, creare spazi di discontinuità bandendo tutti i fenomeni di desocializzazione e di degrado ambientale, illegalità, corruzione e degenerazione istituzionale.

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